Svezia

La nuova strategia svedese per l’Artico

Photo: Astrid Amtén Skage/Swedish Armed Forces

Una revisione complessiva al documento del 2011 per stare al passo

Un incontro virtuale illustra ufficialmente la nuova strategia svedese per l’Artico, con la necessità di coniugare la cooperazione internazionale alla crescita interna e alla stabilità della regione.

La Svezia al centro

Il rafforzamento del profilo artico della Svezia è l’obiettivo specifico della nuova strategia per l’Artico adottata dal Governo Löfven lo scorso 6 novembre e presentata dalla Ministra degli Esteri Ann Linde in occasione di un incontro virtuale organizzato dall’Arctic Circle.

L’ultima strategia era stata adottata nel 2011, anno in cui la Svezia deteneva la presidenza del Consiglio Artico. Da allora, i mutamenti in termini di equilibri internazionali e di percezione strategica dell’Artico hanno imposto una revisione della posizione svedese verso questa regione.

La strategia del 2020 contempla sei pilastri volti a rafforzare il profilo artico della Svezia:

  • Cooperazione internazionale;
  • Sicurezza e stabilità;
  • Clima e ambiente;
  • Ricerca polare e monitoraggio ambientale;
  • Sviluppo economico sostenibile;
  • Impegno ad assicurare buone condizioni di vita. 

Tra sicurezza e spinta alla cooperazione internazionale

Come rilevato dall’ex Ministro degli Esteri islandese, Össur Skarphéðinsson – moderatore dell’incontro organizzato dall’Arctic Circle – a differenza della strategia del 2011, il nuovo documento contiene un’intera sezione dedicata al tema della “Sicurezza e Stabilità”.

Negli ultimi anni, infatti, sono intervenuti diversi fattori che hanno spinto il governo svedese a un cambio di rotta. In primo luogo, la Ministra Linde rileva che nuovi scenari di competizione si stanno profilando nell’Artico, alimentati anche dagli effetti del riscaldamento globale che, con lo scioglimento dei ghiacci, fa avanzare la possibilità di sfruttare non solo nuove rotte commerciali ma anche le risorse naturali di cui la regione è ricca. 

lapponia-svedese

È in verità la Russia a intimorire di più la Svezia che, insieme alla Finlandia, non è membro della NATO. La crisi russo-ucraina e la politica aggressiva di Mosca hanno infatti convinto il Ministro della Difesa svedese, il socialdemocratico Peter Hultqvist, a elaborare una strategia (dottrina Hultqvist), che prevede una serie di pilastri. Innanzitutto, il cospicuo aumento delle spese per la difesa come deterrente contro eventuali invasioni, insieme all’impegno a collaborare attivamente non solo con i Paesi nordici, ma anche con gli altri Stati membri dell’UE e con la NATO.

Consapevolezza e attenzione

Rimane però fuori discussione l’adesione a tale organizzazione, sia per il timore di sollecitare una reazione russa, sia per l’impopolarità di una tale scelta tra i cittadini svedesi, orgogliosi dell’identità di “potenza morale” che la stessa Svezia si attribuisce. 

Stoccolma guarda con sospetto anche alla maggiore presenza della Cina negli affari artici, specialmente dopo che, nel 2013, questa ha ottenuto lo status di membro osservatore all’interno del Consiglio Artico. Al riguardo, la Ministra Linde precisa che, ad oggi, nell’Artico, gli investimenti cinesi nel settore delle infrastrutture sono ancora limitati, ma che è evidente che Pechino miri ad assicurarsi uno spazio negli affari della regione.

Nella nuova strategia si profila anche il rischio di una collaborazione sino-russa nello scacchiere artico e, a tal fine, il governo svedese invoca la collaborazione dei partner europei per mantenere l’area libera da tensioni militari e per assicurare il rispetto del diritto internazionale. 

La leadership svedese nella lotta al riscaldamento globale 

La lotta ai cambiamenti climatici è uno dei pilastri fondamentali della strategia del 2020. Specialmente a fronte del rapido scioglimento dei ghiacci nell’Artico. A tal riguardo, la Ministra Linde conferma la tradizionale attenzione svedese verso la protezione dell’ambiente, ricordando che la Svezia si impegna ad avere zero emissioni di gas serra entro il 2045.

Dietro questo obiettivo si nasconde anche la convinzione dell’Esecutivo di poter attribuire al Paese la leadership nella lotta ai cambiamenti climatici, con ciò aggiungendo un’altra risorsa a disposizione del soft power svedese. Dal punto di vista economico, invece, per Stoccolma la transizione energetica significa anche importanti opportunità d’investimento per le imprese che hanno interessi nell’Artico, avendo però riguardo a preservare i circa 50.000 Sami che vivono nel Nord della Svezia.  

Infine, la nuova strategia attribuisce particolare attenzione alla ricerca polare, a cui la Svezia ha contribuito attivamente attraverso le stazioni scientifiche di Abisko e Tarfala, due postazioni privilegiate per lo studio degli effetti dei cambiamenti climatici, in primis lo scioglimento dei ghiacci e l’aumento della temperatura artica. 

Francesca Chierchia

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