La rubrica settimanale da Bruxelles che raccoglie gli appuntamenti da segnare in agenda e offre uno spunto di riflessione per la settimana.
Nel torpore silente di agosto una grande non-notizia è probabilmente sfuggita a molti radar. La seconda fase dei negoziati dell’Intergovernmental Negotiating Committee (INC) per uno strumento globale legalmente vincolante sull’inquinamento da plastica sono stati sospesi a Ginevra, Svizzera, il giorno di Ferragosto senza aver raggiunto l’accordo atteso. L’INC ha acconsentito a riprendere i negoziati in data futura da destinarsi.
Secondo il presidente dell’INC, Luis Vayas Valdivieso, questa seconda sospensione della negoziazione “può causare tristezza, persino frustrazione. Tuttavia, ciò non dovrebbe portare allo scoraggiamento. Al contrario, dovrebbe spronarci a recuperare le energie, rinnovare i nostri impegni e unire le nostre aspirazioni”.
La Commissaria UE Jessica Roswall ha dichiarato sui social media che l’Unione Europea continuerà a spingere per il raggiungimento di un accordo solido a protezione della salute pubblica, dell’ambiente e dell’economia.
Un nuovo report prodotto dal Joint Research Centre della Commissione Europea restituisce una chiara fotografia della catena di valore della plastica in UE e della strada che resta da fare per rendere questa catena davvero circolare. Se da un lato in UE sono stati fatti progressi significativi in termini di capacità di riciclo della plastica negli ultimi tre decenni, infatti, dall’altro tali progressi risultano insufficienti a fronte dei consumi e dei volumi di rifiuti: nel 2022 l’UE ha generato 42.5 milioni di tonnellate di plastica di cui solo un quinto è stato riciclato mentre un totale di 3.7 milioni di tonnellate di plastiche sono andate dispersi nell’ambiente, principalmente nel terreno ma anche nell’acqua.
Annalisa Gozzi
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