Stati Uniti

Gli Stati Uniti corrono ai ripari sulle rompighiaccio

In forte ritardo rispetto ai rivali, gli Stati Uniti puntano su nuovi rompighiaccio e alleanze internazionali per recuperare terreno nell’Artico.

Una flotta limitata

Mentre l’Artico diventa sempre più navigabile per il ritiro dei ghiacci, l’amministrazione Trump ostenta un rinnovato interesse verso la regione, platealmente espresso con le neanche troppo velate minacce di annessione della Groenlandia. Ma, quando si parla di capacità di navigazione in acque polari, gli Stati Uniti si trovano in una posizione alquanto delicata.

La Guardia Costiera statunitense dispone attualmente di una flotta rompighiaccio assai modesta: un solo rompighiaccio pesante operativo, il USCGC Polar Star (entrato in servizio nel 1976, dunque un po’ datato), e un rompighiaccio medio, il USCGC Healy, principalmente utilizzato per missioni scientifiche, dalle vicende piuttosto sfortunate: lo scorso agosto è andata a fuoco per un guasto elettrico.

La veterana Polar Star

A questa si è da poco aggiunto lo Storis, un rompighiaccio commerciale (ex Aiviq) acquistato per tamponare le carenze operative nell’Artico lo scorso dicembre, ma è stato costruito per operazioni petrolifere nell’Artico e presenta evidenti problemi di progettazione. Attualmente, quindi, la flotta USCG schiera dunque due rompighiaccio operativi (una pesante, la Polar Star, e una media Healy) più l’Aiviq/Storis in fase di attivazione, a fronte di un fabbisogno stimato di almeno otto o nove unità polari nel prossimo futuro.

Per ridurre il ritardo nella corsa all’Artico, gli Stati Uniti hanno avviato il programma Polar Security Cutter, per la costruzione di rompighiaccio pesanti per operare tutto l’anno nei ghiacci più estremi, e Arctic Security Cutter, unità più leggere e rapide da costruire per garantire pattugliamento e presenza nelle stagioni navigabili.

Ma le difficoltà industriali e i costi lievitati stanno rallentando il processo di produzione fra le mura domestiche. Il programma di punta, il Polar Security Cutter (PSC), affidato ai cantieri Bollinger in Mississippi, ha accumulato anni di ritardo. La prima unità, inizialmente prevista per il 2024, non sarà pronta prima del 2030, e il secondo esemplare potrebbe non arrivare prima del 2033.

Anche per ovviare a questi ritardi, nel 2024 è stato siglato l’ICE Pact, un accordo trilaterale tra Stati Uniti, Canada e Finlandia, pensato per condividere competenze, design e capacità produttive nel settore dei rompighiaccio. In questo contesto si inserisce una notizia significativa: un consorzio guidato da aziende canadesi e finlandesi si propone di costruire due rompighiaccio medi per la Guardia Costiera USA entro il 2028, molto prima che i cantieri americani completino i Polar Security Cutter.

L’ex presidente Joe Biden posa per una foto con il presidente finlandese Alexander Stubb, a sinistra, e il primo ministro canadese Justin Trudeau dopo una riunione del Consiglio Nord Atlantico, il 10 luglio 2024.

Il gigante americano, dunque, è determinato a colmare le proprie evidenti lacune affidandosi agli alleati che storicamente detengono il maggiore know-how rispetto alla navigazione in acque polari: da un lato il Canada, lo storico vicino che Trump considera un “cinquantunesimo Stato” dell’Unione; dall’altro la Finlandia, storico paese neutrale da poco entrato nella famiglia euro-atlantica in funzione anti-russa.

La Finlandia è il costruttore di navi rompighiaccio per eccellenza e, non a caso, gli Stati Uniti stanno valutando l’acquisto o il noleggio del rompighiaccio finlandese Fennica come soluzione temporanea per rafforzare la flotta artica, mentre proseguono le trattative per costruire nuove unità in Finlandia entro il 2030.

La proposta: costruire rompighiaccio USA in Finlandia

Secondo quanto riportato da Malte Humpert, giornalista specializzato in questo settore, il cantiere finlandese Rauma Marine Construction (RMC) sta lavorando con la canadese Seaspan Shipyards per realizzare due unità rompighiaccio sulla base del Multi-Purpose Icebreaker (MPI) progettato da Seaspan. Il design, originariamente sviluppato per la Guardia Costiera canadese, sarebbe adattato da RMC e costruito nei suoi impianti in Finlandia. A completare il consorzio c’è Aker Arctic, società di ingegneria navale con sede a Helsinki, già autrice del progetto originale MPI.

Il consorzio sostiene di poter rispettare la richiesta della U.S. Coast Guard, che in una Request for Information ufficiale pubblicata lo scorso maggio chiedeva l’avvio della costruzione entro 12 mesi e la consegna entro 36 per le rompighiaccio di classe media. RMC, del resto, ha già completato rompighiaccio simili in meno di tre anni.

Le trattative con Washington sono considerate in stato avanzato. L’idea alla base del progetto è duplice: fornire due unità operative entro il 2028, e poi trasferire gradualmente la costruzione negli Stati Uniti, accompagnando la transizione con formazione tecnica e trasferimento di know-how. Questo approccio risponderebbe alle esigenze urgenti della Guardia Costiera, ma anche ai vincoli politici del Buy American Act, che incoraggia la costruzione di navi federali su suolo nazionale.

Una gara internazionale

La proposta RMC–Seaspan non è l’unica sul tavolo. Anche Davie, il principale cantiere canadese, sta cercando di inserirsi nel mercato americano. Dopo essere stato incluso nel programma canadese di costruzione rompighiaccio, Davie ha acquistato due cantieri in Texas (Galveston e Port Arthur), con l’intento dichiarato di produrre rompighiaccio anche per gli Stati Uniti.

Non solo: Davie ha già investito in Finlandia, acquistando Enersense Offshore Oy, uno stabilimento per la produzione di acciaio speciale, e assumendo il controllo del cantiere navale di Helsinki. Una mossa strategica che consente a Davie di controllare l’intera filiera produttiva, riducendo tempi e costi per eventuali commesse internazionali.

Davie Shipbuilding, proprietaria canadese dei cantieri navali di Helsinki, costruirà per il governo canadese un nuovo rompighiaccio pesante, il Polar Max, basato sul progetto finlandese Aker ARC 148 e sviluppato in collaborazione tra Canada e Finlandia. Il progetto, allineato con i principi dell’ICE Pact, rappresenta un modello di cooperazione industriale tra alleati per rafforzare le capacità polari occidentali, con consegna prevista entro il 2030.

Nel frattempo, sul fronte statunitense, si segnala la nascita della United Shipbuilding Alliance, che riunisce Bollinger ed Edison Chouest Offshore. Quest’ultima ha costruito l’Aiviq (ora Storis), mentre Bollinger è il costruttore attuale del Polar Security Cutter, su cui si è recentemente accaparrato un aumento di budget di quasi un miliardo. L’obiettivo dell’alleanza è offrire un’alternativa nazionale per la costruzione dei rompighiaccio medi (Arctic Security Cutter), nel caso in cui l’opzione estera non venga approvata dal Congresso.

Ma proprio i ritardi nella costruzione dei PSC – con costi raddoppiati, cronoprogrammi sfalsati e critiche crescenti da parte degli organi di controllo – stanno spingendo l’amministrazione USA a cercare soluzioni rapide, anche all’estero. Il Congresso ha recentemente approvato un nuovo pacchetto di spesa da 9 miliardi di dollari per l’ammodernamento della flotta rompighiaccio, segno che l’urgenza è ormai condivisa trasversalmente.

L’Artico, nuova frontiera geopolitica

La corsa statunitense alle rompighiaccio rivela quella che è sempre più una verità strategica: l’Artico è diventato un teatro di competizione globale. La Russia dispone già della più grande flotta rompighiaccio al mondo – oltre 40 unità, molte delle quali a propulsione nucleare – e sta sviluppando nuove capacità militari e logistiche lungo la rotta del Nord-Est. La Cina, pur non essendo una nazione artica, ha costruito due rompighiaccio polari e progetta unità pesanti a propulsione nucleare, in un’ottica di presenza crescente nelle rotte artiche.

Gli Stati Uniti, dopo decenni di disinteresse verso la regione artica, si trovano ora a dover colmare un divario tecnologico e operativo in un contesto sempre più instabile. L’ICE Pact rappresenta un tentativo di creare una filiera rompighiaccio occidentale congiunta, basata sulla condivisione di capacità produttive, trasferimento tecnologico e coordinamento politico. La combinazione di investimenti interni (PSC, ASC), partnership internazionali (ICE Pact) e soluzioni innovative (acquisto di navi commerciali, alleanze con cantieri esteri) mostra la determinazione degli Stati Uniti a colmare tale divario.

Ma il tempo stringe. Come ha dichiarato l’ammiraglio Linda Fagan, comandante della USCG: “La nostra capacità di operare nell’Artico non è una questione tecnica, ma una questione di sovranità”. Ed è proprio questo il punto: i rompighiaccio non sono più solo strumenti utili per la scienza o la logistica, ma simboli di proiezione geopolitica, di accesso alle risorse, di controllo delle rotte e, in ultima analisi, elementi imprescindibili per il dominio del teatro artico.

Enrico Peschiera

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Enrico Peschiera

Ho studiato Relazioni Internazionali e oggi mi occupo di comunicazione aziendale. Scrivo qui perché l'Artico è una frontiera di profondi cambiamenti che meritano di essere raccontati. Genovese e genoano.

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