Groenlandia

Elezioni anticipate in Groenlandia

Il primo ministro della Groenlandia ha indetto le elezioni generali l’11 marzo, a pochi giorni dalle dichiarazioni di Trump sull’acquisizione dell’isola artica.

La democrazia nell’Artico sotto i riflettori

La Groenlandia tornerà presto alle urne. Il primo ministro Múte Egede ha annunciato che il Paese terrà elezioni generali l’11 marzo, un appuntamento che si preannuncia cruciale per il futuro politico e strategico della più grande isola del mondo. Con un post su Facebook, Egede ha spiegato che il paese si trova in un momento delicato, sottolineando la necessità di unità e collaborazione piuttosto che fomentare divisioni interne.

L’ex Segretario di Stato Antony J. Blinken (sx) incontra il Primo Ministro della Groenlandia Mute Egede (dx) nel maggio 2021. (flickr.com/US Department of State)

Sebbene il primo ministro non abbia menzionato direttamente il presidente statunitense Donald Trump, il contesto internazionale rende chiaro che le pressioni esterne sono un tema centrale di queste elezioni. Trump ha già manifestato interesse per l’isola, dichiarando apertamente di volerla acquisire, lasciando persino intendere di poter ricorrere a strumenti militari o economici per raggiungere questo obiettivo.

Un voto che ridefinirà il rapporto con Danimarca e Stati Uniti

Le elezioni sono state approvate all’unanimità dal Parlamento groenlandese (Inatsisartut) e si concentreranno su temi di fondamentale importanza: l’indipendenza della Groenlandia dalla Danimarca, le relazioni con gli Stati Uniti e le prospettive economiche del Paese, ancora fortemente dipendente dalla pesca e dai sussidi danesi.

La Groenlandia possiede enormi risorse minerarie non ancora sfruttate e ha più volte ribadito di essere “open to business” senza però voler diventare parte degli Stati Uniti. La crescente attenzione internazionale nei confronti dell’isola rende questa tornata elettorale un momento chiave per definire il futuro strategico del paese.

Sara Olsvig: “Un’elezione diversa dalle altre”

Sara Olsvig, presidente internazionale dell’Inuit Circumpolar Council, ha espresso il suo punto di vista sulla situazione, definendo la decisione del primo ministro di indire le elezioni un atto “saggio”. Secondo Olsvig, questo voto avrà un valore straordinario rispetto alle precedenti elezioni: “Vediamo un interesse nei confronti della nostra nazione come mai prima d’ora, e dobbiamo essere costantemente consapevoli dei possibili tentativi stranieri di influenzare noi e le nostre scelte come popolo.”

Le preoccupazioni per l’ingerenza internazionale non sono infondate. Proprio per arginare il rischio di manipolazioni esterne, il parlamento groenlandese ha approvato una nuova misura che vieta le donazioni anonime o estere ai partiti politici. Questa decisione riflette il timore che attori stranieri possano cercare di orientare il processo elettorale a proprio vantaggio, soprattutto in un momento in cui la Groenlandia si trova al centro degli interessi geopolitici di Washington e di altre potenze globali.

Il parlamento groenlandese (Inatsisartut) a Nuuk.

Per Olsvig, il valore democratico di queste elezioni è inestimabile: “Un’elezione è la più alta espressione della democrazia. Mostriamo al mondo che è il popolo di Kalaallit Nunaat (il nome Inuit della Groenlandia, ndr) a controllare il futuro e il destino della nostra nazione.”

Una scelta cruciale per l’autodeterminazione groenlandese

Con la crescente pressione da parte degli Stati Uniti e il dibattito sull’indipendenza ancora aperto, il voto dell’11 marzo sarà un banco di prova per la Groenlandia. Il premier Egede, leader del partito ecologista di sinistra Inuit Ataqatigiit, con posizioni indipendentiste e critico verso i grandi progetti di estrazione mineraria, punta a rafforzare la legittimità del suo mandato.

Egede, che compirà 38 anni il giorno delle elezioni, sostiene l’indipendenza dalla Danimarca ma non ha proposto un piano concreto per ottenerla. La maggioranza dei groenlandesi voterebbe per l’indipendenza se un referendum del genere si tenesse ora, secondo un recente sondaggio. Tuttavia, il sondaggio ha anche mostrato che il 45% si opporrebbe all’indipendenza se influisse negativamente sugli standard di vita, il che indica che il percorso verso l’indipendenza rimane incerto.

In un momento storico così delicato, i cittadini groenlandesi si trovano di fronte a una scelta determinante: confermare il percorso, seppur incerto, intrapreso dal governo di Egede o ridefinire le priorità politiche del paese. Quel che è certo è che, indipendentemente dall’esito, il mondo osserverà con attenzione l’evolversi di questa piccola, ma cruciale, democrazia artica.

Enrico Peschiera

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Enrico Peschiera

Genovese e genoano, sono laureato in Relazioni Internazionali all'Università di Maastricht. Oggi mi occupo di comunicazione aziendale e scrivo di geopolitica, logistica e portualità.

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