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Arctic Light 2025: la Danimarca rafforza la difesa in Groenlandia, senza gli Stati Uniti

Un F-16 danese in visita alla base spaziale americana di Pituffik, in Groenlandia. Foto di Royal Danish Air Force.

L’esercitazione militare Arctic Light 2025 in Groenlandia mette in luce le ambizioni di Copenaghen e i nuovi equilibri con gli alleati NATO, mentre cresce la distanza con Washington. E le minacce di Trump riavvicinano Nuuk e Copenhagen.

I riflettori sull’Artico

Si è conclusa oggi Arctic Light 2025, la più grande esercitazione militare nella storia moderna della Groenlandia. Più di 550 soldati provenienti da Danimarca, Francia, Germania, Svezia e Norvegia sono stati impegnati in addestramenti militari ad alta intensità, in un teatro operativo che presenta molte sfide e in un contesto strategico sempre più instabile.

Arctic Light 2025 ha visto la partecipazione di componenti navali, terrestri, aeree e di forze speciali. La Danimarca ha contribuito con la fregata HDMS Niels Juel, caccia F-16, elicotteri, velivoli da trasporto e reparti della Guardia Nazionale. La Francia ha dispiegato una nave militare, un aereo Multi Role Tanker Transport (MRTT) per il rifornimento in volo e unità di fanteria alpina dotate di droni; mentre Svezia, Norvegia e Germania hanno fornito personale, osservatori e supporto logistico.

Durante le due settimane di manovre, le forze alleate si sono addestrate in esercitazioni a fuoco, operazioni speciali, missioni di soccorso in mare e manovre in condizioni climatiche estreme, rafforzando l’operatività in un ambiente tanto difficile quanto sempre più strategico, specie se si tratta della Groenlandia, che negli ultimi mesi ha ricevuto molte “attenzioni” dall’inquilino della Casa Bianca.

USA grandi assenti

L’elemento che ha catturato l’attenzione internazionale, infatti, è l’assenza degli Stati Uniti. Sebbene il segretario alla Difesa Pete Hegseth sia stato invitato, nessuna unità americana ha partecipato alle esercitazioni. Lo ha confermato a Reuters il comandante delle forze danesi nell’Artico, generale Søren Andersen: “cooperiamo con i colleghi della base spaziale statunitense di Pituffik, ma le loro unità non sono state invitate a queste esercitazioni”.

arctic light 2025 f-16
Un F-16 danese

Secondo Andersen, l’iniziativa non ha l’obiettivo di lanciare un messaggio diretto a Washington, ma di rafforzare la cooperazione tra i Paesi nordici ed europei nell’area. “L’esercitazione – ha aggiunto – serve a dimostrare che la Danimarca è in grado di garantire la difesa della Groenlandia, insieme agli alleati NATO, in un momento in cui le sfide alla sicurezza artica crescono di anno in anno”.

Dall’altra parte, anche l’ambasciata statunitense a Copenaghen ha cercato di stemperare le letture “politiche” dell’assenza statunitense: “Sebbene non partecipiamo a queste particolari esercitazioni, continuiamo la nostra stretta cooperazione militare con il Regno di Danimarca e con gli altri alleati artici”.

Le tensioni con Washington

Non certo uno strappo vero e proprio, considerando che le esercitazioni si sono svolte utilizzando la base americana di Pituffik, l’unica rimasta delle 17 basi americane che erano attive durante la Guerra Fredda. Ma l’esclusione americana dall’esercitazione avviene certamente in un contesto di rapporti più difficili tra Copenaghen e Washington. Negli ultimi mesi il presidente Donald Trump è tornato a definire il controllo sulla Groenlandia come “un’assoluta necessità per la sicurezza nazionale e la libertà globale degli Stati Uniti”, senza escludere l’uso della forza. Parole che hanno riacceso tensioni mai sopite: giànel 2019, lo stesso Trump aveva suscitato scalpore ventilando l’idea di acquistare l’isola.

Le dichiarazioni americane hanno spinto la Danimarca a rafforzare gli investimenti militari e le attività di difesa in Groenlandia, nel tentativo di riaffermare la propria sovranità. E d’altra parte la minaccia di Trump sembra di fatto aver sortito l’effetto di riavvicinare i groenlandesi alla Danimarca, negli ultimi anni soggetta a forti critiche soprattutto incentrate sul passato coloniale e i retaggi che ancora porta con sé. La risposta di Nuuk si è fatta sentire prima alle urne, in primavera, con una svolta centrista che ha portato al governo Jens-Frederik Nielsen, leader del partito Demokraatit, orientato a un’autonomia pragmatica da Copenhagen. Una svolta rispetto al precedente governo di Múte Bourup Egede, leader del movimento indipendentista di sinistra Inuit Ataqatigiit.

Nuovo accordo tra Nuuk e Copenhagen

E gli effetti del pragmatismo groenlandese non sono tardati ad arrivare: Copenaghen e Nuuk proprio nei giorni scorsi hanno firmato un’intesa quadro che prevede investimenti per 1,6 miliardi di corone danesi (circa 220 milioni di euro) tra il 2026 e il 2029, destinati a welfare e sviluppo economico. In concreto, il pacchetto include la costruzione di una nuova pista di atterraggio a Ittoqqortoormiit, un porto in acque profonde a Qaqortoq e la copertura delle spese sanitarie dei pazienti groenlandesi curati in Danimarca.

La premier danese Mette Frederiksen ha parlato di “rafforzare la Groenlandia” e di un’infrastruttura capace di connettere meglio il Paese, mentre il primo ministro groenlandese Nielsen ha sottolineato che l’accordo punta a favorire un’isola sempre più autosufficiente. Insomma, il clima politico tra Copenaghen e Nuuk oggi appare ben più cooperativo che in precedenza, complice anche la pressione americana che negli ultimi anni ha reso più stretto il legame tra i due governi.

arctic light 2025 nuuk
Una nave della marina danese ormeggiata quest’estate a Nuuk. Foto © Osservatorio Artico

Arctic Light 2025, quindi, non è stata “solo” un’esercitazione: è stato anche un segnale della volontà danese di assumere un ruolo guida nella difesa del Grande Nord e di riaffermare la propria sovranità sulla Groenlandia. Sovranità militare, da un lato, ma anche civile, come dimostrato dall’accordo d’investimento in infrastrutture e welfare siglato pochi giorni fa a Nuuk.

Enrico Peschiera

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Enrico Peschiera
Ho studiato Relazioni Internazionali e oggi mi occupo di comunicazione aziendale. Scrivo qui perché l'Artico è una frontiera di profondi cambiamenti che meritano di essere raccontati. Genovese e genoano.

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