Antonio Mangia racconta con il suo diario di bordo la spedizione guidata e ideata da Ramon Larramendi nella Groenlandia settentrionale, alla scoperta di una via interna al ghiaccio.
Finalmente è arrivato Ramón! È arrivato venerdì con la sua camminata dinoccolata, un grande sorriso, un solo bagaglio (uno è finito di ritorno a Madrid, per un errore della compagnia aerea) e soprattutto dei bei cambi di programma per la spedizione.
Sila, infatti, si sta divertendo e negli ultimi giorni abbiamo avuto vento, nevicate e nuvole basse: così non si vola, non prossimamente. Inoltre, il fatto che alla fine saremo solo tre, contro i cinque, sei previsti, ha i suoi vantaggi. Ma anche svantaggi: siamo leggeri, e quindi monteremo una slitta leggera. O più o meno, visto che parliamo di 1000kg, contro i 3000kg dell’anno scorso), il che ci permette di stringere il vento sino a quasi 90 gradi.
Di contro non potremo forzare i turni più di tanto. L’anno scorso, essendo in otto, la missione riusciva a stare sino a 24 ore in navigazione, alternandosi alla guida. Ma pilotare la slitta è faticoso, e non si può forzare più di tanto per non rischiare di fare errori e danneggiare i kite. Il che ci costringerà a navigare un po’ meno ore al giorno. Se partiamo troppo tardi, rischiamo di trovare la neve sciolta alla fine della spedizione. Dobbiamo essere pronti a tutte le eventualità e ai cambi di scenario.
Se l’elicottero non ci potrà portare in tempo, esploreremo la via da terra, che è poi uno degli obiettivi della spedizione. Ovvero cercheremo un cacciatore che, con la sua barcs, ci porti il più possibile vicino la costa. Sulla barca avremo caricato tutto il materiale (oltre 500kg) più due moto da neve. Scaricheremo il tutto sulla banchisa, e cercheremo di arrivare alla slitta, che è a circa 100 km all’interno dell’inlandsis. Questo significa trovare una via che dalla costa ci porti a 100 km all’interno e a 1850 metri d’altitudine, dove troveremo la slitta sepolta l’anno scorso. Il tutto, speriamo rapidamente.
Soprattutto bisognerà percorrere tutto questo in moto da neve o in sci e snowdog, (una specie di muletto da neve). Per fare questo, prima andremmo in esplorazione con gli sci e magari una moto da neve, per trovare la via. Sempre che ne esista una. Un’altra variabile sarebbe che al posto di arrivare all’est e poi tornare, ci fermeremmo a Ittoqqootormiit. Questo però implica che una volta arrivati a quella parte della costa est, piena di crepacci e con vaste zone senza neve, dovremmo trascinare tutto in sci per forse 20km, dove lo conserveremmo perché possa superare il prossimo inverno.
Ma la cosa più complicata (e cara) sarebbe prendere l’elicottero che da quel punto ci possa portare alla più vicina cittadina. A circa 400km di distanza. Questo significa che l’elicottero volerebbe pieno di carburante, con un meccanico (per sicurezza) e tutto il materiale, con la disponibilità di pochissimo peso extra. Essenzialmente noi tre e le cose più imprescindibili. Da lì dovremmo andare in Islanda per poi tornare in Groenlandia del Sud. O forse torniamo qui, al punto di partenza, dove dovremmo tornare sulla costa in sci, poi attraversare i ghiacciai in ramponi (la neve si sarà già sciolta), trasportando tutto in spalla e pulka.
In ogni caso dobbiamo preparare attentamente 40 giorni di cibo, kite, cime, cimette e cordini, pulegge, radio, sistemi GPS, fornelli e relativo carburante. Oltre a pale, sonde, imbracature ramponi e picozze, tende, sacchi a pelo. E ricambi per tutto, dalle batterie ai pannelli solari, dai cavi ai kit emergenza, fino a fucile e proiettili (enormi) in caso di incontro con orsi.
Solo organizzare il cibo richiederà oltre due giorni di lavoro febbrile, svolto in un magazzino non riscaldato con temperatura sottozero. Organizziamo giorni di colazioni, pranzi e cene in maniera che la mattina prendiamo una sacca e sarà la colazione di una settimana, a pranzo un’altra sacca e sarà solo il cibo del pranzo. Tutto è organizzato minuziosamente per avere la massima comodità e ordine durante la spedizione. Non potremo perdere tempo a cercare le cose. Spazio, tempo ed energie saranno sempre limitati. Sappiamo esattamente cosa e quanto mangeremo a colazione, pranzo e cena, giorno per giorno. Passiamo ore ad organizzare e riorganizzare tutto.
Non che ci risparmiamo sane pause per nutrirci e goderci qualche birra. Oggi dovevamo volare, ma una volta portato tutti e 500 kg all’elicottero ci siamo resi conto che erano più di 600. Abbiamo dovuto togliere di fretta e furia 80 kg di cibo e materiali. Il pilota ci ha fatto il briefing su come scaricare tutto il materiale nel caso in cui, a causa di maltempo, avremmo dovuto portare a terra il materiale con i rotori accesi, ci ha fatto caricare tutto… e poi ci ha detto che a causa di un fronte di maltempo che si stava avvicinando, non avremmo volato oggi!
Ramon è quasi contento. Lui temeva, visto il maltempo, che avremmo volato ma poi non avremmo potuto realizzare l’atterraggio: avrebbe significato pagare il volo a vuoto. E come bonus, in questi giorni avremo l’opportunità di realizzare l’esplorazione della via da terra, che ci servirà anche per il ritorno. O forse, se l’elicottero continuerà a rimandare il volo, per l’andata. Oggi cercheremo un cacciatore che accetti di portarci a vedere come sta la banchisa, così potremo preparare l’esplorazione del percorso via terra.
Adesso torno al magazzino, a riorganizzare le cose che abbiamo dovuto lasciare qui.
Antonio Mangia
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