I numeri e i dati raccolti da Osservatorio Artico come strumento per capire le dinamiche della nuova Rotta Marittima di Nord-Est.
Ritorno al futuro
Il recente viaggio della nave Istanbul Bridge, che ha raggiunto il porto di Felixtowe dopo aver percorso la Northern Sea Route (Rotta Marittima di Nord-Est) in 20 giorni, ha riacceso i riflettori sulla rotta marittima che passa nelle acque territoriali artiche della Russia. Una rotta commerciale difficile e pericolosa per la navigazione, ma resa sempre più possibile dalle condizioni climatiche nell’area artica, che va riscaldandosi di circa 3-4 volte in più rispetto alle latitudini italiane.
Un percorso, quello della Istanbul Bridge, che riporta sui media internazionali il tema di una rotta commerciale che potrebbe togliere traffico e volumi ai porti del Mediterraneo, raggiunti dalla classica rotta a Sud, anche con la parziale chiusura del Canale di Suez. Per fare chiarezza e dare numeri consistenti sugli elevati investimenti della Russia per lo sviluppo della rotta, Osservatorio Artico ha presentato questa mattina al Genova Blue District il suo nuovo dossier tematico “Northern Sea Route, la sfida del Nord: Economia, politica e sviluppo della rotta marittima artica”.

Il dossier, ricco di informazioni e di numeri che raccontano il presente e il futuro della rotta e del conseguente sviluppo della rete logistica russa – in accordo con la forte promozione di partner come la Cina – vuole essere uno strumento di riflessione per il settore portuale e logistico italiano, che guarda con scetticismo e con preoccupazione alla creazione di una rotta marittima in grado di favorire altre zone logistiche, rispetto all’Italia e al Mediterraneo centrale.
La presentazione del dossier
L’evento, a cui hanno partecipato l’Inviato Speciale dell’Italia per l’Artico, Amb. Agostino Pinna, e il Direttore dell’Istituto Idrografico della Marina, Contr. Fabrizio Orengo, ha visto la partecipazione anche di numerosi esperti del settore, e il supporto di Alfa Laval e di Scenario Srl. “Il tema della Northern Sea Route non riguarda solamente una questione economica, perché sappiamo che i numeri dicono che la rotta non è in grado di fare concorrenza ai traffici usuali in questo momento”, ha commentato Leonardo Parigi, Direttore di Osservatorio Artico.
“Il punto è che i 29 miliardi di dollari investiti dalla Russia sullo sviluppo infrastrutturale della rotta, con il rinnovo di porti e di nuove aree logistiche, sarà per il Cremlino un punto di svolta per lo sviluppo complessivo dell’area, e che non verrà certamente abbandonato come progetto. Dove non arriverà il mercato, arriveranno le spinte politiche di Mosca e di Pechino, per creare una solida occasione in più per il traffico mercantile”.
Il dossier, curato dalla redazione di Osservatorio Artico, ospita anche gli interventi di Stefano Messina, Presidente di Assarmatori, del Prof. Lorenzo Schiano di Pepe, della Prof.ssa Fiammetta Borgia, dell’Avv. Lorenzo Pellerano e di Roman Evgen’evič Žilin. Una pubblicazione che mette in risalto non soltanto lo sviluppo russo, ma anche i progetti intermodali europei per la nuova rotta marittima (oggi in stand-by per le ovvie ragioni legate alla politica internazionale), gli investimenti cinesi sulla catena logistica artica e i dati relativi alle nuove unità rompighiaccio in cantiere per aprire ulteriormente la strada alla nuova rotta. Il dossier è acquistabile al link: https://shorturl.at/LiRtA
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