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Beyond EPICA, in Antartide alla ricerca del ghiaccio più antico

Foto Scipinotti ©PNRA/IPEV

La conclusione di una delle più grandi imprese scientifiche polari promette di riscrivere ciò che sappiamo sul clima della Terra. Beyond EPICA – Oldest Ice va alla ricerca del ghiaccio più antico mai analizzato, per quella che è tra le imprese scientifiche più ambiziose nel campo della paleoclimatologia.

Il ghiaccio più antico

Nel cuore più remoto del continente bianco, a 3.200 metri di altitudine e con temperature che anche in estate si aggirano intorno ai –35 °C, è iniziata l’ultima e più delicata fase di una delle imprese scientifiche più ambiziose degli ultimi decenni. A Little Dome C, un altopiano ghiacciato 35 chilometri dalla base italo-francese Concordia, ha preso il via la quinta e conclusiva campagna del progetto Beyond EPICA – Oldest Ice, lo sforzo internazionale che punta a recuperare la più antica testimonianza della storia climatica terrestre mai estratta da una carota di ghiaccio.

Coordinato dall’Istituto di Scienze Polari del CNR (Cnr-Isp) e sostenuto da dodici istituzioni europee, il progetto coinvolge un team di 15 ricercatrici e ricercatori che lavoreranno per due mesi nel campo antartico, affrontando condizioni estreme e sfide tecnologiche fuori dal comune. L’obiettivo? Penetrare fino al substrato roccioso che giace sotto chilometri di ghiaccio e riportare in superficie campioni capaci di raccontare oltre 1,2 milioni di anni di storia climatica.

Una finestra su un passato remoto

Le carote di ghiaccio rappresentano uno degli archivi naturali più preziosi del pianeta. Strato dopo strato, catturano tracce atmosferiche – bolle d’aria intrappolate nel ghiaccio, particolato, isotopi – che raccontano temperature, cicli climatici, e la concentrazione dei gas serra nel passato.

Negli anni scorsi Beyond EPICA ha già raggiunto un risultato storico: intercettare sezioni di ghiaccio risalenti a un’epoca precedente alla Transizione del Pleistocene Medio (MPT), il periodo – tra 900.000 e 1.2 milioni di anni fa – in cui i cicli glaciali terrestri passarono da oscillazioni brevi (circa 40.000 anni) a cicli molto più lunghi, di 100.000 anni. Comprendere le cause di questa trasformazione è cruciale per interpretare la dinamica climatica odierna e futura.

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Little Dome C. Scipinotti©PNRA/IPEV

La campagna appena iniziata punta a perforare la roccia sottostante per determinare quando quella superficie è stata esposta all’atmosfera l’ultima volta, un dato fondamentale per stimare l’età complessiva della calotta antartica in quell’area. Allo stesso tempo il team estrarrà nuove sezioni profonde – tra 2.350 e 2.590 metri – per ottenere ulteriore materiale da analizzare.

“Le sfide tecnologiche e ingegneristiche che affrontiamo quest’anno sono senza precedenti”, spiega da Little Dome C Carlo Barbante, professore all’Università Ca’ Foscari Venezia, associato del Cnr-Isp e coordinatore del progetto. “Arriviamo a questo momento forti del successo delle precedenti campagne e dell’altissimo livello del team internazionale impegnato qui sul campo.”

Dall’Antartide all’Europa: il lavoro nei laboratori

Mentre a Little Dome C le perforazioni continuano, in Europa è già iniziata la seconda metà della missione: l’analisi dei campioni riportati a terra durante la stagione precedente.

Dopo la preparazione iniziale all’Alfred-Wegener-Institut (AWI) di Bremerhaven, una parte della carota di 2.800 metri è stata studiata nei laboratori del British Antarctic Survey (BAS) di Cambridge. Qui i ricercatori hanno analizzato chimicamente 190 metri di ghiaccio della sezione più profonda, confermando che si tratta della registrazione climatica più antica mai recuperata, risalente ad almeno 1,2 milioni di anni fa.

È un risultato senza precedenti: mai prima d’ora si era riusciti a ottenere campioni così antichi e così ben conservati, veri e propri “capsule temporali” dell’atmosfera primordiale, contenenti informazioni cruciali sul ciclo del carbonio e sulla variazione dei gas serra nel tempo.

Le analisi continueranno presso BAS e negli altri centri partner: CNRS, Università Ca’ Foscari Venezia, Università di Milano-Bicocca, AWI, Università di Berna, Norwegian Polar Institute, Università di Bergen e Università di Copenhagen. Ogni laboratorio contribuirà a illuminare un aspetto diverso dell’evoluzione climatica terrestre.

Un grande sforzo europeo

Beyond EPICA è un progetto finanziato dall’Unione Europea e sostenuto da numerose agenzie scientifiche nazionali in Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Norvegia, Svezia, Svizzera, Paesi Bassi e Regno Unito.

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Scipinotti©PNRA/IPEV

La logistica antartica – essenziale per un’operazione di questa complessità – è garantita dall’ENEA, insieme all’Istituto Polare Francese (IPEV), nell’ambito del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA), a sua volta coordinato dal CNR e supportato dalla rompighiaccio Laura Bassi.

Sul campo, nella stagione 2025–26, opereranno esperti provenienti da otto Paesi, tra cui tecnici ed esperti italiani del Cnr-Isp ed ENEA.

Perché questa ricerca è cruciale

A oltre un milione di anni di distanza, l’Antartide conserva ancora il ricordo delle oscillazioni climatiche che hanno modellato la Terra ben prima dell’Homo sapiens. Recuperare e leggere questi archivi significa fornire ai climatologi strumenti più precisi per interpretare il riscaldamento globale attuale e prevedere la risposta delle calotte glaciali nei prossimi secoli.

Il successo di Beyond EPICA – che si avvia ora alla sua campagna conclusiva – non rappresenta soltanto un traguardo scientifico straordinario, ma anche un esempio di cooperazione internazionale che unisce competenze, logistica e visioni complementari.

Dal cuore del continente più inospitale, un pezzo della nostra storia climatica sta tornando alla luce, grazie al lavoro congiunto di scienziati da tutto il mondo. E potrebbe dirci molto sul nostro futuro.

Enrico Peschiera

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Enrico Peschiera
Ho studiato Relazioni Internazionali e oggi mi occupo di comunicazione aziendale. Scrivo qui perché l'Artico è una frontiera di profondi cambiamenti che meritano di essere raccontati. Genovese e genoano.

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