La Norvegia sta concentrando sempre di più l’attenzione sulle sfide non convenzionali alla sicurezza, sia sul piano interno sia nei rapporti con la NATO e altri formati di cooperazione europea. L’aumento delle capacità militari viene giustificato con la “minaccia” rappresentata dalla politica russa. Tuttavia, restano aperti alcuni canali di cooperazione tra Oslo e Mosca, le cui fondamenta risalgono all’epoca della Guerra Fredda.
L’escalation continua
L’ultimo mese ha segnato una rinnovata e significativa attenzione della Norvegia verso le tradizionali sfide alla sicurezza. L’8 maggio, Oslo ha pubblicato una nuova strategia di sicurezza nazionale, nella quale si afferma che «la NATO può contrastare la Russia con un fronte unito nell’estremo Nord. La Norvegia avrà un ruolo sempre più rilevante nel facilitare il transito delle forze alleate nelle regioni del Nord Europa e del Mar Baltico». L’introduzione della strategia sottolinea come questa sia stata elaborata sullo sfondo della situazione di sicurezza più grave affrontata dal Paese dalla Seconda Guerra Mondiale.
Il giorno prima della presentazione della strategia, il primo ministro norvegese ha avvertito per la prima volta i cittadini che «devono essere pronti al fatto che la guerra potrebbe colpire anche la Norvegia». Il bilancio nazionale rivisto per il 2025, presentato dal governo a maggio al Parlamento, ribadisce l’impegno di Oslo nel rafforzare la propria difesa.
Il piano prevede un aumento della spesa militare a 172 miliardi di corone norvegesi, pari a circa il 3,3% del PIL nazionale. Inoltre, i contatti con gli Alleati continuano a intensificarsi. L’8 e il 9 maggio si è tenuto in Norvegia un nuovo vertice della Joint Expeditionary Force, durante il quale i paesi nordici hanno riaffermato il loro sostegno a Kiev. Il giorno precedente, i ministri della Difesa dei Paesi nordeuropei si erano riuniti a Rovaniemi nell’ambito di NORDEFCO.

Continua a crescere anche la presenza di strutture NATO in Norvegia. Secondo il Ministero della Difesa norvegese, il nuovo centro congiunto di controllo delle operazioni aeree della NATO nell’Artico sarà temporaneamente ospitato presso la base aerea dell’Aeronautica norvegese nella città di Bodø. Una delegazione dei comitati civili della NATO ha trascorso diversi giorni alle Svalbard per la prima volta in otto anni, suscitando una reazione negativa da parte di Mosca. Inoltre, si è da poco svolta la prima visita ufficiale del nuovo segretario generale della NATO, Mark Rutte, dopo il suo insediamento.
Nel complesso, la presenza di forze congiunte della NATO nel Paese, nell’ambito di diverse esercitazioni, è aumentata in modo significativo. Quest’anno si sono già svolte le manovre “Joint Viking”, che hanno coinvolto oltre 10.000 militari norvegesi e 8.000 provenienti da altri Paesi membri dell’Alleanza. A metà maggio è iniziata un’altra importante esercitazione NATO, “Swift Response”, nella Norvegia settentrionale.
L’equilibrio strategico fra fondamenti e modernità
Nonostante il confronto attuale, la Norvegia vanta una lunga esperienza nella gestione dell’equilibrio tra centri di potere contrapposti. Durante la Guerra Fredda, questo si è tradotto in una politica di autocontrollo ben definita. La cosiddetta “politica di base” è stata elaborata prima ancora della nascita della NATO e ha trovato conferma nella seconda metà del XX secolo. Si tratta di una dottrina politica autoproclamata, non formalmente codificata, non inclusa in trattati vincolanti né riconosciuta come norma di diritto internazionale.
Proprio per questo motivo, è stata oggetto di continui chiarimenti in base al contesto e alle problematiche specifiche del momento. Tale politica comprende il divieto di schierare armi nucleari, di istituire basi militari sotto controllo straniero e di permettere il transito o il dispiegamento permanente di forze armate straniere sul territorio norvegese. A livello ufficiale, tutte queste disposizioni rimangono tuttora in vigore.

Tale continuità è confermata sia nei documenti ufficiali sia nelle dichiarazioni pubbliche. Il “Piano di difesa a lungo termine” — documento chiave del Ministero della Difesa — in ogni sua versione esclude esplicitamente l’introduzione di una “presenza permanente” di forze alleate, riaffermando così l’impegno verso la politica di autocontrollo. Anche l’accordo di cooperazione con gli Stati Uniti in ambito difensivo sottolinea espressamente che le sue disposizioni non modificano i principi della politica di base.
Il primo ministro Støre ha più volte sottolineato che la Russia non rappresenta una minaccia immediata nell’Artico, che un conflitto tra i due Paesi non è uno scenario realistico, e che la «politica di base» resta un pilastro della strategia nazionale di sicurezza. La posizione di Oslo si distingue per un certo grado di cautela e neutralità rispetto alle dichiarazioni più incisive dei paesi vicini, come la Svezia. Sebbene la presenza delle forze alleate sul territorio norvegese sia effettivamente aumentata, seppur in forma limitata, il continuo sostegno ufficiale all’autolimitazione conferma il mantenimento dell’equilibrio strategico norvegese.

Un futuro luminoso?
Inoltre, è opportuno evidenziare separatamente alcune porte aperte che continuano a esistere nelle relazioni tra Russia e Norvegia dopo il febbraio del 2022. In primo luogo, la decisione di proseguire la cooperazione per mantenere in vigore il Trattato del 2010 sulla delimitazione degli spazi marittimi e la collaborazione nel Mare di Barents e nell’Oceano Artico. L’impegno nei confronti del trattato è stato confermato dal ministro Lavrov durante un’«ora parlamentare» nel 2024, sottolineando le numerose valutazioni che ne evidenziano il «carattere positivo» per la Russia.
In secondo luogo, la cooperazione logistica nell’arcipelago delle Svalbard, che prosegue in modo eccezionalmente pacifico. In terzo luogo, l’interazione nel settore della pesca, dove il regime normativo stabilito dai due Stati durante la Guerra Fredda è rimasto in vigore fino a oggi. Va inoltre sottolineato l’impegno di Oslo per riattivare il funzionamento del Consiglio Artico che, seppur parzialmente, ha ottenuto risultati positivi. Riassumendo i risultati della presidenza norvegese, oggi alcuni gruppi di lavoro continuano a operare online con la partecipazione della Russia.
La NATO sta accrescendo la propria influenza nell’Artico, e la Norvegia rappresenta uno strumento chiave nonché un trampolino di lancio strategico per l’Alleanza. Più volte Oslo si è fatta promotrice della creazione di uno spazio di sicurezza scandinavo, e i più recenti documenti ufficiali hanno attribuito alla Russia la responsabilità della crescente militarizzazione della regione artica.
Allo stesso tempo, la Norvegia è stata tradizionalmente percepita come un attore promotore della cooperazione internazionale nell’Artico. Al fine di preservare tale reputazione nel prossimo futuro, Oslo potrebbe mantenere un certo livello di cooperazione con Mosca.
Roman Zhilin
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