L’artista italiano Roberto Ghezzi espone all’Istituto Italiano di Cultura di Copenaghen: un dialogo tra scienza, natura e arte visiva.
Il 21 maggio si apre a Copenaghen Greenland Blurring. Art, Science and Climate Change in the Polar Lands, la nuova mostra personale di Roberto Ghezzi, un artista che ha fatto della natura il suo linguaggio. Curata da Mara Predicatori, l’esposizione è organizzata dall’Istituto Italiano di Cultura. Sarà visitabile fino al 6 giugno.
In collaborazione con il CNR – Istituto di Scienze Polari, e con il contributo della ricercatrice Fabiana Corami, Greenland Blurring racconta un’esperienza artistica fuori dal comune: il ghiaccio che si scioglie non è solo un indicatore di allarme climatico, ma si fa protagonista anche di un gesto creativo.
Ghezzi è noto per aver ideato le “Naturografie”, opere in cui è la natura stessa a incidere le superfici. un ampio progetto che intende “far parlare il ghiaccio”, tentando di fermare su carta il fenomeno della fusione dei ghiacci delle zone artiche grazie alla rivisitazione tecnica cianotipica.
La mostra nasce da due residenze artistiche realizzate grazie al CNR ISP: a Tassilaq, in Groenlandia nel 2022, e alle isole Svalbard l’anno successivo. In entrambi i casi, Ghezzi ha scelto di limitare al massimo il proprio intervento, lasciando che fosse la fusione dei ghiacci a “scrivere” le opere.
In Groenlandia ha rielaborato la tecnica fotografica della cianotipia, usando carte fotosensibilizzate su cui l’acqua di fusione ha lasciato tracce di sé. Ne risultano superfici blu e bianche che non sono paesaggi dipinti, ma impronte dirette di un cambiamento in atto. La carta diventa quindi un rilevatore dello stato e della velocità di fusione del ghiacciaio.
Come scrive Predicatori: «le sue opere diventano oggettificazioni della natura capaci di restituire una dimensione estetico-romantica del paesaggio, ma anche, contemporaneamente, sono il supporto per indagini di matrice scientifica sullo stato degli ambienti e su fenomeni ambientali ed ecologici.»
Alle Svalbard, invece, Ghezzi ha affidato a piccole telecamere trasportate dai rivoli di fusione il compito di registrare il processo. Ne nasce un video che, più che documentare, interpreta il cambiamento stesso: stralci di cielo, acqua e ghiaccio si fondono in una narrazione immersiva e quasi astratta. È la natura stessa a scegliere dove guardare.
L’approccio di Ghezzi possiede anche una sua rilevanza scientifica. Alcune cianotipie mostrano variazioni cromatiche dovute alla presenza di un’alga rossa sempre più diffusa, che accelera la fusione del ghiaccio. Dove c’è l’alga, l’effetto albedo è alterato: la superficie si scalda, diventa più porosa e imprime segni diversi.
L’artista, consapevole di questo potenziale, ha coinvolto i ricercatori Biagio Di Mauro e Fabiana Corami già nella fase preparatoria. È anche grazie a questo dialogo che le opere possono essere lette come “referti”, tracce di un processo reale e misurabile.
Greenland Blurring è una mostra che vuole suscitare degli interrogativi. In un tempo in cui i ghiacci artici scompaiono a ritmi sempre più accelerati, Ghezzi propone una forma d’arte che non rappresenta la natura, ma la coinvolge direttamente nel processo artistico.
Predicatori lo sintetizza così: «le Naturografie di Ghezzi diventano una via in cui poesia e lessico scientifico, irrazionalità e razionalità, delega e controllo sui fenomeni naturali convivono e diventano metafora». Una metafora potente, che mette in discussione il ruolo dell’uomo: interprete fragile, spettatore, e al tempo stesso protagonista delle trasformazioni che minacciano l’ambiente che abita.
Enrico Peschiera
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