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Droni, recinzioni e basi NATO al confine fra Russia e Finlandia

Con l’entrata nella NATO, la lunga frontiera tra Finlandia e Russia è diventata una nuova linea di tensione nel Grande Nord, con conseguenze su entrambi i fronti.

L’adesione alla NATO

A seguito dell’invasione ucraina, nel febbraio 2022, la potenziale minaccia incarnata da Mosca ha spinto la Finlandia ad aderire alla NATO, dotando l’Alleanza di un confine boschivo di 1380 chilometri: la più lunga frontiera tra Russia ed Europa. Helsinki, però, non si è limitata solo a questo: dissuadere i russi da una guerra significa implementare una serie di decisioni che il Paese aveva già intrapreso negli scorsi anni, memore dell’ultimo conflitto con il vicino gigante.

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Il Segretario Generale della NATO Mark Rutte e il Presidente della Finlandia, Alexander Stubb. Foto: NATO

Il governo finlandese, infatti, sta potenziando una forza di riservisti già consistente, utile a contrastare meglio un possibile attacco, mentre poche settimane fa è stata annunciata l’apertura di un nuovo comando NATO, i cui membri si sono riuniti per l’ultima volta lo scorso 24 giugno. Il quartier generale settentrionale ospiterebbe circa cinquanta generali provenienti dai Paesi dell’Alleanza, assieme al comando dell’esercito finlandese, nella città di Mikkeli, a due ore di macchina dal confine.

Nel caso in cui dovessimo entrare in conflitto, questo quartier generale lavorerebbe a fianco delle forze NATO in un ruolo di comando e controllo”, ha dichiarato il brigadiere Chris Gent, del Comando terrestre alleato, durante una visita in Finlandia.

Una nuova cortina di ferro

Infine, tra i due paesi è in costruzione una recinzione di ferro che Helsinki ha deciso di erigere dopo aver accusato la Russia di armare la migrazione fra i due Stati: quello che una volta era un confine vivace, seppur controllato, ora è un luogo deserto. Una vecchia rete, utile più a impedire l’allontanamento degli animali domestici che a fermare incursioni, è stata sostituita da una nuova barriera di 200 km, alta quattro metri e mezzo e posta nei punti di più facile accesso lungo la sterminata frontiera: telecamere e sensori di movimento sono stati installati su tutta la recinzione e una strada parallela la costeggia per garantire un accesso immediato alle guardie di controllo.

Per decenni, dopo la fine della Seconda guerra mondiale e, soprattutto, della Guerra fredda, la Finlandia aveva riaperto gradualmente i confini e stabilito legami commerciali con la Russia. Adesso, l’autostrada che collega Helsinki e San Pietroburgo è completamente bloccata. La prima decisione di chiudere il confine arrivò nel 2023: quando migliaia di migranti senza passaporto giunsero alla frontiera, Helsinki interpretò l’evento come una ritorsione russa per la sua adesione alla NATO.

La risposta russa

D’altra parte, anche la Russia ha preferito adottare lo stesso atteggiamento: Mosca sta rispolverando una serie di basi militari risalenti agli anni dell’Unione Sovietica: una scelta dovuta a ragioni di sicurezza; tuttalpiù quando i recenti attacchi ucraini alle basi aeree russe, tra cui il campo di Olenya, vicino la Finlandia settentrionale, hanno portato il conflitto più vicino a casa.

Le divisioni emergenti al confine, tuttavia, ne hanno provocate anche all’interno della società finlandese: alcune persone – impossibilitate a trovare parenti vicini o colpite economicamente dall’interruzione dei rapporti – hanno criticato questa scelta, mentre altre hanno intravisto la necessità di prepararsi e scoraggiare un possibile attacco. La chiusura del confine ha portato a un calo di circa tredici milioni di viaggi transfrontalieri, la scomparsa di turisti russi e l’interruzione del commercio ha comportato una perdita di 300 milioni di euro per una regione il cui bilancio annuale si attesta sui 5,5 miliardi, con un tasso di disoccupazione pari al 15%; ben al di sopra della media nazionale.

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Molte famiglie si sono ritrovate divise: la Finlandia, infatti, conta 32 000 abitanti con doppia cittadinanza russo – finlandese, e molti di loro, ad oggi, non possono incontrare parenti stabili in Russia o viceversa. Il caso può sembrare di poco conto, ma attualmente è stato sottoposto all’attenzione della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, dove la Finlandia dovrà saper giustificare adeguatamente le misure prese in questi anni.

La strategia finlandese

Al poligono di tiro di Lappeenranta – a circa cento miglia dalla seconda città russa per abitanti, San Pietroburgo, – Latto dice che i riservisti si esercitano con tre droni, tra cui il veicolo di sorveglianza Parrot Anafi, utilizzati dagli eserciti professionali di diversi membri NATO.

L’assalto all’Ucraina ha indurito la percezione che il quarantasettenne ha della Russia: “E se decidessero di venire a cambiare il confine, proprio come hanno fatto con l’Ucraina?”, ha detto Latto, che di lavoro non fa il militare ma gestisce una piccola attività di assemblaggio di insegne al neon e cartelloni pubblicitari. Il riservista ha ricordato il tentativo di invasione sovietica durante la Seconda guerra mondiale, quando il Paese è stato costretto a cedere circa il 10% del suo territorio.

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Il generale dell’esercito Daniel Hokanson, capo dell’Ufficio della Guardia Nazionale, e il tenente generale Vesa Virtanen, capo del Comando di Difesa delle Forze di Difesa finlandesi, incontrano il colonnello Mika Rytkonen, comandante del Distretto di Guardia di Frontiera Sud-Orientale della Finlandia, vicino a Vaalimaa, Finlandia, il 13 ottobre 2023. Hokanson ha visitato la Finlandia per rafforzare i legami bilaterali tra la Guardia Nazionale e la Finlandia.

I due Stati insistono sul fatto di non rappresentare una minaccia l’uno per l’altro: il primo ministro Alexander Stubb ha dichiarato che un certo rafforzamento del confine da parte russa è una risposta normale all’adesione di Helsinki alla NATO, che ha più che raddoppiato la lunghezza del confine russo con l’Alleanza.

Ma a smentire, almeno in parte, la dichiarazione del premier finlandese è un documento del governo che afferma come il rischio di un conflitto armato con la Russia sia aumentato, visto l’accrescimento delle capacità militari di Mosca e il desiderio del Cremlino di costituire una zona cuscinetto con l’Occidente dall’Artico all’Europa meridionale. Il governo, infatti, ritiene che la Russia voglia rafforzare la vicina regione militare di Leningrado, una volta terminata la guerra in Ucraina. Nuovi presidi e magazzini, come visibile dalle immagini satellitari, sono costruiti dal genio delle forze armate russe.

Un alto funzionario governativo, tuttavia, ha definito questi lavori come “minoritari” e affermato che non rappresentano una seria minaccia per il Paese: lo scopo di Helsinki, che comunque dispone da tempo di un esercito forte e preparato, è segnalare in modo credibile a Mosca che “non ne vale la pena” di tentare un’invasione su larga scala.

La Finlandia ha poi adottato un’altra serie di misure che aiutano a capire il clima di tensione che, a ogni modo, si respira al confine. Helsinki, infatti, vuole dotarsi di mine anti uomo da disporre lungo il confine e ha vietato ai cittadini russo – finlandesi di pilotare droni, così come ai soli russi di acquistare proprietà. Poco fa è stato annunciato che i segnali di telefonia mobile vicini alla Russia sono stati in qualche modo disturbati, facendo pensare a un’azione di Mosca.

finlandia cartello

Anche la Russia, dal canto suo, afferma di non vedere nel riarmo NATO una possibile minaccia, negando qualsiasi piano di aggressione contro territori facenti parte dell’Alleanza. Un segnale distensivo, in apparenza, ma in contrasto con l’annuncio del Ministero russo per la Difesa di nuovi piani per rafforzare le capacità militari russe nell’Ovest e nel Nord – Ovest del Paese.

Il Grande Nord come frontiera strategica

Le trasformazioni in corso lungo il confine russo – finlandese segnano un cambio di strategia da parte di Helsinki in materia di sicurezza, soprattutto nei confronti della Russia: nonostante il Paese si prepari da anni a una possibile invasione, il rafforzamento della frontiera segna una nuova fase, più marcata e decisa. A livello generale, tutto il Nord Europa e l’Artico stanno assistendo a un progressivo aumento delle capacità difensive da parte degli attori coinvolti. Eventi apparentemente isolati e lontani come la guerra in Ucraina, perciò, vanno letti entro un contesto securitario più ampio, dove il Grande Nord assume una posizione sempre più centrale nei ragionamenti strategici e militari delle grandi potenze.

Niccolò Radice Fossati

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Niccolò Radice Fossati
Classe 2004, studio Scienze internazionali e Istituzioni europee presso La Statale di Milano, ma nel tempo libero mi occupo anche di lingua e cultura russa. Mi interessa tutto ciò che riguarda la Politica estera di Mosca, soprattutto nella Regione artica e credo che comprendere il mondo sia comprendere la Russia stessa.

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