Dopo la sosta dovuta alla pandemia, il fotografo Isacco Emiliani riprende le sue missioni in solitaria nelle gelide terre artiche.
Islanda, Finlandia, Norvegia, Svalbard. E quest’anno, Groenlandia. Un progetto di tappe e scoperta, viaggi organizzati e vissuti in solitaria “ma mai da solo”, racconta Isacco Emiliani, che dei ghiacci è tutto tranne che di casa. Nato e cresciuto a Faenza, ha sviluppato il progetto Arctic Visions nel 2016, iniziando a esplorare prima l’isola dei vulcani, l’Islanda. Dopo il primo viaggio, gli altri sono diventati parte delle pubblicazioni di “Arctic Visions”.
“L’idea alla base del progetto è quella di entrare in contatto con luoghi, persone e culture che ancora non abbiano subìto l’arrivo del turismo, di massa o di nicchia che sia. Luoghi autentici e culture intatte, che inevitabilmente verranno anche modificate dal turismo globalizzato”, racconta Emiliani.
Il 2023 vede Arctic Visions concentrato sulla Groenlandia, tra i villaggi di Upernavik e Ilulissat. “In questi giorni sono nell’estremo Nord, ospitato da persone del posto. Vedere posti prima che cambino con il turismo e la globalizzazione, difficili da raggiungere per varie ragioni, è un’emozione indescrivibile, ti mette in contatto con una realtà immutata e quasi mistica”.
“Volevo vivere un’esperienza autentica, immergendomi completamente in questo viaggio. Volevo andare a Kullorsuaq, villaggio raggiungibile solo in elicottero, dove con una professoressa avevo trovato l’ospitalità dalle persone del posto.
Ma l’elicottero ha avuto un problema tecnico e poi è arrivato il maltempo, e mi sono trovato quindi da solo in un villaggio senza alcun contatto”.
Upernavik è uno dei villaggi che vive più di pesca in Groenlandia. Non ci sono hotel, c’è solo una room service. Non esiste accoglienza per gli stranieri, si può solo eventualmente accordarsi con le persone del luogo. Motivo anche per il quale il turismo ancora non è arrivato con grande impatto. “Il primo impatto è stato davvero difficile, pochi conoscevano l’inglese. Poi il maltempo non si è calmato, mi sono bloccato per quasi una settimana e qui ho ricostruito grazie all’aiuto di alcuni locali un intero progetto”.
“L’ho fatto per vivere un’esperienza autentica, immergendomi completamente in questo viaggio, anche con le loro tradizioni, la loro cultura. Questa è un’esperienza ancora più profonda rispetto a quella dell’Alaska, perché vivere in una comunità autoctona ti permette di entrare in dinamiche locali impossibili da trovare in un contesto turistico”.
Oltre al vivere i luoghi, c’è un progetto artistico da portare avanti. “Alla fine di ogni viaggio creo una piccola produzione fotografica limitata, cartacea, i cui proventi servono a sostenere l’impresa in generale. Sono tematiche complesse, e i viaggi che ho organizzato fino a oggi sono difficili da realizzare. I luoghi sono spesso lontani dalle città principali, e per raggiungere un villaggio in Alaska o in Groenlandia possono anche volerci due giorni di spostamenti in elicottero o su piccoli aerei da turismo. Ma serve tempo, perché le condizioni meteorologiche sono spesso poco precise”.
Leonardo Parigi
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