Dalle origini come simbolo di fortuna all’imbarazzo internazionale: la Finlandia dice addio alla svastica dell’Aeronautica per integrarsi pienamente nella NATO
Un cambiamento per l’era NATO
A due anni dall’ingresso della Finlandia nella NATO, il paese nordico ha deciso di compiere un passo che per molti osservatori era nell’aria da tempo: rimuovere gradualmente le svastiche ancora presenti su alcune bandiere di unità dell’Aeronautica militare.
Non si tratta di un cambio improvviso: già nel 2017 il comando dell’Aeronautica aveva sostituito il proprio stemma ufficiale, eliminando il simbolo in favore di un’aquila dorata. Tuttavia, le svastiche continuavano a sventolare su alcune insegne cerimoniali, suscitando perplessità tra turisti, osservatori stranieri e ora soprattutto tra i nuovi alleati occidentali.

“Avremmo potuto continuare con questa bandiera, ma a volte possono verificarsi situazioni imbarazzanti con i visitatori stranieri. Forse è saggio adattarsi ai tempi“, ha detto il nuovo comandante del Karelia Air Wing, il colonnello Tomi Böhm.
Per Helsinki, che dopo decenni di neutralità si è ormai inserita stabilmente nello spazio di difesa atlantico, il gesto serve a evitare equivoci e imbarazzi. Ma per comprenderne la portata occorre ripercorrere la storia del simbolo, ben più complessa della sua identificazione quasi esclusiva con il nazismo.
Un simbolo antico, molto prima del nazismo
La svastica è uno dei simboli più antichi dell’umanità: la sua presenza si ritrova in civiltà lontane tra loro, dall’India ai Paesi baltici, dalla Grecia antica fino ai manufatti scandinavi. In molte culture rappresentava la fortuna, il sole o l’eterno ciclo della vita.
In Europa settentrionale, e in particolare in Finlandia, il motivo della croce uncinata apparteneva a un repertorio ornamentale ben radicato, che nulla aveva a che fare con l’ideologia che il Terzo Reich avrebbe poi cercato di imporre al mondo. La stessa lingua finlandese, per indicare la svastica, conserva la parola hakaristi, un termine neutro, privo della connotazione negativa che in altre lingue europee è diventata dominante.
La storia del rapporto tra Finlandia e svastica dimostra dunque come i simboli, pur nascendo in contesti culturali diversi, possano essere modificati dalla storia fino a trasformarsi in qualcosa di radicalmente altro.
L’adozione del 1918
Il legame ufficiale della Finlandia con la svastica comincia nel 1918, all’indomani della sua indipendenza dall’Impero russo. L’Aeronautica appena nata decise di adottare il simbolo blu su sfondo bianco come insegna nazionale. La scelta non era politica: il primo aereo ricevuto dalle neonate forze aeree, donato dal conte svedese Eric von Rosen, portava già dipinta una svastica blu, considerata un portafortuna.

All’epoca, il simbolo non aveva ancora le connotazioni che avrebbe assunto nei decenni successivi, ma vale la pena notare che von Rosen divenne in seguito una delle figure di spicco del Nazismo in Svezia, oltre che cognato di nientemeno che Hermann Göring, uno dei principali gerarchi del partito di Adolf Hitler. Alcuni hanno addirittura ipotizzato che fu proprio lui a ispirare il simbolo della Germania nazista, come riportato in questo articolo della testata finlandese Yle molto approfondito sull’argomento.
In ogni caso, dal 1918 la croce uncinata divenne il segno distintivo dell’Aeronautica, e presto si estese anche ad altri reparti delle forze armate: truppe contraeree, unità corazzate, persino organizzazioni paramilitari come il Lotta Svärd, associazione femminile impegnata nel sostegno bellico. La sua presenza entrò quindi a far parte dell’immaginario nazionale ben prima che in Germania Hitler salisse al potere.

Tra tradizione e continuità
Il simbolo, in Finlandia, non era soltanto militare. Esistevano (e in parte esistono ancora) varianti tradizionali, come il tursaansydän o “cuore di Tursa”, utilizzato in tessuti ornamentali, nell’araldica locale e persino come marchio di autenticità di prodotti artigianali.
Dopo la Seconda guerra mondiale, quando la svastica era ormai divenuta inseparabile dal ricordo del nazismo, la Finlandia ne ridusse progressivamente l’uso, senza però eliminarlo del tutto. Nel 1945 l’Aeronautica sostituì il simbolo nazionale con un più sobrio medaglione, ma le svastiche rimasero su alcune bandiere di reparto e continuarono a essere parte delle decorazioni ufficiali.
Non a caso l’Ordine della Croce di Libertà, una delle massime onorificenze finlandesi ideata dall’artista Akseli Gallen-Kallela, conserva tuttora una svastica al centro. Ma la discussione sulla convenienza o meno di mantenere un simbolo così “scomodo” ha accompagnato la storia finlandese dal secondo dopoguerra.

Il presidente Urho Kekkonen (in carica dal 1956 al 1982) ebbe un atteggiamento ambivalente verso l’uso della svastica. Nel 1957 ne approvò il ripristino sulle bandiere delle unità dell’Aeronautica, ma cinque anni dopo ne dispose la rimozione dal Gran Croce dell’Ordine della Rosa Bianca di Finlandia. Quattro anni più tardi, invece, autorizzò distintivi con motivi a svastica per il Comando dell’Aeronautica e per l’Accademia aeronautica.
La persistenza di queste insegne racconta il radicamento del simbolo nella tradizione nazionale, in un equilibrio complesso tra memoria storica e percezione internazionale. Del resto, anche la rimozione a posteriori sarebbe un’implicita ammissione della natura tutt’altro che innocente della svastica: come sosteneva Kai Mecklin del Museo dell’Aeronautica finlandese nella già citata inchiesta di Yle, “se ora neghiamo l’uso, o smettiamo di usare la svastica, potremmo dare il segnale all’estero che in realtà era un simbolo nazista in Finlandia, cosa che non è mai stata.”
Dallo stemma all’era NATO
Con il tempo, però, la pressione dell’opinione pubblica e il contesto geopolitico hanno imposto cambiamenti. Nel gennaio 2017 l’Aeronautica sostituì il proprio emblema ufficiale, eliminando la svastica e adottando un’aquila dorata circondata da ali. La decisione passò quasi in sordina, ma segnò una svolta: per la prima volta, il simbolo veniva accantonato non tanto per ragioni interne, quanto per l’immagine internazionale del paese.
La piena adesione alla NATO, avvenuta nel 2023, ha accelerato questa dinamica. La svastica, pur avendo origini “innocue” in Finlandia, non può più essere separata dalla memoria collettiva dei partner occidentali, che la associano senza eccezioni alla dittatura nazista, all’antisemitismo e alle devastazioni della guerra.
Così, oggi, Helsinki annuncia la graduale eliminazione delle ultime bandiere ancora decorate con l’antico simbolo. Una scelta che mostra la volontà di integrarsi completamente nel contesto atlantico.

Il peso dei simboli
La vicenda della svastica finlandese è un caso esemplare di come i simboli possano trasformarsi nel tempo. Nato come antico simbolo portafortuna, adottato con entusiasmo da un paese appena indipendente, è diventato negli anni ’30 e ’40 un marchio di morte. Per la Finlandia, distinguere il proprio uso originario da quello nazista non è mai stato semplice.
La decisione di rimuovere le svastiche riflette quindi meno un giudizio storico e più una scelta politica e diplomatica. In un’epoca in cui Helsinki vuole mostrarsi come alleato affidabile e integrato nella “famiglia euroatlantica”, evitare malintesi è prioritario.
Allo stesso tempo, la storia della svastica in Finlandia dimostra quanto la memoria collettiva non sia mai statica, ma costantemente ridefinita dai rapporti di forza, dalla geopolitica e dalle mutevoli sensibilità culturali.
Enrico Peschiera