Groenlandia

La Groenlandia cambia marcia sul turismo

In Groenlandia il turismo cambia faccia. Intervista con il nuovo direttore Hjörtur Smárason.

Cambio di passo

Dopo l’addio di Julia Pars e un periodo di transizione, Hjörtur Smárason è il nuovo CEO di Visit Greenland. Smárason ha lavorato in precedenza nel mondo del place branding, del destination marketing, dello sviluppo turistico e della comunicazione strategica per città, regioni e Paesi di tutto il mondo.

Dopo essere diventato CEO di Visit Greenland, Hjörtur Smárason ha inviato a tutti i dipendenti e collaboratori dell’ente, una lettera contenente le linee guida della sua futura azione.

“È un grande piacere e un onore per me assumere la posizione di direttore generale di Visit Greenland. Ho un forte legame con la Groenlandia. La prima volta che sono venuto qui avevo solo 14 anni ed ero con un gruppo di giovani del piccolo villaggio di Bildudalur in Islanda, in visita alla città gemella di Kulusuk. Da allora, sono stato in Groenlandia innumerevoli volte – sia privatamente che professionalmente.

Negli ultimi 15 anni ho lavorato nel settore del place branding e del crisis management- non solo in Islanda, ma in tutti i paesi nordici, nel Nord Europa, nei Balcani, in Russia, in Nepal, nel Medio Oriente e in diversi paesi dell’Africa e ora di nuovo in Groenlandia. Questo è un momento emozionante per lo sviluppo turistico del paese e perciò dobbiamo costruire un marchio forte per la Groenlandia, (nell’ambito del turismo d’avventura), e puntare a diventare una delle destinazioni leader al mondo nel turismo sostenibile. È un viaggio di cui non vedo l’ora di far parte”.

Obiettivo 100.000

In Groenlandia, così come nel resto del mondo, il turismo ha sofferto per la crisi del Covid, e le prospettive per il 2021 non sono buone. Non è ancora chiaro quando apriranno le frontiere e se ci saranno ancora eventuali restrizioni. I turisti non arriveranno necessariamente il giorno stesso dell’apertura, e dato che il tempo medio tra la prenotazione e il viaggio è di più di 90 giorni, dobbiamo essere in grado di indicare chiaramente la nostra strategia di riapertura. Fortunatamente, non tutte le speranze sono ancora perdute.

Hjörtur Smárason. Fonte: visitgreenland.com

Una delle cose più importanti in tempi di crisi è capire l’impatto che si genera sul comportamento delle persone, poiché quando il turismo ricomincerà, non sarà lo stesso di prima. Certo, non sappiamo esattamente come cambierà, ma gli studi suggeriscono che i turisti guarderanno verso destinazioni più isolate

Destinazioni dove c’è un numero limitato di persone, che hanno mantenuto una buona gestione delle cose durante la crisi pandemica e destinazioni dove possono sentirsi al sicuro. Destinazioni come la Groenlandia. Che si è data come obiettivo arrivare ad avere 100.000 arrivi entro il 2022.

Issare le vele per il futuro

«Questo dà al nostro paese un vantaggio che può essere sfruttato», afferma Smárason. «Dobbiamo capire chi la pensa così, come possiamo raggiungerli e dobbiamo portarli in Groenlandia, in modo da poter far ripartire il turismo, far lavorare la gente e far riaprire le imprese. Anche se si prevede che il turismo a livello globale impiegherà alcuni anni per riprendersi dal Covid-19, non c’è ragione perché la Groenlandia segua questo trend». 

«La Groenlandia non è mai stata e non sarà mai un paese ordinario, abbiamo un vantaggio che risiede nel nostro isolamento, nella nostra natura selvaggia e nella nostra poca gente. Un vantaggio che dobbiamo sfruttare per rimetterci in piedi rapidamente e questo sarà solo il nostro primo passo».

I nuovi aeroporti potrebbero aprire nuove ed eccitanti opportunità per lo sviluppo delle destinazioni e dei loro prodotti turistici. Uno sviluppo che crea una serie di nuove occasioni e che offre alle comunità locali l’opportunità di creare lavoro nella propria città, in base alla cultura e alle attrazioni locali. Ma costruire un aeroporto non è sufficiente. Queste infrastrutture hanno bisogno di essere promosse, valorizzate e commercializzate, in modo che i clienti finali le usino. 

Una base per lo sviluppo

Il turismo può creare una solida base per migliori infrastrutture e trasporti in Groenlandia. «La Groenlandia ha il vento in poppa, non possiamo sentirlo a causa della pandemia, ma il vento è iniziato con l’attenzione mediatica che il Paese ha ottenuto a causa dell’offerta di Trump continuerà con l’esposizione che sta arrivando attraverso serie TV internazionali, film ed eventi sportivi. 

Questa attenzione internazionale è sostenuta da artisti e atleti locali, che si spingono ben oltre i confini della Groenlandia, come l’autore Niviaq Korneliussen e lo sciatore Nuunu Chemnitz Berthelsen. Ogni nuova compagnia aerea, catena alberghiera o altro attore importante nel mercato turistico, rappresenta un potente canale di marketing, con visibilità sia verso i propri clienti che attraverso i canali di vendita». 

L’acquisizione da parte di Icelandair di Air Iceland Connect è il primo cambiamento nei collegamenti aerei verso la Groenlandia, e rende le destinazioni groenlandesi visibili su tutti i canali di vendita della compagnia. Questo rende possibile prenotare un volo continuo da New York a Nuuk, da Londra a Kulusuk, da Los Angeles a Ilulissat o da Berlino a Narsarsuaq, con un solo scalo a Keflavik. Questo cambiamento da solo può avere un impatto significativo sul turismo in Groenlandia.

Overtourism

Il turismo di massa è una delle maggiori preoccupazioni per la crescita della filiera turistica. L’Islanda l’ha sperimentato nei primi anni del suo boom turistico. La cosa più interessante e spesso fraintesa dell’overtourism è che generalmente non si verifica perché ci sono troppi turisti su scala nazionale, ma perché i turisti si raggruppano a livello regionale quando le destinazioni, come l’Islanda, non sono preparate a riceverli e a distribuirli in tutto il Paese

«Se vogliamo evitare di cadere nelle stesse trappole» prosegue Hjörtur Smárason, «è cruciale che sviluppiamo l’infrastruttura abbastanza velocemente e accuratamente, non solo con gli aeroporti, ma anche con investimenti in hotel, esperienze, sentieri, percorsi segnalati e sviluppo del prodotto. Dobbiamo creare una crescita sostenibile, non solo in relazione alla natura fragile, ma anche in relazione agli insediamenti sensibili e al mercato del lavoro groenlandese».

«Dovremmo prepararci per una crescita del 25% all’anno dal 2023, non necessariamente perché questo dovrebbe essere l’obiettivo, ma perché saremo in grado di gestire una crescita del 20%, se ci prepariamo per una crescita del 25%. Non possiamo farlo se ci prepariamo solo per una crescita del 5%. 

Una nuova linea di crociera, una compagnia aerea o anche semplicemente una nuova rotta aerea, può significare una crescita del 10-20% in un solo salto. Inoltre, è anche molto più facile attrarre investitori per costruire le infrastrutture mancanti, in luoghi dove vi è una crescita del 20-25%. È quindi importante che tutti gli attori rilevanti, (il governo e i ministeri, così come i comuni e l’industria stessa), assicurino che ci sia un investimento in questo sviluppo, (naturalmente attraverso il marketing, ma anche attraverso l’istruzione, l’innovazione e le infrastrutture locali).

L’ora di Nuuk

«Ora è il momento di iniziare a prepararsi, dobbiamo calcolare diversi scenari turistici per i prossimi dieci anni e assicurarci di essere sempre un passo avanti agli sviluppi. In questo modo, assicureremo i migliori risultati per l’industria del turismo in Groenlandia, per gli investitori e la popolazione locale». 

Una strategia efficace, che ha fatto sì che il turismo crescesse da circa 150.000 a 300.000 arrivi all’anno, fu quella di costruire un nuovo aeroporto nel Parco Nazionale Torres del Paine in Patagonia. La stessa cosa è successa a Victoria Falls in Zimbabwe. 

«L’importante è che noi stessi guidiamo la crescita, controlliamo quali ospiti arrivano (attraverso un marketing mirato) e ci assicuriamo che la nostra gamma di prodotti e le nostre infrastrutture siano pronte a ricevere gli ospiti. In questo modo possiamo gestire al meglio la crescita senza la minaccia di fallimenti.

Dobbiamo rafforzare l’immagine della Groenlandia come un paese sostenibile, un’immagine che non porti solo benefici all’industria dei viaggi, ma anche al settore dell’export, del design e degli altri prodotti groenlandesi».

Andrea Delvescovo 

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Andrea Delvescovo

Sono laureato in “Lingue e comunicazione per l’impresa e il turismo” presso l’Università della Valle d’Aosta, oltre a scrivere articoli per Osservatorio Artico, collaboro anche con il Centro studi Italia- Canada. In particolare mi occupo di geografia turistica e commerciale, novità imprenditoriali e nuovi trend.

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