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Il colpo di coda di Trump sull’Artico

Scontro fra Washington e l'opinione pubblica sulla vendita delle aree costiere

A poche settimane dalla fine del suo mandato, arriva il colpo di coda di Trump sull’Artico. Dopo tre anni diventa operativa la legge che prevede la vendita di aree protette per lo sfruttamento di idrocarburi.

Battaglia in Alaska

L’amministrazione Trump sta portando avanti un piano controverso per vendere contratti di locazione per attività estrattive di petrolio e gas nell’Arctic National Wildlife Refuge in Alaska proprio negli ultimi giorni della sua Presidenza.

Giovedì 3 dicembre il Federal Bureau of Land Management ha annunciato il piano federale per la vendita dei contratti, che inizierà il prossimo 6 gennaio 2021. Il piano di vendita delle concessioni nella pianura costiera dell’ANWR avverrà – si legge sul sito del BLM – tramite live streaming.

La decisione di Washington dipende dal Tax Cuts and Jobs Act del 2017, firmato da Donald Trump il 22 dicembre di tre anni fa. Una legge che prevede la vendita di leasing per un minimo di 400.000 acri ciascuno all’interno della riserva artica dell’Alaska.

Un lungo processo di avvicinamento

Il Congresso ci ha indicato di tenere vendite in leasing nella pianura costiera dell’ANWR, e abbiamo fatto un passo significativo nell’annunciare la prima vendita in anticipo rispetto alla scadenza di dicembre 2021 fissata dalla legge“, ha commentato Chad Padgett, Direttore nazionale del BLM Alaska.

“Oil and gas from the Coastal Plain is an important resource for meeting our Nation’s long-term energy demands and will help create jobs and economic opportunities. The law makes oil and gas development one of the purposes of the refuge, clearly directing the Secretary, acting through the Bureau of Land Management, to carry out a competitive leasing program for the potentially energy rich Coastal Plain.”

L’apertura dell’area alle trivellazioni di petrolio e gas è stato a lungo un obiettivo primario della delegazione nazionale dell’Alaska al Congresso degli Stati Uniti. Il 30 marzo 2019 un giudice federale rovesciò il tentativo dell’Amministrazione di aprire vaste aree del Mar Glaciale Artico e dell’Atlantico a nuove piattaforme offshore per l’estrazione di idrocarburi.

Sharon Gleason, la Giudice Distrettuale, lasciava così intatta la decisione della precedente Amministrazione Obama che aveva istituito un blocco a questo genere di investimenti nel Mar di Čukči, nel Mare di Beaufort e in un’ampia fascia di Oceano Atlantico.

La rivolta del mondo ambientalista

Inutile dire che i gruppi ambientalisti e svariate organizzazioni di nativi dell’Alaska si siano subito opposti al programma del BLM. Questo anche per i diretti impatti che avrebbe questa decisione sulle mandrie di caribù della zona, i cui terreni di parto si trovano proprio nella pianura costiera interessata dal futuro sfruttamento.

area alaska trivellazioni
Fonte: BLM

L’area interessata dal programma di vendita si estende su circa 1,5 milioni di acri, nella parte Nord-occidentale dell’ANWR adiacente al Mare di Beaufort. Ma nonostante le preoccupazioni, è difficile capire come potrebbero muoversi all’atto pratico le compagnie petrolifere, visto l’attuale scenario economico.

L’incertezza normativa, le forti opposizioni pubbliche a questi investimenti e un momento storico delicato e pieno di incertezze potrebbero minare alla base il piano di Trump. La pandemia globale ha visto inoltre contrarsi sensibilmente la domanda e i prezzi del greggio, e questo basterebbe già per far desistere colossi energetici che potrebbero vedere questa operazione come una perdita diretta. Senza considerare la probabile strategia opposta dell’Amministrazione Biden, in fase di avvio pochi giorni dopo la vendita delle aree.

Leonardo Parigi

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Leonardo Parigi
the authorLeonardo Parigi
Sono Laureato in Scienze Politiche Internazionali all’Università di Genova e di Pavia. Sono giornalista pubblicista, e collaboro con testate nazionali sui temi di logistica, trasporti, portualità e politica internazionale.

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