Foto di Antonio Mangia
Con l’elicottero ancora fermo, la spedizione punta sulla rotta marina: un giorno tra fiordi, banchisa e soluzioni alternative per raggiungere l’Inlandsis.
Sabato, subito dopo aver inghiottito l’annullamento del volo in elicottero per l’inlandsis, JJ e Ramon attivano i contatti che avevamo trovato per affittare un peschereccio per l’indomani: proveremo a rompere il ghiaccio per avvicinarci il più possibile alla costa, tanto almeno da poter sbarcare con le motoslitte e andare verso i ghiacci via terra.
Ci contatta Martin, un pescatore. Ha il più grosso peschereccio della zona, ed è abituato a portare scalatori, turisti e avventurieri nei posti più remoti. Ha anche avuto un principe saudita tra i suoi clienti: lo ha portato a pescare lo squalo della Groenlandia. Sembra la persona perfetta. Gli spieghiamo con la mappa dove vorremmo andare, e si vede che conosce bene la zona e il suo ghiaccio. Che non è uguale ovunque: certi fiordi hanno dinamiche tutte loro.
Correnti molto forti possono assottigliare il ghiaccio da sotto, rendendo il passaggio in moto da neve particolarmente insidioso, o fiumi che portano acqua dolce possono creare dei banchi di ghiaccio d’acqua dolce impossibili da rompere con le barche ma allo stesso tempo non adatti a passare in superficie. La zona di Upernavik è famosa per le condizioni difficili del ghiaccio.
Non era sicuro che avremmo trovato qualcuno. In fondo i pescatori hanno tanto lavoro, soprattutto con il bel tempo, e di solito le aziende che possiedono i pescherecci non vogliono rischiare nulla per il guadagno di un giorno.
Appuntamento domenica mattina alle 10, tanto sappiamo già che l’elicottero, causa mancanza di manutentore, non può volare.
Il peschereccio fa circa 9 nodi all’ora, il cielo è blu, il mare calmo. In navigazione prendiamo caffè, dolci, e martin racconta un po’ di storie: ha portato turisti di tutti i tipi, ha fatto molti lavori, tra cui la guida turistica ed il poliziotto.
Dopo circa 3 ore di navigazione tranquilla arriviamo alla banchisa, e cominciamo ad aprirci la strada. Spesso, nonostante la potenza del motore, dobbiamo fare marcia indietro, prendere la rincorsa, e assaltare il ghiaccio a velocità, per poterlo rompere. Questo non significa che sia adatto a camminarci sopra, purtroppo. Dopo oltre un’ora di lotta, arriviamo ad un punto che costerebbe ore attraversare, e non ne vale la pena: siamo abbastanza vicini alla costa da capire che effettivamente si può andare in moto da neve! Alzo il mio piccolo drone, per vedere meglio dall’alto la qualità del ghiaccio. Tutto fa pensare che da qui in poi potremo avanzare in moto da neve, se l’elicottero facesse di nuovo cilecca.
Questo comporterebbe comunque una ulteriore esplorazione. Dovremmo prima andare in sci a capire se dalla costa si può risalire il ghiacciaio proprio in quella zona, e soprattutto se si può fare in motoslitta. E poi, una volta accertata la fattibilità, si dovranno comprare due moto da neve di seconda mano dai locali, una slitta, e affrontare circa due giorni di viaggio sino alla nostra WindSled, a oltre 140km di distanza e 1800 metri d’altitudine. Insomma: è una opzione lunga, complessa e costosa, che lasciamo come ultima risorsa.
Prima di tornare a casa, con una scala scendiamo dal peschereccio direttamente sulla banchisa. Ogni tanto il piede affonda un po’ troppo, ma capiamo che si può affrontare con le moto da neve.
Ci sono tracce di volpe artica, in lontananza ci sono foche a prendere il sole. Camminiamo sul mare tra iceberg, isole di granito e neve, e il peschereccio blu incastrato nel ghiaccio.
Si torna a casa, abbiamo raggiunto il risultato della giornata.
Nel frattempo Ramon fa lavorare il cervello, per trovare un modo alternativo sia alla barca che all’elicottero. Tra birre e vino, a tavola discutiamo di come si potrebbe fare a passare questo tipo di ghiaccio infido. E cercando su internet, si imbatte sui motoscafi che vengono usati nelle Everglade, negli USA: motoscafi dal fondo piatto e con una elica fuori dall’acqua, chiamati Idrocotteri.
Vengono usati anche in Finlandia e Alaska, proprio per passare laghi ghiacciati con condizioni di ghiaccio simili a questa. Passa ore a guardare video e modelli e tecniche. Questa è probabilmente una soluzione per il futuro per quanto riguarda l’accesso via terra per Windsled, almeno da Upernavik.
Sulla via del ritorno JJ chiama il pilota dell’elicottero, per chiedere conferma su domani: ci sentiremo alle 8, per capire se e quando possiamo volare. Siamo di nuovo pronti a partire!
Antonio Mangia
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