Groenlandia

Sterilizzazione forzata: la denuncia di 143 donne inuit contro la Danimarca

Senza saperlo, avevano acconsentito all’impianto di un contraccettivo intrauterino. A ottobre scorso, avevano chiesto un risarcimento alle autorità danesi, ma nessuna risposta è arrivata. Adesso le donne Inuit denunciano la Danimarca per le sue politiche di contraccezione forzata.

Cinquant’anni di silenzio

Sono 143 le donne inuit che qualche giorno fa hanno presentato denuncia contro lo Stato danese: l’oggetto della questione è una campagna organizzata tra gli anni ‘60 e 70’ dai Governi di Copenaghen, per impiantare dispositivi intrauterini sulle ragazze indigene senza il loro consenso.

All’inizio degli anni ‘60, infatti, la Danimarca intraprese una campagna di contraccezione per limitare i tassi di natalità nel territorio artico, precisamente in Groenlandia che, nonostante non fosse più una sua colonia dal 1953, rimase sotto la sua tutela.

Il vaso di Pandora

Il piano di controllo delle nascite venne denunciato per la prima volta nel 2017, quando la psicologa e attivista Naja Lyberth, rivelò che nel 1976, quando aveva solamente 13 anni, le fu impiantato un dispositivo contraccettivo durante una visita medica di “routine” a scuola.

Una serie di podcast basati sui documenti degli archivi nazionali furono poi rilasciati dall’emittente DR nel 2022, facendo luce sulle campagne danesi per limitare le nascite delle comunità indigene e aprendo il vaso di Pandora sull’operato di Copenaghen come paese colonizzatore.

Uno dei membri del gruppo di lavoro nel caso della spirale ha realizzato questo disegno che illustra la loro lotta interna associata al trauma.
Naja Lyberth

In seguito alla scoperta di quanto accaduto, 67 donne groenlandesi presentarono richiesta di risarcimento allo Stato pari a circa quarantaquattro mila euro ma, non essendoci stata alcuna risposta, in tante adesso vogliono cominciare una battaglia legale contro il Ministero della Salute.

I conti con il passato

Come commentato dall’avvocato di queste donne, Mads Pramming, negli anni ‘60 e ‘70 circa 4500 inuit si videro impiantati dispositivi contraccettivi, spesso ancora bambine, senza che queste lo sapessero. Fino a poco tempo fa, non a caso, i ginecologi groenlandesi continuavano a trovare tali impianti in donne convinte di non averli mai avuti, sollevando sempre più dubbi sulla loro origine.

Una Commissione d’inchiesta istituita in Danimarca, per fare luce più in generale sulle politiche adottate nei confronti della Groenlandia, dovrebbe pubblicare i suoi risultati nel 2025, ma ciò che divulgherà non sarà significativo in termini di casi e processi legali.

Donne Inuit con bambini. Secondo tradizione trasportano i bambini nel cappuccio allargato dei loro parka (Foto: Flickr.com/spencer&carole)

La Commissione, infatti, accerterà quanto successo ma determinerà se i diritti di queste donne saranno stati violati o meno: dovrà essere compito di un tribunale.

Le scuse ufficiali

Il Paese, tuttavia, comincia a essere avvezzo a fare i conti con il proprio passato: nel 2022, infatti, dopo oltre settant’anni sei inuit ricevettero scuse ufficiali e un risarcimento per essere stati strappati alle loro famiglie e costretti a partecipare a un esperimento ufficiale per creare un’élite di lingua danese in Groenlandia, “danesizzando” così il territorio.

Come ha commentato Sara Olsvig,  International Chair dell’Inuit Circumpolar Council: “È tempo che gli stati artici e nordici si guardino dentro e comprendano le conseguenze della colonizzazione, e in particolare le conseguenze delle politiche rivolte alle donne”.

Nicolò Radice Fossati

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Niccolò Radice Fossati

Classe 2004, studio Scienze internazionali e Istituzioni europee presso La Statale di Milano, ma nel tempo libero mi occupo anche di lingua e cultura russa. Mi interessa tutto ciò che riguarda la Politica estera di Mosca, soprattutto nella Regione artica e credo che comprendere il mondo sia comprendere la Russia stessa.

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