Affari Militari

Gli Stati Uniti aggiornano la strategia artica

Nuovi documenti strategici per Washington, che avvicina l’Artico alle sue geografie di interesse anche attraverso nuovi piani operativi.

I nuovi Implementation Plan della strategia USA

Sono passati dieci anni dalla pubblicazione della primissima strategia artica americana, e ormai un anno dalla recente versione dell’amministrazione Biden-Harris. È arrivato per gli Stati Uniti, potenza artica storicamente refrattaria, il momento di aggiornare i piani strategici per affrontare le sfide del nuovo Artico.

l mese scorso è stato pubblicato l’“Implementation Plan for the 2022 National Strategy for the Arctic Region”, documento che istituisce metodi, processi e approcci concreti per l’esecuzione delle linee-guida presidenziali. Nello stesso mese viene pubblicato anche l’aggiornamento della strategia artica della Guardia Costiera, servizio delle forze armate americane da sempre in prima linea nell’Artico dai tempi del naufragio del Titanic.

Fonte: Facebook.com/USArmy

Al di là dei tecnicismi contenuti nei due documenti, entrambe le strategie sono in realtà passaggi fondamentali per tradurre i principi elaborati dall’“alta politica” (spesso poco più che linee-guida generali) in misure concrete. Con un unico obiettivo: includere la regione polare nella normalità della politica nazionale, permettendo di interiorizzare le questioni artiche nei processi decisionali e nelle “routine” di agenzie e attori finora sostanzialmente estranei alla sfera del Nord America e dell’Artico.

I contenuti dei documenti

Per far fronte a un Artico sempre più accessibile, ma  anche sempre più fragile e a rischio, l’ Implementation Plan si articola sulla base dei quattro pilastri istituiti nel 2022 (sicurezza, cambiamento climatico e salvaguardia ambientale, sviluppo economico sostenibile, cooperazione internazionale e governance), sviluppando per ciascuno obiettivi strategici più dettagliati: singole partnership, fondi consigliati, specifiche “controprove” con cui valutare l’effettivo raggiungimento degli obiettivi. 

In particolare, la lista delle partnership abbraccia tutto lo spettro della politica americana. Si va dal Consiglio Artico (singoli membri permanenti e osservatori) a rapporti unilaterali con i ministeri degli Stati artici, da organizzazioni scientifiche nazionali e trans-nazionali ad agenzie interne e attori nazionali. Tra questi, si va dal Dipartimento di Agricoltura al Servizio forestale, dalla NASA alle Alaska Native Regional Corporations, dalla università ai gruppi ambientalisti e all’EPA.

Fonte: Facebook.com/USArmy

Da parte sua, la Guardia Costiera aggiorna il suo approccio strategico (l’ultimo era del 2019) per adeguarsi a un Artico che richiede sempre più know-how, tecnologia e consapevolezza strategica attraverso un aumento delle esercitazioni, l’adattamento delle infrastrutture e delle capacità di navigazione, una maggiore attenzione all’addestramento del personale, il rafforzamento delle capacità di comunicazione in condizioni artiche. Non manca la “chiamata” per una più forte leadership americana nel Consiglio Artico, il potenziamento dell’Arctic Coast Guard Forum, del trasporto marittimo e del Codice Polare.

Le novità e le aperture sul Nord

Entrambi i piani sono parte di una svolta più matura nella politica artica americana ed entrambi puntano a far maturare il passaggio dal consueto primato della dimensione militare e della sicurezza, tipico del caso americano, ad un approccio istituzionale e strutturato che possa gettare le basi per la costruzione di un ambiente (o dominio, nel caso militare) che possa essere allo stesso tempo sia artico che americano. 

Occorre, però, fare attenzione: nessuno dei due piani è legalmente e fiscalmente vincolante. Ovvero: le richieste di fondi e le rispettive allocazioni dovranno comunque passare attraverso gli organi legislativi e saranno dunque soggetti alle legittime pressioni, preferenze e necessità dell’arena politica e dell’elettorato. Che, però, come insegna la cronaca politica gli ultimi anni, difficilmente danno priorità all’Artico.

Il 2023 diventa così un’importante occasione di implementazione e aggiornamento della strategia artica americana. Oggi, il momento di costruire identità artiche condivise è un passaggio più che mai urgente e non coinvolge solamente gli Stati artici. Solo agendo adesso sarà possibile prepararsi a quei prossimi dieci anni – il 2030 – in cui la scienza prospetta acque artiche senza ghiaccio estivo ed effetti della crisi climatica via via più gravi. Stati Uniti compresi. 

Agata Lavorio

Osservatorio Artico © Tutti i diritti riservati

Agata Lavorio

Dopo il dottorato in Studi Politici presso l’Università degli Studi di Milano, ho continuato a portare avanti la mia ricerca su Artico, Stati Uniti e cambiamento climatico. Da sempre mi appassiono di Studi strategici e Geopolitica.

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