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Covid19, lo strano caso delle Isole Fær Øer

Un laboratorio per salmoni diventa cruciale nella prevenzione

Mentre nel mondo il virus Sars-CoV-2 continua a espandersi, coinvolgendo la quasi totalità delle nazioni e portando a una quota di milioni di contagiati, alle Isole Fær Øer sta accadendo qualcosa di anomalo. Per fortuna.

L’epidemia alle Isole Fær Øer

La notizia ha un che di sbalorditivo. A oggi (23 aprile 2020) il numero di contagiati nel piccolo arcipelago atlantico è di sole 185 unità. Zero persone in ospedale. E soprattutto zero morti.

Certo, sì dirà, “gli abitanti sono pochissimi”. Vero: sono solo 55.000 gli abitanti delle 18 isole vulcaniche che fanno parte del Regno di Danimarca. Ma il dato rimane comunque impressionante per una questione statistica. Come si è arrivati a questo risultato?

Bárður á Steig Nielsen, Primo Ministro delle Isole Fær Øer, ha annunciato la scorsa settimana che da lunedì 20 aprile sarebbero stati riaperti gli asili nido e le classi delle elementari. Anche lo sport riprenderà gradualmente, anche se saranno eventi senza pubblico. Questo approccio, confortato da numeri quasi irrilevanti rispetto al resto del pianeta, è il risultato di un lavoro certosino. Che ha un nome e un cognome.

La classe politica di Tórshavn (la capitale dell’arcipelago) ha pubblicamente ringraziato lo scienziato veterinario Debes Christiansen, capo del dipartimento del National Reference Laboratory for Fish and Animal Diseases. Christiansen aveva avvertito il governo faroese sulla necessità di prepararsi all’epidemia già lo scorso gennaio, e il suo laboratorio – che si basa principalmente sui test ai salmoni per evidenziare le infezioni virali – si è adattato velocemente alla nuova emergenza.

 

Dal salmone all’uomo

Christiansen ha acquistato i test per valutare l’infezione umana per tempo, ed è riuscito a promuovere il tampone come forma di prevenzione e controllo per la popolazione. A oggi sono 6.270 le persone testate per il virus Sars-CoV-2, poco più del 10% della popolazione (Fonte: sito dedicato all’emergenza del governo di Tórshavn).

Debes Christiansen
Debes Christiansen © Therese Soltveit / Kyst.no

L’allevamento, la pesca e la vendita di salmone rappresenta la metà del valore totale delle esportazioni dell’arcipelago. Un settore economico cruciale per le isole danesi, che quindi monitorano con grande attenzione la salute di questi pesci e dei mari circostanti. La velocità di reazione dei sanitari locali ha fatto sì che su 184 persone infette ben 131 si siano già pienamente riprese, mentre sono solo 25 quelle ancora in quarantena totale.

«Al momento sembra che non ci sia un elevato rischio di contagio nel nostro territorio», dice Christiansen intervistato dal Guardian. «Avendo testato il 10% dell’intera popolazione riteniamo che non ci siano altri casi non ancora emersi».

Un risultato eccezionale, aiutato certamente anche dalla peculiarità stessa dell’arcipelago. Su 18 isole vulcaniche, infatti, la densità di popolazione è di 37 abitanti/km2 (come esempio: in Italia siamo a 199,82/km2) su un territorio di circa 1400 chilometri quadrati. Ma oltre alle chiare evidenze naturali – che rendono il piccolo arcipelago già più protetto rispetto a un Paese continentale – la rapidità di intervento ha salvato, per ora, migliaia di vite.

Leonardo Parigi

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Leonardo Parigi
the authorLeonardo Parigi
Sono Laureato in Scienze Politiche Internazionali all’Università di Genova e di Pavia. Sono giornalista pubblicista, e collaboro con testate nazionali sui temi di logistica, trasporti, portualità e politica internazionale.

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