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Oslo contro Mosca, cresce la tensione ma il dialogo resta aperto

Dopo le recenti accuse di altri paesi membri della NATO, anche la Norvegia denuncia una serie di violazioni del proprio spazio aereo da parte di velivoli militari russi nel corso del 2025. Mosca respinge le accuse, ma l’episodio riaccende la tensione sul confine nord-orientale dell’Alleanza e conferma l’Artico come uno dei principali teatri di confronto tra i due blocchi, tra esercitazioni militari, nuove misure di sicurezza e limitati tentativi di dialogo.

Le accuse del primo ministro norvegese Støre

Nelle ultime settimane, diversi paesi europei, tra cui Polonia, Lituania, Lettonia, Estonia, Romania, Finlandia e Norvegia, hanno accusato la Russia di violare ripetutamente il loro spazio aereo. Le tensioni hanno spinto alcuni Stati, come Polonia ed Estonia, a richiamare l’articolo 4 del Trattato del Nord Atlantico per discutere con gli alleati le misure da adottare. La riunione del Consiglio del Nord Atlantico si è tenuta a Bruxelles il 22 settembre.

In questo contesto, l’Artico assume un ruolo sempre più strategico: lungo il confine orientale dell’Alleanza Atlantica, le dinamiche di sicurezza si intrecciano con interessi militari, tecnologici e diplomatici. Già a maggio la Finlandia aveva segnalato la possibile violazione del proprio spazio aereo da parte di due caccia russi, mentre più recentemente il primo ministro norvegese Jonas Gahr Støre ha denunciato ripetute incursioni nello spazio aereo norvegese nella regione del Finnmark orientale e sul Mare di Barents.

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Jonas Gahr Støre e Sergei Lavrov nel 2011. All’epoca Støre era Ministro degli Esteri nel governo presieduto da Jens Stoltenberg, in seguito divenuto Segretario Generale della NATO. Foto: Atle Staalesen

Secondo Støre, la prima violazione sarebbe avvenuta già il 25 aprile di quest’anno, quando un caccia russo SU-24 avrebbe superato il confine con la Norvegia nell’area a nord-est della piccola località di Vardø, mentre la seconda violazione sarebbe risalente a fine luglio, quando un L410 Turbolet russo avrebbe violato i confini in una zona disabitata sempre nell’area orientale del Finnmark. La terza e più recente violazione sarebbe avvenuta il 18 agosto, quando un caccia SU-33 avrebbe volato attraverso lo spazio aereo norvegese su una zona marittima sempre in prossimità del confine.

Secondo il primo ministro, le violazioni dello spazio aereo non sarebbero durate più di pochi minuti ciascuna e la Norvegia non sarebbe in grado di determinare se esse siano state portate avanti con intenzionalità o a causa di errori e calcoli errati. “Indipendentemente dalla causa, ciò è inaccettabile e lo abbiamo chiarito alle autorità russe” ha infine dichiarato Støre.

La risposta di Mosca

Dal canto suo, il governo russo nega ogni responsabilità. In una nota diffusa sui propri canali ufficiali, l’Ambasciata russa in Norvegia ha dichiarato di aver ricevuto la comunicazione formale di Oslo riguardo agli episodi segnalati, ma ha precisato che “le informazioni fornite dalla parte norvegese non trovano riscontro nei dati obiettivi della sorveglianza russa”. Mosca afferma quindi che non ci siano state violazioni dello spazio aereo norvegese.

La stessa Ambasciata ha poi rivolto dure critiche alla NATO, accusando l’Alleanza Atlantica, e in particolare la Norvegia, di seguire una “linea provocatoria” attraverso il crescente numero di esercitazioni militari in Artico, che “non fanno che aumentare la tensione e il rischio di escalation militare nella regione. La responsabilità di questo corso rischioso ricade direttamente sui Paesi dell’Alleanza, inclusa la Norvegia, uno dei principali promotori della politica dell’Alleanza nell’Artico”, si legge nel comunicato.

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Un’immagine dall’esercitazione Baltic Trust il 25 agosto 2025 presso l’area di addestramento di Selonia, Lettonia. Crediti fotografici: Caporale Jessey Gagné, Tecnico delle immagini della Brigata multinazionale della NATO in Lettonia.

Sull’altro fronte, analisti e studiosi norvegesi interpretano diversamente le motivazioni di Mosca. In un’intervista a High North News, Tormod Heier, professore di strategia militare presso il Norwegian Defense University College, sostiene che queste manovre siano sintomo di “frustrazione e scoraggiamento” da parte della Russia, legate al prolungamento della guerra in Ucraina. Secondo Heier, tali episodi servono a testare la reattività dei paesi NATO e a intimidire i decisori politici occidentali, nel tentativo di ridurre il sostegno a Kiev. Tuttavia, aggiunge il professore, l’effetto è opposto: “anziché dividere, queste provocazioni rafforzano la coesione e la determinazione dell’Alleanza”.

La reazione NATO: tensioni crescenti e rafforzamento militare

Nel contesto di questo crescente attrito, la NATO ha risposto con una significativa dimostrazione di forza nel Nord Europa. L’esercitazione “Neptune Strike”, condotta a settembre, ha visto la portaerei statunitense USS Gerald R. Ford operare nel Mare del Nord, da cui sono decollati caccia F/A-18 per missioni di addestramento fino al Golfo di Finlandia.

L’operazione, che ha coinvolto truppe di tredici nazioni, si inserisce nelle attività di vigilanza rafforzata della NATO e sottolinea la volontà dell’Alleanza di mantenere la libertà di navigazione e la sicurezza nelle rotte artiche e baltiche. Seppur l’esercitazione fosse già prevista da tempo, il tempismo è stato ottimo per gli alleati, che hanno approfittato dell’occasione per eseguire quella che gli osservatori hanno interpretato come una chiara mossa di deterrenza.

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La portaerei statunitense USS Gerald Ford nel fiordo di Oslo.

Parallelamente, i paesi nordici stanno investendo massicciamente in nuove capacità di sorveglianza e difesa. La Finlandia ha rilanciato il progetto di un “muro di droni” lungo il confine orientale, nell’ambito del programma UE Eastern Flank Watch, con l’obiettivo di rafforzare la sicurezza europea contro eventuali incursioni. Anche Norvegia e Danimarca stanno potenziando la loro presenza nel Grande Nord: Oslo ha avviato la costruzione di una base per droni a lungo raggio ad Andøya, mentre Copenaghen ha acquistato nuovi velivoli senza pilota per il monitoraggio della Groenlandia e delle Isole Fær Øer.

Gli investimenti tecnologici e le manovre militari mostrano come il fronte settentrionale stia rapidamente diventando una priorità strategica per l’Alleanza Atlantica, ma anche un potenziale punto di frizione costante con la Russia.

Cooperazione di frontiera e canali di dialogo residui

Nonostante il clima di tensione, alcuni spazi di dialogo continuano a sopravvivere tra Norvegia e Russia. Più recentemente, il 2 ottobre, a Kirkenes, si è tenuto un incontro ufficiale tra il comandante del Norwegian Joint Headquarters, viceammiraglio Rune Andersen, e il capo della Direzione di Frontiera dell’FSB per la Regione Artica Occidentale, generale Andrei Kudimov.

La riunione, prevista dall’accordo bilaterale sul confine russo-norvegese del 1949, ha riguardato temi tecnici come la gestione della pesca, la sicurezza lungo il confine e le operazioni di ricerca e soccorso. Secondo Andersen, il confronto si è svolto “in modo costruttivo e professionale” e rappresenta “una delle pochissime linee di comunicazione ancora attive tra la Norvegia e la Russia, nonché tra la Russia e l’Occidente”.

Questi canali, seppur limitati e circoscritti a questioni operative, svolgono un ruolo cruciale nel prevenire incidenti e malintesi in una regione dove le tensioni politiche restano alte ma la vicinanza geografica impone un minimo di cooperazione. L’Artico si conferma così come uno spazio di fragile equilibrio, in cui deterrenza e dialogo coesistono in una delicata interdipendenza.

Lorenzo Tessoni

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Lorenzo Tessoni
the authorLorenzo Tessoni
Laureato magistrale in Scienze Internazionali e Diplomatiche presso l'Università di Bologna, ho frequentato il Master in Sviluppo Sostenibile, Geopolitica delle Risorse e Studi Artici presso la Società Italiana per l'Organizzazione Internazionale (SIOI). Collaboro con think tank, riviste e magazine in materia di sicurezza, energia e geopolitica artica.

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