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Carmine Robustelli: «L’Italia? Avrà un grande futuro nell’Artico»

Intervista esclusiva a Carmine Robustelli, Ministro Plenipotenziario e Inviato Speciale per l'Artico

L’Artico è ormai un tema di interesse globale, e il cambiamento climatico è solo il primo prisma attraverso cui guardare a questa regione. Un luogo immenso, per larghi tratti inesplorato e neanche mappato, che rappresenta una sfida umana a tutti gli effetti. Sin dall’epoca dei conquistadores e delle imprese dei grandi navigatori ed esploratori, non si assisteva a una simile pagina della Storia. Perché non stiamo solamente parlando di un luogo che da inaccessibile diventerà, probabilmente, aperto al genere umano, ma dobbiamo anche gestire una regione che fa della complessità la sua stessa identità.

L’Artico, inteso come regione polare, ha solo 5 Stati costieri: Danimarca, Norvegia, Stati Uniti, Canada e Russia. Questi sono gli attori principali che hanno il diritto territoriale sull’area, ma sono molti gli attori interessati per le più svariate attività. Dalla Cina all’Unione Europea, ma anche Paesi geograficamente lontani, come l’Italia.

Per capire meglio la politica di Roma sulla questione, abbiamo avuto il piacere di poter intervistare il Ministro Carmine Robustelli, Inviato Speciale per l’Artico:

 

Intervista a Carmine Robustelli

 

D: “Ministro, qual é la situazione dell’Artico e perché l’Italia è interessata ai suoi sviluppi?

R: “Il primo motore d’interesse sull’Artico è senza dubbio la questione ambientale. Ciò che sta avvenendo a causa del cambiamento climatico pone delle sfide inimmaginabili fino a pochi anni fa, e qualunque sconvolgimento ambientale nella regione polare avrà effetti diretti sul clima globale. Già oggi assistiamo a modifiche climatiche impensabili, nella prima metà di maggio in Russia si stanno registrando oltre 30 gradi. Più saliamo come meridiani, maggiori sono gli effetti del cambiamento. Il Polo Nord, dunque, rappresenta il punto focale più importante per stabilire le strategie mondiali sul clima e sui nostri stili di vita.

L’Italia è già presente nell’Artico con la base del CNR nelle Isole Svalbard, a Ny Ålesund. Il nostro approccio è sinergico con gli attori regionali e con gli Stati costieri, e il punto di vista italiano si basa su quattro pilastri: Politica, Economia, Ricerca e Divulgazione”.

D: “L’ambiente è chiaramente il punto centrale, ma la politica sull’Artico, a livello globale, ha altre priorità. Chi governa sulla regione?

R: “La governance dell’Artico è multi-livello. Partiamo dal presupposto che siano i cinque Stati costieri ad avere un diritto inalienabile sulla geografia terrestre e marina del Polo, secondo l’unico strumento legale internazionale che riguarda la regione, ovvero la Legge del Diritto del Mare (UNCLOS, 1982). Questi cinque Paesi determinano le loro politiche sugli spazi marini e terrestri che gli appartengono, e possiamo definirli come un primo livello di governance.

Al secondo stadio troviamo istituzioni internazionali come l’Arctic Council, che organizza incontri di alto livello con la presenza permanente dei cinque sopra detti e di altre entità statali come Svezia, Finlandia e Islanda. Di recente, l’Organizzazione Marittima Internazionale ha ottenuto lo status di Osservatore presso lo stesso Consiglio Artico, e questo significa avere a disposizione la maggiore organismo internazionale in tema di trasporto e shipping. L’Italia ha il ruolo di Osservatore presso il Consiglio Artico dal 2013, insieme ad altri 12 Stati non-artici, tra cui Gran Bretagna, Spagna, Francia, Cina e Singapore. Sono molti gli Stati legati in qualche maniera alla regione polare, per interesse diretto o per tradizione. L’Italia, grazie allo storico legame con la Norvegia con la leggendaria missione di Umberto Nobile, vanta connessioni di primo piano con gli attori regionali.

D: “E’ possibile che il nostro Paese, così geograficamente distante, possa avere un futuro anche legato alla regione polare?

R: “L’Italia, oltre alla presenza della ricerca come detto, è già una realtà nel Circolo Polare Artico anche per le attività di aziende leader nel loro settore [ENI, Leonardo, ecc.. ndr]. Il sistema satellitare Cosmo-Skymed è un’eccellenza italiana, e viene già utilizzato nell’area per il monitoraggio ambientale. L’Italia può essere presente nell’Artico sviluppando in maniera armonica le sue peculiarità: tecnologia, ricerca, infrastrutture. Pensiamo ad esempio al tema dei trasporti. La possibilità che si apra una rotta commerciale al largo delle coste russe, ad esempio, impone a tutti gli attori interessati (e anche all’Unione Europea) la creazione di una strategia integrata per sviluppare porti, strade e infrastrutture che possano collegare l’Oceano Artico al continente.

Goliat, la piattaforma petrolifera hi-tech di ENI

D: “Restando sui trasporti, le crociere sono l’emblema di ciò che il turismo può portare, nel bene e nel male, nella regione artica. Anche in questo caso l’Italia può aiutare lo sviluppo dei Paesi costieri?

R: “Assolutamente sì, se pensiamo che le attività marittime del nostro Paese vantano competenze specifiche per quanto riguarda le attività di Search & Rescue, ma anche per ciò che concerne la Protezione Civile. Il riscaldamento globale, infatti, sta già causando enormi problemi a Paesi come la Norvegia con vasti incendi. Qui l’Italia può agire aiutando le comunità residenti a imparare la gestione delle emergenze, delle crisi ambientali e molto altro”.

D: “L’Italia ha una sua Strategia per l’Artico. Sono previste integrazioni o modifiche nei prossimi tempi?

R: “I tempi, in questa situazione, sono estremamente lunghi. Per quanto si vedano ormai forti accelerazioni da un punto di vista ambientale, i tempi “politici” hanno calendari completamente differenti. L’Italia segue da vicino le novità regionali e gli sviluppi della diplomazia, ma per il momento, fortunatamente, il clima che si vive nell’Artico è di grande collaborazione. Va detto che la cooperazione internazionale non si può considerare come una base di partenza, bensì un obiettivo da perseguire costantemente.

Base artica Dirigibile Italia

D: “L’Artico si può guardare attraverso molti prismi, ma esistono anche scenari di grandi frizioni, se non addirittura di conflitti. Qual é la realtà?

R: “La diplomazia, ribadisco, è il primo obiettivo della politica regionale. Chiaramente ci sono spinte e interessi anche esterni, ma gli scenari di conflitto per il momento restano remoti. Anche perché vanno considerate le particolari condizioni ambientali della zona. Non è certamente facile pensare che si possa arrivare a uno scontro fra potenze come siamo abituati a pensarlo. Certo è che alcuni fattori esogeni potrebbero stimolare fibrillazioni particolari, e l’Artico potrebbe tornare a essere ciò che era durante la Guerra Fredda, ovvero zona di conflitto”.

D: “La conoscenza sul tema sta crescendo, non soltanto per la parte ambientale. Cosa si può fare in un Paese così distante per aumentare l’interesse verso la regione?

R: “Il MIUR ha recentemente stanziato risorse per l’Artico per quanto riguarda ricerca e istruzione. La nostra presenza in Norvegia è solo uno dei punti cardine della nostra strategia, che è improntata soprattutto sulla divulgazione del tema. Anche perché ciò che succede in questi luoghi ha una diretta emanazione anche sul Mediterraneo, sotto tanti punti di vista. La missione della Marina Militare “High North” è arrivata ormai al suo terzo anno, e nel 2019 l’Italia sarà quindi nell’area per attività di ricerca e di monitoraggio.

Inoltre, pensiamo anche al fatto che recentemente il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha inaugurato a Lecce un centro d’eccellenza del CNR, co-finanziato da ENI, che si occuperà dello studio dei cambiamenti climatici nell’ Artico. Queste azioni, seppur ancora in fase preliminare, disegnano una strategia artica dell’Italia che fa della diplomazia, del supporto alle sue eccellenze e della ricerca scientifica i suoi pilastri”.

D: “Un Paese così distante, ma anche così vicino quindi“.

R: “Sì, sono convinto che l’Italia possa avere un grande futuro nell’Artico, e metteremo in campo tutte le azioni più mirate per avvicinare il nostro Paese alla regione”.

Per maggiori informazioni: Camera dei Deputati

Leonardo Parigi
the authorLeonardo Parigi
Sono Laureato in Scienze Politiche Internazionali all’Università di Genova e di Pavia. Sono giornalista pubblicista, e collaboro con testate nazionali sui temi di logistica, trasporti, portualità e politica internazionale.

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