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Grind, un mare di sangue alle Isole Faroe

Ogni anno centinaia di cetacei vengono uccisi sulle spiagge faroesi in nome del grind, un rito vichingo che divide il mondo: per i locali parte della cultura, per attivisti e scienziati una pratica crudele e insostenibile.

ATTENZIONE: le immagini riportate in questo articolo potrebbero urtare la vostra sensibilità

Una crudele tradizione

Isole Faroe, dove il verde della natura incontaminata e il blu delle acque dell’Oceano Atlantico settentrionale incontrano il rosso del sangue di centinaia di cetacei che ogni anno vengono uccisi sulle sue spiagge, nel giubilo generale e sotto la legalità della legge. Qui, infatti, per una tradizione che risale ai tempi dei Vichinghi, si svolge annualmente la grindadráp (o grind), dal faroese “grindhvalur” – balena pilota – e “dráp” – uccisione.

Questo tipo di caccia, molto sentita dalla popolazione locale, prevede che – una volta avvistati gruppi di globicefali, i cosiddetti “pod” – questi vengono radunati da imbarcazioni e spinti verso una delle 26 spiagge designate, dove vanno incontro a una morte lenta, dolorosa, e soprattutto inevitabile.

La grind prevede l’utilizzo di uncini di metallo dalla punta smussata, che vengono conficcati negli sfiatatoi degli animali per trascinarli sulla spiaggia, dove la loro colonna vertebrale viene recisa con dei coltelli e dove vengono poi lasciati a dissanguarsi per poi venire distribuiti in quote adeguate alle famiglie che hanno partecipato all’evento. E si parla di famiglie perchè questa, nelle isole Faroe, è una tradizione che coinvolge grandi e piccini da generazioni, ed è vista dai più come parte integrante della cultura locale.

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Foto: Seasheperd

Quello che resta dopo la mattanza viene poi rigettato in mare, da una scogliera, oppure in qualche luogo sperduto sulla terra, e dimenticato. Almeno fino al prossimo avvistamento, dove questo gioco crudele ricomincia. Solo nel 2025 sono state 10 le grind che hanno avuto successo. Gli esemplari di balene pilota e delfini uccisi ammontano – ad oggi – a più di 900, 285 solo nell’ultima di queste, avvenuta solo pochi giorni fa (16 settembre 2025). E in questi numeri non sono inclusi i feti e i cuccioli, che comunque non vengono risparmiati.

Identità culturale

Per gli abitanti delle Isole Faroe, la grind è parte integrante della propria identità culturale, legata ad una storia di sopravvivenza contro una natura spietata e senza scrupoli, e una pratica che, a detta dei più, rappresenta un’alternativa sostenibile all’attuale modello di produzione alimentare industriale e intensivo.

grind faroe
Foto: Seasheperd

Tuttavia, secondo i risultati di una ricerca del 2023, “la maggior parte dei faroesi non partecipa alla caccia alle balene, né consuma prodotti derivati dai cetacei cacciati”, e che affermare che questo tipo di caccia sia sostenibile “semplifica eccessivamente una questione complessa e non si tiene conto del lento tasso di riproduzione dei globicefali e di un approccio venatorio che distrugge intere comunità. Inoltre, queste cacce generano una notevole quantità di rifiuti, molti dei quali potrebbero essere riversati in mare”.

In più, questo tipo di carne contiene alti livelli di contaminanti ambientali – in particolare mercurio e policlorobifenili (PCB), ma anche sostanze per- e polifluoroalchiliche (PFAS) di origine industriale – tossine che possono rappresentare gravi rischi per la salute di bambini e feti in via di sviluppo, soprattutto al livello dello sviluppo neurologico, tanto che il Dipartimento di Medicina del Lavoro e Salute Pubblica delle Isole Faroe ha rilasciato un avviso nel 2012 in cui si raccomandava la completa cessazione del consumo di carne di globicefalo proprio a causa degli elevati livelli di contaminanti.

C’è chi dice no

Una delle associazioni di attivisti che da anni si impegna nel cercare di fare informazione – sia a livello internazionale che locale, attraverso il confronto diretto con la popolazione faroese – è Seasheperd, che dal 2016 invia ogni anno una squadra di terra alle Faroe per indagare, documentare e mettere in luce la realtà di questa caccia. Mattia Secolo – uno dei volontari che quest’estate ha partecipato all’ “Operation Living Fjords” – ci ha raccontato della sua esperienza durante le grind a cui ha avuto modo di assistere in questi giorni.

grind balene
Foto: Seasheperd

“Una volta che tutti gli esemplari del pod sono tutti morti, e la spiaggia è tutta rosso sangue, le persone iniziano ad andarsene” – ha detto Mattia – “bisogna tenere presente che questi sono eventi pubblici, ogni volta che viene avvistato un pod di solito esce un articolo su uno dei giornali locali che avvisa le persone che è stata chiamata una grind, e quindi possono andare a vedere lì sulle spiagge insieme alle famiglie. Ci sono infatti moltissimi bambini che vengono ad assistere. Quando siamo arrivati lì sul posto abbiamo visto tutta una fila di macchine sulla strada, piene di gente che veniva a vedere la grind.” E non tutti vedono allo stesso modo la presenza dei volontari che documentano l’evento, ci ha raccontato Mattia.

Sensibilità diverse

“Ogni comunità ha una visione diversa della nostra volontà di documentare. Una volta, quando eravamo già sulla spiaggia pronti a fare tutta la documentazione, quando il pod è scappato e non sono riusciti a farlo arrivare a riva, il grind foreman (la persona di riferimento a terra che si occupa di decidere cosa fare, se interrompere in caso di problemi di sicurezza, e che da indicazioni sull’utilizzo degli strumenti) è venuto a parlarci e ci raccontava che era d’accordo su quello che facevamo, ed era molto gentile nei nostri confronti.

Quando poi invece è effettivamente avvenuta la grind la popolazione era molto aggressiva, non ci facevano nemmeno accedere alla spiaggia, nonostante quello che facevamo fosse completamente permesso, anche a livello legale. È stata un’esperienza molto particolare”. L’attività di organizzazioni come Seasheperd, soprattutto nell’ultimo decennio, ha permesso di avere un confronto con la popolazione locale, che negli anni ha portato ad avere figure di informatori locali che possono avvisare la chiamata di nuove grind ancora prima che la notizia delle stesse esca sui giornali.

grind balena
Foto: Seasheperd

“Noi qui siamo in allerta 24 ore su 24 perchè siamo sempre pronti a rispondere agli allarmi di nuove grind” – conclude Mattia – “è una situazione molto stressante. Io ancora non me ne sono proprio reso conto, sto continuando a vivere normalmente, perchè adesso siamo in modalità lavoro, sembra quasi che non sia successo nulla. Quando poi però torni a casa, inizi effettivamente a realizzare quello che hai visto, tutto il sangue, ed è un’esperienza davvero assurda.”

Le Isole Faroe sono un arcipelago composto da 18 isole montuose, abitate da una popolazione di 53.000 abitanti, si trovano a metà strada tra la Scozia e l’Islanda e sono una nazione autonoma del Regno di Danimarca in seguito all’istituzione dell’Home Rule Act del 1948. Le livestream delle grind più recenti sono disponibili alla pagina Instagram di Seasheperd.

Giulia Prior

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Giulia Prior
the authorGiulia Prior
Ho conseguito una Laurea Magistrale in Security Intelligence and Strategic Studies presso l'Università di Glasgow dopo una triennale concentrata sul diritto internazionale ed europeo. Mi appassionano tematiche legate ai diritti umani, alla sostenibilità ambientale e alla sicurezza internazionale.

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