I cacciatorpediniere lanciamissili Vice-Admiral Kulakov e Severomorsk hanno preso parte a un’esercitazione nel Mare di Barents, simulando l’intercettazione di sottomarini a propulsione nucleare.
Quarant’anni di servizio
Due cacciatorpediniere di classe Udaloj della Flotta del Nord hanno preso parte, all’inizio della settimana, a un’esercitazione antisommergibile nel Mare di Barents. Le unità coinvolte, il Vice-Admiral Kulakov e il Severomorsk, entrate in servizio nel corso degli anni Ottanta, hanno simulato l’individuazione e l’attacco di sottomarini nucleari nemici con il supporto di un elicottero Ka-27.

Le manovre, definite “pianificate” dal Ministero della Difesa russo, hanno visto l’impiego di siluri senza testata e di bombe di profondità. Come spesso accade in questi casi, le autorità russe hanno chiuso l’area alla navigazione e al traffico aereo per l’intera durata dell’attività. È interessante anche notare che, a esercitazione conclusa, i residui degli esplosivi utilizzati sono stati recuperati dal fondale da un’imbarcazione specializzata.
La presenza di entrambe le unità, due tra le più “anziane” tra quelle a oggi in servizio tra le fila dell’intera Marina Militare russa, dimostra la volontà – o, forse, più la necessità – di mantenere operative anche le imbarcazioni più datate, integrandole in scenari di addestramento complessi nonostante gli ovvi limiti tecnologici.
Nate per scovare i sottomarini
I cacciatorpediniere lanciamissili – anche se, secondo la definizione ufficiale russa, si tratterebbe di frigaty, fregate – appartenenti alla classe Udaloy sono infatti specificamente concepiti per la guerra antisommergibile, nonostante la loro dotazione ormai non rifletta più gli standard delle unità di ultima generazione. Proprio il Severomorsk, infatti, ha trascorso circa un anno e mezzo in cantiere per una revisione strutturale e per l’ammodernamento dei principali sistemi di bordo, al punto che, secondo alcune indiscrezioni circolate in ambito navale, era stata ipotizzata una sua possibile promozione a nave ammiraglia della Flotta del Baltico.

Da un lato, quindi, la Marina russa fatica a introdurre nuovi vascelli in tempi compatibili con le ambizioni del Paese. Dall’altro, per lo meno, dimostra però una certa continuità tecnica nell’impiego e nella manutenzione delle unità sovietiche e in particolare di quelle specializzate in compiti ancora oggi centrali, proprio come la guerra subacquea.
L’integrazione nell’esercitazione di mezzi aerei, la scelta di simulare un conflitto con sottomarini specificamente a propulsione nucleare e persino le attività di recupero dei residuati al termine delle attività suggeriscono infine che lo scopo dell’esercitazione non fosse soltanto quello di mantenere la prontezza tattica, ma anche di verificare l’efficienza operativa di navi e mezzi obsoleti, impiegati in scenari realistici a ridosso del perimetro NATO.
Tommaso Bontempi