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La cooperazione russo-indiana e il ruolo degli Stati Uniti

Foto: The Arctic Century

Esperti russi e indiani si sono riuniti a Mosca per analizzare il ruolo del “fattore americano” nella cooperazione artica tra Russia e India.

Il fattore americano

Il 24 settembre 2025 si è tenuto a Mosca il seminario scientifico The American Factor in Russia-India Relations in the Arctic, organizzato da The Arctic Century insieme all’Arctic Centre dell’Università di Petrozavodsk (PetrSU), con il sostegno dell’Alexander Gorchakov Public Diplomacy Fund e dell’Istituto di Cina e Asia Contemporanea dell’Accademia Russa delle Scienze. All’incontro hanno preso parte studiosi ed esperti di settore provenienti dalla Russia e dall’estero.

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Foto: The Arctic Century

La discussione ha riguardato le prospettive di un partenariato strategico tra Mosca e Nuova Delhi nelle regioni artiche. Tra le principali conclusioni è emersa la necessità di adottare strumenti più flessibili per rafforzare la cooperazione bilaterale, tenendo conto delle sanzioni imposte da Washington contro la Russia.

Secondo Ekaterina Serova, vicedirettrice dell’Arctic Centre di PetrSU e coordinatrice dell’evento per The Arctic Century, l’obiettivo del seminario era chiaro: «Vogliamo analizzare le potenzialità della cooperazione russo-indiana nell’Artico alla luce della situazione attuale».

«Partiamo dal presupposto che le politiche degli Stati Uniti e dei loro alleati rappresentino il principale ostacolo esterno alla cooperazione nella regione», ha dichiarato Serova.

Artico, un interesse crescente

Nel corso della sessione plenaria, Alexej Kuprijanov, direttore del Centro per la regione indo-pacifica presso l’Istituto Primakov di Economia Mondiale e Relazioni Internazionali (IMEMO), ha sottolineato il cambiamento della posizione indiana nell’Artico: «Prima del 2022, la comunità accademica e imprenditoriale indiana non mostrava alcun reale interesse per la regione. La situazione è mutata, ma il problema delle sanzioni rimane. Negli ultimi tempi, tuttavia, l’India ha manifestato una crescente volontà di rafforzare la propria presenza attiva».

Natal’ja Cvetkova, direttrice ad interim dell’Istituto per gli Studi su Stati Uniti e Canada dell’Accademia Russa delle Scienze, ha definito l’approccio americano nei confronti di Nuova Delhi come una strategia di “equilibrio strategico”: «Washington cerca di mantenere l’India nella propria orbita, evitando un suo avvicinamento a Russia e Cina. L’India, a sua volta, gestisce i rischi, senza voler rinunciare ai vantaggi offerti dal rapporto con gli Stati Uniti, ossia accesso a tecnologie e mercati. È una relazione complessa e in bilico».

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Foto: The Arctic Century

Sergej Orlov, vicedirettore esecutivo del Fondo Gorchakov, ha sottolineato il duplice ruolo del fattore americano: «Washington non solo esercita pressioni con le sanzioni, ma propone anche un’alternativa, cercando attivamente di coinvolgere l’India nella propria visione di un “Artico libero e aperto”».

La gabbia delle sanzioni

Le sanzioni americane dunque hanno creato un vero e proprio “soffitto di vetro”, oltre il quale la cooperazione economica russo-indiana nell’Artico non riesce ancora a svilupparsi. In risposta, Mosca e Nuova Delhi puntano su pragmatismo e soluzioni alternative.

Alexandr Sergunin, professore all’Università Statale di San Pietroburgo, ha evidenziato l’importanza di adattarsi alle nuove condizioni: «Se non possiamo avviare grandi progetti economici a causa delle sanzioni, la formula “meno petrolio e gas, più scienza e logistica” diventa attuale. Ci aspettiamo che l’India investa nello sviluppo della Northern Sea Route e partecipi a iniziative scientifiche e innovative».

Valery Konyšev, capo del Dipartimento di Studi Politici Comparati all’Accademia presidenziale di San Pietroburgo, ha richiamato alla cautela: «Quando si parla di Northern Sea Route, bisogna considerare limiti fisici, geografici ed economici. Le secche degli stretti di Novaja Zemlja impongono vincoli al tonnellaggio delle navi. Al momento, la convenienza economica di un traffico merci su larga scala per l’India non è chiara».

Michail Grigor’ev, direttore della società di consulenza GECON e ricercatore senior presso IMEMO, esperto di logistica artica, ha chiarito: «È fondamentale distinguere tra il concetto ristretto di Northern Sea Route e quello più ampio di Corridoio Trans-Artico. La prima è solo la componente marittima, limitata dagli stretti; il secondo è un sistema integrato che unisce porti, ferrovie e oleodotti. Il suo obiettivo principale è l’esportazione di idrocarburi, soprattutto verso l’Asia orientale. I dati lo confermano: in undici anni, solo una nave su 15.000 spedizioni ha raggiunto l’India. Perciò il vero potenziale della cooperazione russo-indiana non sta nel transito, ma nell’aumento delle forniture di petrolio e GNL, specie se in futuro si ridurranno le esportazioni verso l’Europa e il mercato indiano diventerà strategico».

La sicurezza prima di tutto

Il viceammiraglio in congedo Pradeep Chauhan, direttore generale della National Maritime Foundation di Nuova Delhi, ha richiamato l’attenzione sugli aspetti di sicurezza: «L’Artico sta diventando uno spazio in cui si incrociano gli interessi delle grandi Potenze. Per l’India, la priorità è garantire la sicurezza delle rotte marittime e prevenire l’escalation delle tensioni. La cooperazione con la Russia nello scambio di dati sul ghiaccio e nelle operazioni di ricerca e soccorso potrebbe offrire un contributo importante alla stabilità».

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Foto: The Arctic Century

Paul Arthur Berkman, professore al Science Diplomacy Center negli Stati Uniti e partecipante ai dialoghi NATO-Russia dal 2010, ha osservato: «La situazione attuale ricorda gli anni Cinquanta, quando Stati Uniti e URSS, pur divisi, collaborarono in Antartide e nello spazio, riconoscendo che si trattava di una questione di sopravvivenza. Oggi abbiamo un’opportunità simile: usare scienza e diplomazia non solo per gestire i conflitti, ma per costruire interessi comuni. L’Artico, dove rischi immediati e prospettive di lungo periodo si intrecciano, è una piattaforma centrale per questo dialogo».

Uttam Kumar Sinha, senior fellow al Manohar Parrikar Institute for Defence Studies and Analyses e direttore della rivista Strategic Analysis, ha presentato un numero speciale dedicato alle nuove dinamiche artiche. Ha invitato a considerare i rischi geopolitici nella pianificazione dei grandi progetti economici e, parallelamente, a promuovere con più decisione iniziative scientifiche ed educative.

Le opportunità di cooperazione

Bipandeep Sharma, analista del Manohar Institute, ha sottolineato le potenzialità della cantieristica, dello sviluppo delle infrastrutture portuali e della formazione del personale: «L’industria navale russa è sotto pressione per effetto delle sanzioni occidentali. Allo stesso tempo, l’India ha piani ambiziosi per la cantieristica. Le aziende russe, forti dell’esperienza maturata nei porti settentrionali, possono trovare nuove opportunità di collaborazione».

Aanchal Gulati Gumber, anchor senior di DD News, ha richiamato l’attenzione sul valore del soft power e sulla dimensione umanitaria della politica artica: «Parliamo di forza militare ed economica, ma dimentichiamo l’importanza delle relazioni dirette tra le persone, cioè del soft power». Ha aggiunto che i media dovrebbero creare spazi per i giornalisti del Sud globale, così da rendere l’Artico più vicino e comprensibile.

I moderatori della sessione hanno rilevato che, nonostante le difficoltà, il dialogo tra Russia e India sull’Artico resta costruttivo e pragmatico. I partecipanti hanno concordato che, oltre a energia e logistica, occorre rafforzare la cooperazione in campi come scienza, energie rinnovabili, tutela dei popoli indigeni e comunicazione. Questi ambiti potrebbero offrire “risultati rapidi” e consolidare la fiducia reciproca in un contesto di crescente instabilità geopolitica.

Tommaso Bontempi, in collaborazione con Dmitry Tarasov

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Tommaso Bontempi
Dottore in Relazioni Internazionali Comparate, laureato presso l'Università Ca' Foscari di Venezia. Sono appassionato di tutto ciò che riguarda l’Europa orientale, dalla storia alla cultura alle lingue. La mia vita si svolge tra l’Italia e la Russia.

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