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High North25, il ritorno a casa

Foto © Osservatorio Artico

Pubblichiamo l’ultimo articolo del diario di bordo di Marco Volpe da bordo di nave Alliance per la missione High North25 della Marina Militare. La missione artica italiana, conclusasi a fine agosto scorso, oltre a raccogliere un’inestimabile raccolta di dati scientifici e climatici ha raggiunto la latitudine record di oltre 82°N, il punto più a nord mai raggiunto dalla Marina.

Navigando verso Tromsø

Dopo giorni intensi di navigazione e lavoro scientifico in mare aperto, il paesaggio cambia, assumendo un aspetto più familiare, soprattutto grazie alla notte che torna a scendere su di noi nelle ore serali. Navigando verso Tromsø tutto appare più conosciuto, e comincio a sentire che la fine di questa incredibile avventura si sta avvicinando.

Le ultime ore a bordo sono scandite da una routine diversa: mentre gli strumenti venivano smontati e riposti con cura, ciascuno di noi ha trovato un momento per ripensare al percorso fatto, agli sforzi condivisi e ai risultati raggiunti. Il meccanismo sembra funzionare alla perfezione: ognuno ha un compito, un ruolo, una funzione. Io osservo ogni tassello andare al proprio posto, ogni strumento nella sua box, ogni computer nella sua borsa.

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Foto © Osservatorio Artico

E tocca anche a me. Slaccio il rizzaggio di fortuna che comunque ha tenuto per tutta la campagna, do un ultimo sguardo al Main Lab che mi ha ospitato negli ultimi 25 giorni e mi lascio andare ad un lungo sospiro.

Come molti a bordo cerco di raccogliere le idee e le sensazioni, pensando a ciò che è stato fatto. La campagna High North25 ha permesso di raccogliere dati preziosi, osservare dinamiche oceanografiche e atmosferiche in un contesto artico sempre più fragile, e soprattutto di vivere un’esperienza di collaborazione e condivisione a bordo. La vita di nave, con i suoi ritmi scanditi dai turni e dalla precisione richiesta dalle operazioni scientifiche, mi ha mostrato quanto la ricerca in mare sia frutto di dedizione collettiva e spirito di squadra.

Gli obiettivi raggiunti

Le operazioni condotte durante questa missione hanno rappresentato un successo sotto molti punti di vista. La rotta seguita è stata leggermente modificata rispetto al programma originario: nel viaggio di andata, dopo aver effettuato esperimenti nei dintorni dell’Isola dell’Orso, abbiamo costeggiato la parte ovest delle Isole Svalbard. Cercando di sfuggire al maltempo e rendere la missione il più proficua possibile, la rotta di rientro ha invece previsto il passaggio dal lato est delle Svalbard. Una fitta coltre di nubi ci ha accompagnato per quasi tutto il viaggio di ritorno, ma una sera il cielo ci ha regalato un ultimo spettacolo: la vista dei ghiacciai al tramonto, illuminati da sfumature rosa.

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Foto © Osservatorio Artico

I campionamenti delle acque, effettuati in diverse stazioni lungo la rotta, hanno permesso di raccogliere materiale fondamentale per comprendere meglio le caratteristiche chimico-fisiche dell’oceano Artico. Il monitoraggio dello stato dei ghiacci ha fornito dati indispensabili per seguire l’evoluzione delle condizioni ambientali in un’area particolarmente sensibile ai cambiamenti climatici. Allo stesso tempo, lo studio della presenza di microplastiche ha offerto informazioni preziose sugli equilibri biologici e sugli indicatori di biodiversità, mentre la mappatura del fondale ha contribuito a restituire un quadro più dettagliato della morfologia sottomarina, arricchendo la conoscenza di aree ancora poco esplorate.

Ogni giornata ha avuto il suo ritmo: dal lavoro tecnico sui ponti, spesso reso impegnativo dal vento e dalle onde, fino ai momenti di confronto in Officer Lounge o in Main Lab, dove trovavo il modo di ascoltare storie di mare. Ci sono stati momenti di fatica, quando le condizioni non erano favorevoli, ma anche attimi di entusiasmo e soddisfazione per i piccoli e grandi successi quotidiani che hanno reso la missione un’avventura condivisa.

La comunità galleggiante

Una comunità galleggiante, come ama chiamarla il Comandante Patulli, il cui lavoro si differenzia dalle altre missioni: “Navigare a queste latitudini non è come navigare nel Mediterraneo. L’analisi della meteorologia ha permesso di rendere la campagna più efficace e di programmare determinate attività scientifiche in base alle condizioni meteo, motivo per il quale siamo tornati a campionare vicino all’Isola dell’Orso sulla via del ritorno, quando le condizioni meteo ce lo hanno permesso”.

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La foto che celebra il punto più a nord mai raggiunto dalla Marina Militare italiana © Osservatorio Artico

Ma quali sono state le peculiarità di questo tipo di campagna? “La tipologia di imprevisti che si possono incontrare, una condizione meteorologica molto sfidante, mutevole e variabile in breve tempo, la presenza dei ghiacci che implica un’attenzione maggiore e richiede una preparazione specifica (corso Polar Code IMO compliant), la presenza costante del giorno che comunque stravolge il ciclo biologico delle persone e, ovviamente, i tanti giorni in mare, durante i quali rompere la routine diventa essenziale”.

E alla fine eccolo qui, il fiordo all’ingresso di Tromsø che ci accoglie ora con le sue montagne e il cielo nordico che si apre sopra l’oceano: un ritorno alla terraferma che porta con sé il sollievo del porto sicuro, ma anche un po’ di nostalgia per la quotidianità del mare. È inevitabile pensare a quanto questa esperienza ci abbia arricchiti, non solo come ricercatori ma anche come persone, ricordandoci che la scienza è fatta di numeri e dati, ma anche di emozioni, pazienza e capacità di lavorare insieme.

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Foto © Osservatorio Artico

Sarò il primo a lasciare la nave e quindi inizio il giro di saluti. Non lo nego, c’è della commozione che accompagna le ultime parole che scambio con tutti coloro che riesco a salutare. Per la maggior parte di loro non è un addio, ma per me ne ha tutti gli aspetti. Mi prendo il mio tempo perché comincio ad avvertire l’eccezionalità dell’esperienza vissuta, delle persone e delle professionalità che ho incontrato, e delle sensazioni che appartengono solamente a quei luoghi, a quegli attimi che già percepisco come irripetibili.

Doverosi ringraziamenti

Grazie agli sponsor di Osservatorio Artico che ci hanno permesso, ancora una volta, di essere a bordo di Nave Alliance e di raccontare le attività del team scientifico guidato dall’Istituto Idrografico della Marina Militare. Non posso fare a meno di ringraziare tutte le persone che hanno contribuito a rendere speciale questo viaggio, anche se non posso menzionarle tutte.

Un grazie a tutto il comparto nave, sempre disponibile, efficiente e professionale, e alla disponibilità di molti membri nel raccontare la propria storia. Grazie agli scienziati che hanno avuto la pazienza di spiegarmi l’entità del loro lavoro e, soprattutto, di trasmettermi il valore della loro ricerca.

Un ultimo e immenso grazie al favoloso team scientifico dell’Istituto Idrografico della Marina Militare, saggiamente guidato dal Comandante Maurizio Demarte, cui sento di dovere un ringraziamento speciale per il tempo che mi è stato dedicato e per la passione nel lavoro, genuina ed incondizionata.

Grazie e buon vento!

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Foto © Osservatorio Artico

Marco Volpe

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Marco Volpe
the authorMarco Volpe
La lingua e la cultura cinese sono stati il mio punto di partenza negli anni della laurea triennale e magistrale a Roma. La passione per l'Artico l'ho maturata di pari passo con la crescita dell'importanza geopolitica della regione. Gli studi tra la University of Leeds e la Sioi di Roma mi hanno permesso di approfondirne la conoscenza e di svilupparne le tematiche. E penso che sia un dovere diffondere maggiore consapevolezza sulla rilevanza che l'Artico gioca oggi e nel prossimo futuro.

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