ItaliaPoliticaScienza

Verso il Polar Dialogue di Roma 2026

Foto © Osservatorio Artico

Nella splendida cornice del centro congressi Harpa di Reykjavík, Islanda, si è svolto un panel (quasi) tutto italiano organizzato da Osservatorio Artico nel contesto della Arctic Circle Assembly.

Osservatorio Artico all’Arctic Circle Assembly

Al centro congressi Harpa di Reykjavík, l’Italia ha presentato la propria visione artica nella cornice di un panel organizzato da Osservatorio Artico durante la Arctic Circle Assembly. L’incontro, dal titolo Heading to the Rome Forum 2026: Italy’s Role in the Changing Arctic, ha riunito rappresentanti del mondo scientifico, diplomatico e militare: Giuliana Panieri, direttrice dell’Istituto di Scienze Polari del CNR, Agostino Pinna, Inviato Speciale del Ministero degli Esteri e della Cooperazione internazionale, il Contr. Fabrizio Orengo, direttore dell’Istituto Idrografico della Marina e, in rappresentanza dei Paesi nordici, Gunnar Rekvig, professore associato dell’Università artica della Norvegia e ricercatore presso la Sasakawa Peace Foundation.

polar dialogue roma
I relatori del panel. Da sinistra: Marco Dordoni, Alessandro Boero, Gunnar Rekvig, Giuliana Panieri, Fabrizio Orengo e Agostino Pinna.
Foto © Osservatorio Artico

Il panel ha voluto fornire, ancora una volta, una risposta a una domanda ricorrente: perché l’Italia è nell’Artico? Una presenza solo a prima vista insolita, che affonda le proprie radici nella storia delle esplorazioni polari e nella diplomazia scientifica. Per la direttrice dell’ISP-CNR, la scienza resta il punto centrale dell’impegno italiano: competenze sulla criosfera, monitoraggio del cambiamento climatico, raccolta e condivisione di dati sul campo. “La nostra presenza logistica e osservativa, unita alla partecipazione a reti internazionali, ci rende partner affidabili. Attraverso la scienza vogliamo costruire fiducia”, ha spiegato.

Scienza, economia e sicurezza

Il discorso dell’Inviato Speciale per l’Artico Agostino Pinna ha esteso la riflessione dal piano scientifico a quello politico. La partecipazione italiana alla Arctic Circle Assembly con una delegazione numerosa “è la prova del crescente ruolo del Paese nella regione”. Roma – ha ricordato – è tra i fondatori di UE e NATO e continua a credere nel multilateralismo anche in un contesto di crescente frammentazione. L’obiettivo è aggiornare la strategia artica nazionale, “con una visione più ampia di politica estera che tenga insieme stabilità, cooperazione e nuove opportunità economiche”.

Polar dialogue roma
Alla sessione ha partecipato anche il Sottosegretario alla Difesa, Sen. Isabella Rauti. Foto © Osservatorio Artico

Il Polar Dialogue 2026 di Roma, appuntamento di assoluto rilievo nel calendario artico internazionale, dovrà servire proprio a rilanciare un’agenda di cooperazione tra Mediterraneo e Alto Nord, con il coinvolgimento del Ministero dell’Università e della Ricerca.

Dal versante marittimo, il contrammiraglio Fabrizio Orengo ha insistito sull’importanza del contributo della Marina Militare alla conoscenza del Mar Glaciale Artico. “Solo il 27% dei fondali è stato mappato con tecnologie moderne. Le nostre attività di rilievo e analisi della colonna d’acqua sono condivise con partner internazionali”, ha affermato. La creazione di un comitato militare dedicato alle regioni polari segna, secondo Orengo, un passo avanti verso una maggiore capacità di coordinare la ricerca e garantire sicurezza della navigazione in acque sempre più trafficate.

Roma al centro della diplomazia artica

In rappresentanza del MUR é intervenuto Alessandro Boero, che ha reiterato la centralità della ricerca scientifica italiana in artico e le potenzialità per un ruolo sempre più importante nella governance regionale

Polar dialogue roma
Foto © Osservatorio Artico

Nel dibattito è poi intervenuto anche Gunnar Rekvig, che ha sottolineato come la legittimità italiana derivi da una presenza scientifica di lungo corso e da un know-how marittimo riconosciuto. “L’Artico è ormai globale”, ha osservato, “e l’Italia, come altre medie Potenze, può contribuire a bilanciare le tensioni e a mantenere aperto lo spazio della cooperazione”.

Il panel si è chiuso con una riflessione comune: la diplomazia scientifica resta possibile (e deve restare possibile) anche in tempi di crisi. Il Polar Dialogue di Roma sarà il banco di prova di questa ambizione. L’Italia è decisa a trasformare la propria esperienza artica in uno strumento di dialogo e stabilità tra Nord e Sud Europa.

Tommaso Bontempi

Osservatorio Artico © Tutti i diritti riservati

Tommaso Bontempi
Dottore in Relazioni Internazionali Comparate, laureato presso l'Università Ca' Foscari di Venezia. Sono appassionato di tutto ciò che riguarda l’Europa orientale, dalla storia alla cultura alle lingue. La mia vita si svolge tra l’Italia e la Russia.

Lascia un commento

diciassette + 9 =

Vuoi rimanere aggiornato sulle novità dell'Artico?

Entra nella più grande community degli appasionati dell'Artico, unisciti a oltre 2500 iscritti

Grazie per esserti iscritto e benvenuto tra noi!