© Bundeswehr
Tra scioglimento dei ghiacci e rivalità globali, i cavi sottomarini artici sono il nuovo fronte della sicurezza internazionale.
“Terra Verde”, l’isola più grande del mondo. La Groenlandia, appena colonizzata, fu chiamata così dal vichingo Erik il Rosso. Anche se gran parte del territorio è attualmente ricoperto da ghiaccio.
L’Artico, l’oceano ghiacciato circondato dalle masse terrestri di Canada, Stati Uniti, Groenlandia, Islanda, Norvegia, Russia, Svezia e Finlandia, è la regione del globo che si sta riscaldando più velocemente. E una delle conseguenze del cambiamento climatico è che la fusione dei ghiacci non solo rende accessibili le risorse presenti nella Groenlandia, ma sta rendendo l’Oceano Artico un importante snodo strategico, rendendo fruibili le vie di navigazione con ricadute sul commercio globale.
Se la potenza di uno Sato si misura sul controllo delle risorse, il ritiro dei ghiacci ha reso disponibili riserve di petrolio, di gas, Terre Rare, materie prime critiche finora inesplorate, che hanno attirato l’interesse delle potenze mondiali.
L’elenco delle materie prime critiche è stato pubblicato nel marzo 2023 dalla Commissione Europea. Include materiali di grande importanza economica e strategica – molibdeno, cromo, tantalio, titanio, platino, stagno e zirconio che potrebbero essere estratte dal territorio groenlandese – il cui approvvigionamento per l’Unione Europea è a rischio.
Molte di queste materie si trovano proprio in Groenlandia. Gli ambienti geologici diversificati dell’isola artica hanno sviluppato le condizioni favorevoli per la formazione di giacimenti minerari che, con lo scioglimento dei ghiacci, diventano più accessibili alle estrazioni. La mappatura e lo studio dei giacimenti sono ancora limitati e la Groenlandia, avendo un potenziale estrattivo elevato, necessita di notevoli investimenti e capacità tecniche.
Il consolidamento della competizione strategica per l’Artico, per la Groenlandia in particolare, comporta un riassestamento geopolitico della regione, nonché un deterioramento dello scenario securitario internazionale, con nuove dinamiche tra Stati Uniti, Russia e Cina. L’assottigliamento dei ghiacciai in Artico e nei Paesi nordici ha reso praticabili nuove rotte marittime, sia civili sia militari. Queste rotte rappresentano una piattaforma naturale strategica per il controllo della Rotta Artica, candidata a diventare una delle vie commerciali più importanti al mondo.
La Northern Sea Route, che costeggia il continente euroasiatico, accorcia i tempi di percorrenza tra Asia ed Europa rispetto alle rotte tradizionali (come quelle via Suez o Panama). La Cina, che si definisce “Near Arctic State”, anche se distante 1.500 km, rivendica un ruolo nella regione attraverso investimenti in commercio, ricerca, risorse naturali e infrastrutture digitali, come i cavi sottomarini. Ha investito nel settore energetico con i progetti Arctic LNG e Arctic LNG 2 nella Penisola di Yamal (Russia), confermando il proprio interesse strategico.
La Groenlandia, sotto sovranità danese, è quindi tornata al centro dell’attenzione internazionale dopo che l’amministrazione Trump ha ipotizzato un’acquisizione da parte degli Stati Uniti. L’interesse americano riguarda soprattutto gas, petrolio, uranio e materie prime critiche, essenziali per l’industria tecnologica e la transizione energetica (batterie, motori elettrici, pannelli solari). Finora, l’attenzione sulla Groenlandia si è concentrata su risorse naturali e basi militari. Ma esiste un altro elemento strategico: il controllo delle arterie di comunicazione digitale che attraversano l’Artico.
L’apertura di nuove rotte artiche ha implicazioni logistiche, commerciali e geopolitiche, ma anche una rilevanza cruciale per le infrastrutture di comunicazione digitale globale. Oggi, snodi commerciali e rotte affollate da cavi marittimi costituiscono punti critici vulnerabili a sabotaggi e interferenze. Le acque del Mar Baltico sono state teatro di recenti attacchi a gasdotti e cavi sottomarini. Il pattugliamento dell’area è divenuto una nuova frontiera della sicurezza occidentale.
I cavi in fibra ottica posati a grandi profondità sono difficilmente sorvegliabili e dunque vulnerabili. Attori ostili potrebbero dunque compromettere queste infrastrutture per destabilizzare economie e sistemi di comunicazione. Nell’Artico, i vantaggi dei cavi includono una trasmissione più veloce tra Europa, Asia e Nord America. La Groenlandia, per la sua posizione, potrebbe diventare un hub strategico digitale.
La Groenlandia è situata vicino al GIUK Gap (Greenland–Iceland–United Kingdom), uno stretto corridoio geografico strategico tra Groenlandia, Islanda e Regno Unito che coinvolge anche Stati Uniti, Danimarca e Isole Faroe. Questa “strozzatura” è cruciale per la NATO: è una Sea Line of Communication (SLOC) che collega le forze navali atlantiche e garantisce rotte sicure per il traffico militare e commerciale. È sorvegliata da sonar, radar, droni e velivoli per monitorare sottomarini e navi. Una sua funzione chiave è proprio la protezione delle infrastrutture sottomarine critiche, come cavi e oleodotti.
Tra i cavi principali che transitano in questa zona vi è il Greenland Connect, che collega Canada, Groenlandia e Islanda. Dal 2027 è prevista la posa del Far North Fiber, destinato a collegare l’Europa al Giappone attraverso l’Artico.
L’Unione Europea ha riconosciuto la gravità dei sabotaggi deliberati ai cavi sottomarini, che trasportano la quasi totalità del traffico Internet intercontinentale. Ha avviato investimenti in tecnologie di monitoraggio (sensori acustici, radiofrequenza, IA per analisi comportamentali) e nel Piano d’Azione per la Sicurezza dei Cavi. Tuttavia, la risposta efficace dipende dalla capacità degli Stati membri di superare la frammentazione dei sistemi di sorveglianza e investire in capacità condivise. Fondamentale è anche la cooperazione con partner internazionali e con la NATO.
Nel 2023, la NATO ha istituito il Centro Marittimo per la Sicurezza delle Infrastrutture Critiche Sottomarine (CUI), all’interno del Comando Marittimo Alleato (MARCOM). Questa “cellula” mira a prevenire e dissuadere minacce ibride e azioni coercitive, sfruttando anche immagini satellitari per tracciare navi sospette. Gli attacchi possono essere fisici (es. trascinamento di ancore, esplosivi sottomarini), ma è spesso difficile provare l’intenzionalità, vista l’enorme estensione non sorvegliata dei cavi.
L’elevata vulnerabilità dei cavi artici rende la mappatura delle infrastrutture e una regolamentazione internazionale urgente. In acque internazionali, infatti, la risposta a un attacco dipende dalla posizione geografica. L’UNCLOS prevede infatti che la distruzione dei cavi sia punibile, ma i costi di riparazione restano a carico dei fornitori.
L’Artico e il Nord Atlantico sono oggi un potenziale teatro di conflitti ibridi. La sicurezza delle infrastrutture digitali e dei cavi sottomarini è un fronte strategico cruciale per le potenze occidentali. Solo una cooperazione internazionale efficace potrà garantirne la difesa.
Lia Pasqualina Stani
Osservatorio Artico © Tutti i diritti riservati
Antonio Mangia racconta con il suo diario di bordo la spedizione guidata e ideata da…
L’uso dell’intelligenza artificiale nell’Artico apre nuove prospettive per il monitoraggio climatico e la governance geopolitica,…
L’attacco ucraino, forse il più grave dall’inizio del conflitto, ha colpito quattro basi aeree in…
Tra memoria e autodeterminazione, la rinascita culturale della Groenlandia passa anche attraverso la riscoperta dei…
Tra rivendicazioni strategiche e interpretazioni divergenti del Trattato del 1920, le Svalbard si confermano uno…
La Norvegia sta concentrando sempre di più l’attenzione sulle sfide non convenzionali alla sicurezza, sia…