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La Commissione Europea ha ufficialmente proposto un obiettivo al 2040 per la riduzione delle emissioni nette di gas a effetto serra del 90% rispetto ai livelli del 1990. Questo target si posiziona a metà strada tra gli obiettivi per il 2030 (-55%) e il 2050 (zero netto), e si propone di tracciare un percorso “pragmatico e flessibile” che fornisca un riferimento stabile per gli investimenti nella transizione energetica nell’Unione.
La proposta non è una sorpresa, in quanto già annunciata nelle Linee guida della nuova commissione 2024-2029 e in una Comunicazione ad hoc di febbraio, ma ha richiesto una gestazione più lunga del previsto, durante la quale sono stati introdotti alcuni meccanismi definiti di “flessibilità” per il raggiungimento dell’obiettivo. Tali meccanismi riguardano in particolare l’uso limitato (equivalente al 3% delle emissioni nette al 1990) di crediti di carbonio di alta qualità generati in paesi partner, e l’introduzione delle rimozioni domestiche permanenti (emissioni negative generate tramite soluzioni naturali o industriali) nel Sistema UE di Scambio delle Emissioni (EU ETS) per compensare le emissioni residue nei settori più complessi.
La proposta di emendamento alla Legge Europea sul Clima è stata presentata al Parlamento e al Consiglio affinché venga discussa come previsto dalla procedura legislativa ordinaria.
Si attende ora anche una comunicazione della Commissione sulla versione aggiornata del Contributo Determinato a livello Nazionale (Nationally Determined Contribution, NDC) dell’UE, un documento che tutti i paesi firmatari dell’Accordo di Parigi avrebbero dovuto presentare entro febbraio 2025. A soli quattro mesi dalla Conferenza delle Parti in Brasile (COP 30), il 90% delle Parti non ha ancora presentato il proprio NDC.
Annalisa Gozzi
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