Il porto norvegese di Narvik diventa protagonista nella strategia di difesa della NATO, trasformandosi in uno snodo logistico cruciale per l’interoperabilità tra Stati Uniti, Scandinavia e Baltico.
Narvik come snodo geostrategico
Oltre il Circolo Polare Artico, in Norvegia, c’è un porto le cui acque sono libere dai ghiacci per tutto l’anno. Nell’Ottocento, da qui prendevano il largo le navi cariche di ferro verso i mercati tedeschi, inglesi e olandesi. Collocato nell’Ofoten Fjord e relativamente protetto dalle intemperie artiche, il porto di Narvik è stato – ed è tuttora – un punto di transito centrale nella geografia dell’Estremo Nord.
Anche oggi Narvik è un hub strategico del Nord, e anche oggi il ferro estratto dalle ricche miniere svedesi di Kiruna da qui prende il largo verso nuovi mercati: non più solo Europa, ma anche Cina e America del Nord. Il suo clima, mitigato dalla Corrente del Golfo, e la sua posizione geostrategica lo rendono uno snodo logistico commerciale di primo piano nella moderna economia del “nuovo Artico”. Secondo le statistiche ufficiali, nel corso di un decennio Narvik ha sperimentato un aumento di circa il 10% del proprio traffico portuale.
Hub di connessione multimodale, il porto di Narvik ha visto in questi anni il transito di circa 16 milioni di tonnellate di merci all’anno, piazzandosi al secondo posto nella graduatoria dei porti norvegesi per quantità di merci movimentate (il primo rimane Bergen, con circa il triplo delle tonnellate). Grazie a banchine sufficientemente profonde per ospitare navi cargo, incluse navi container, Narvik è anche un’area cruciale per le operazioni militari del Fianco Nord della NATO.
Il valore militare: esercitazioni, personale, alleati
I venti di guerra avevano già toccato la regione in passato, come in realtà diverse zone dell’Artico. Narvik è stato infatti teatro durante la Seconda Guerra Mondiale di violenti combattimenti, quando nella primavera del 1940 gli alleati affondarono venti navi tedesche nel corso della battaglia navale nel fiordo. Per rappresaglia (e per non lasciare spazio di manovra ai nemici), nel giugno dello stesso anno i bombardieri della Luftwaffe rasero al suolo la città: la posta in gioco era proprio il controllo della linea logistica da Kiruna a Narvik, fondamentale per l’approvvigionamento di ferro per entrambi gli schieramenti.

L’asse est-ovest che corre da Kiruna a Narvik, “il porto verso il mondo” come piace chiamarlo alla compagnia di stato svedese LKAB, è tuttora il grande valore strategico del terminal norvegese, a maggior ragione a seguito dell’irrobustimento (in tempo di pace) della Northern Sea Route russa. Ma con la recente entrata di Svezia e Finlandia nella NATO, Narvik coprirà un raggio d’azione ancora più esteso. Non solo per il trasporto del ferro.
Il porto è infatti un nodo operativo per il trasporto di personale militare, equipaggiamento e armi nell’ambito delle esercitazioni militari nel teatro settentrionale. Questo recente “allungamento” dell’asse di proiezione, che da Narvik si estende agli Stati Uniti e alla Finlandia, è stato comprovato l’anno scorso dall’esercitazione Steadfast Defender 2024, la più grande dell’Esercito statunitense su suolo europeo.
L’obiettivo? Dispiegare rapidamente equipaggiamento e soldati in caso di potenziale crisi o conflitto (anche dalla ben più calda Louisiana), potenziare la readiness militare, rafforzare la rete logistica e l’interoperabilità. Nel 2024 sono transitati da Narvik circa cinquecento pezzi di equipaggiamento, e soltanto attraverso la Ofoten Line (lato norvegese)-Iron Ore Line (lato svedese) – costruita più di un secolo fa – sono stati trasportati circa trecento containers e più di duecento veicoli.
Nell’ambito della più recente esercitazione Swift Response 2025, Narvik ha vissuto lo sbarco di centinaia di mezzi e di oltre mille paracadutisti americani (tra cui l’82a Airborne Division) in vista di operazioni congiunte a Bardufoss. La nave mercantile M/V ARC Endeavor è entrata a Narvik appositamente per l’esercitazione, consegnando container e mezzi corazzati destinati alle unità dirette verso le basi norvegesi e finlandesi.

Continuità e cambiamento per la Norvegia
Non stupisce dunque che, alla luce dei recenti sviluppi, anche la Finlandia abbia approvato il potenziamento della rete ferroviaria che fa capo a Narvik e che segue la direttrice Oulu-Kemi-Tornio-Haparanda-Kiruna. Inoltre, da parte norvegese sono al vaglio misure di potenziamento delle infrastrutture portuali e della logistica connessa. Si è quindi costituito in tempi rapidi un vero e proprio corridoio di mobilità militare (terrestre, sia stradale che ferroviaria) che dovrebbe consentire, in caso di crisi, di trasferire rapidamente forze, anche da oltreoceano, evitando le più esposte linee di comunicazione marittime in acque artiche.

Con la ricalibrazione della linea dissuasiva verso la Finlandia, ad alcuni osservatori il ruolo della Norvegia sembrava destinato a ridimensionarsi. Invece, la costituzione di una vera e propria dorsale logistica e strategica nell’Estremo Nord non fa che sottolineare il cruciale ruolo, non solo transatlantico ma anche europeo, della Norvegia quale “transit country“, ad esempio in relazione al teatro baltico-orientale. Insomma: se prima le forze in Norvegia arrivavano per fermarsi, ora è necessario consentirne il transito verso altre aree con le infrastrutture necessarie.
Eppure, occorre tener presente che, nello scenario contemporaneo, ad esporre a vulnerabilità non tradizionali (come azioni di guerra ibrida o sabotaggio) il porto di Narvik è proprio il crescente volume infrastrutturale, funzionale sia ad una proiezione di forza di stampo tradizionale che al commercio civile in aumento, con tutta la densità cibernetica e di spettro elettromagnetico che questo comporta.
Agata Lavorio