La mappa del tesoro

Minerali, terre rare, petrolio. Ma anche potenziali virus che potrebbero sterminare buona parte dell’attuale popolazione mondiale!

Usciamo per un minuto dalla fantascienza, ma neanche troppo. Una nuova ricerca pubblicata su New Scientist e ripresa da Focus analizza tutti i “tesori nascosti” nell’Artico. E no, non ci sono solo le risorse energetiche. Vediamo più nel dettaglio:

La mappa dei “tesori artici” a cura del New Scientist

Il primo cryo-vulcano della Terra, nella Penisola di Yamal, Russia

L’improvvisa apparizione di enormi crateri che hanno segnato il permafrost siberiano remoto nel 2014 ha suscitato scalpore. Alcuni hanno ipotizzato che il riscaldamento globale stia innescando il rilascio esplosivo di idrati di metano sepolti. Altri hanno suggerito che gli impatti dei meteoriti fossero i veri colpevoli. Ma la vera risposta potrebbe essere più strana. Andrey Bychkov e i suoi colleghi della Lomonosov Moscow State University ritengono che i crateri siano i resti dei cryo-vulcani, una caratteristica geologica che in precedenza abbiamo solo intravisto su mondi alieni come Titano e Cerere.

Piuttosto che roccia fusa, i cryo-vulcani rilasciano nell’aria un miscuglio di acqua e gas ghiacciati. Bychkov suggerisce che questi fenomeni potrebbero essersi creati quando i laghi formatisi sopra di loro si sono ghiacciati. Questo effetto lascerebbe un serbatoio di terreno saturo d’acqua circondato su tutti i lati da ghiaccio, noto come Talek. Mentre l’acqua nel terreno si congela gradualmente, si espande. La pressione risultante costringerebbe il diossido di carbonio disciolto a spingere la terra sovrastante in un tumulo di ghiaccio coperto di terra.

Sappiamo bene che lo scioglimento progressivo dei ghiacci potrebbe essere una grande opportunità economica, non solo per gli Stati costieri della regione. E contemporaneamente una minaccia. Trasporti, turismo, sviluppo infrastrutturale, ma anche frizioni geopolitiche e rischio ambientale.

Un mix che potrebbe svilupparsi in maniera cruciale già nei prossimi anni, e che ogni mese vede progredire di pari passo la diplomazia e le minacce.

Proseguendo con la ricerca sui tesori artici, vediamo anche il resto delle potenzialità di questa nuova “corsa all’oro”. Stando a Focus:

Zanne di Mammuth

È di poche settimane fa la notizia del ritrovamento, grazie alle analisi del DNA realizzate da un team di scienziati scozzesi, di zanne di mammut siberiano nei mercati di souvenir della Cambogia. Ogni estate, la fusione del permafrost nella Russia nordorientale rende più facile riportare alla luce i resti della megafauna preistorica, il cui commercio è – per il momento – legale e molto redditizio. L’avorio di mammut è, a un occhio inesperto, praticamente identico a quello di elefante: non è chiaro se la sua diffusione possa contrastare, o al contrario alimentare, il contrabbando dei macabri trofei del bracconaggio.

Minerali (E conquista territoriale)

La fusione dei ghiacci significa anche un più facile accesso alle riserve minerarie offerte dalla regione artica. Qui si trovano la miniera di carbone più settentrionale della Terra – nell’isola di Spitsbergen, nell’arcipelago delle Svalbard – ma anche depositi di terra e di mare di palladio, nichel, fosfato, bauxite e terre rare. Come scrive Frank Swain, il 90% dei depositi di nichel e cobalto, il 60% di quelli di rame e il 96% di quelli di platino della Russia si trovano nel Circolo Polare Artico. La Cina ha messo gli occhi sulle miniere di zinco e sulle terre rare della Groenlandia: l’estrazione, in queste condizioni climatiche, è difficile, ma spesso dietro a queste manovre c’è la volontà di posizionarsi politicamente in un territorio che si profila come molto redditizio.

Considerando i rischi – o i tesori, se siete bio-terroristi… – alcune interessanti ricerche medico-scientifiche stanno cercando di fare il punto sulla possibilità che lo scioglimento del permafrost possa far riemergere malattie ormai debellate o virus sconosciuti.

Parlando del vaiolo, ad esempio, Newsroom afferma che «C’è una piccola possibilità che il virus possa riemergere in natura mentre il cambiamento climatico scioglie il ghiaccio. In Siberia, lo scioglimento del permafrost sta scoprendo cadaveri infetti. L’antrace “zombie”, catturato da spore di renne morte da molto tempo, ha contagiato 24 persone e ha portato a un massiccio abbattimento di renne nella regione, nel caso in cui lo avessero contratto. Da allora gli scienziati hanno cercato segni di vaiolo in cadaveri congelati trovati nell’area».

E continua: «Molti cadaveri sono stati trovati con piaghe simili a quelle causate dal virus del vaiolo, e frammenti del DNA del virus sono stati trovati in un corpo ritenuto risalente al 1700. Il virus è noto per essere vitale per più di un decennio in croste salvate in un clima temperato, quindi esiste la possibilità che semplici frammenti possano essere trovati in luoghi in cui il freddo estremo li ha preservati». Se il virus, una volta riportato in vita, possa essere ancora contagioso, è un’altra domanda. Due virus “giganti” (un tipo di virus così grande che può essere osservato al microscopio normale) sono stati trovati dopo 30.000 anni sotto il permafrost siberiano. Non costituendo una minaccia per gli esseri umani poiché infettano solo organismi unicellulari, questi virus, una volta rianimati, diventano rapidamente contagiosi.

Ulteriori informazioni: American Council on Science and Health

Leonardo Parigi © Tutti i diritti riservati

Leonardo Parigi

Sono Laureato in Scienze Politiche Internazionali all’Università di Genova e di Pavia. Sono giornalista pubblicista, e collaboro con testate nazionali sui temi di logistica, trasporti, portualità e politica internazionale.

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