Una storia lontana e poco conosciuta in Italia, che racconta quanto la rotta marittima polare sia un cardine culturale da cui la Russia non possa prescindere.
Nel 1525, l’ambasciatore russo Dmitrij Gerasimov – soprannominato il “Colombo russo” – avanzò un’idea audace destinata a segnare l’esplorazione artica nei secoli successivi: l’esistenza di un passaggio navigabile attraverso l’Alto Nord verso la Cina.
Quella visione pionieristica rappresenta non solo il primo accenno a quella che oggi conosciamo come “Rotta marittima settentrionale” (Northern Sea Route, o NSR), ma anche un punto di contatto tra la diplomazia rinascimentale russa e quella italiana. A cinquecento anni di distanza, mentre la Russia si prepara a celebrarne l’anniversario con eventi ufficiali, il progetto di Gerasimov viene ricordato come simbolo della continua aspirazione umana a superare l’ignoto, nonché come fondamento delle attuali ambizioni russe nell’Artico.
Il 1525 segna dunque un momento storico preciso: per la prima volta qualcuno ipotizzava l’esistenza di un passaggio settentrionale verso la Cina, e che questo fosse navigabile. L’episodio è oggi considerato la prima menzione pubblica della NSR, e un elemento significativo nelle relazioni storiche tra Russia e Italia. L’anniversario è stato scelto dalle autorità russe come data simbolica per rafforzare la narrativa della NSR come grande progetto nazionale, con un programma di celebrazioni previsto per il 2025. L’idea di commemorarlo è stata avanzata da Nikolaj Patrušev, presidente del Consiglio Marittimo della Federazione Russa, e successivamente formalizzata con un decreto presidenziale.
Ambasciatore, teologo e traduttore, Dmitrij Gerasimov fu una figura di spicco del suo tempo. Partecipò a missioni diplomatiche del Granducato di Moscovia in Prussia, Svezia e Danimarca. Una delle sue missioni più rilevanti fu a Roma, dove papa Clemente VII cercava di organizzare una coalizione contro l’espansione dell’Impero Ottomano, invitando anche la Moscovia, allora potenza emergente, a unirsi alla causa contro i Turchi.
A Roma, Gerasimov si fece notare per le sue doti di conversatore e per la sua cultura teologica. Gli fu attribuito un nome latinizzato, Demetrius Erasmius, e un soprannome: il celebre umanista italiano Paolo Giovio lo definì “il Colombo russo” per la sua vasta conoscenza geografica. Gli studiosi romani, che si aspettavano un “barbaro”, rimasero sorpresi nel trovarsi di fronte un interlocutore colto che considerarono un loro pari.
Fu proprio grazie alle descrizioni fornite da Gerasimov che Paolo Giovio riuscì a tracciare una rappresentazione della Moscovia. Secondo alcune fonti, fu in quell’occasione che Gerasimov avanzò l’idea di una possibile rotta settentrionale per raggiungere la Cina via mare.
I documenti del tempo mostrano che i territori settentrionali erano allora in gran parte inesplorati, considerati terra incognita, e le conoscenze geografiche sull’Artico estremamente limitate. Questo appare chiaramente nella mappa di Giovio e nelle sue descrizioni delle popolazioni del Nord, ispirate dal racconto di Gerasimov. Scriveva, per esempio:
A Novgorod regna un inverno quasi perenne e l’oscurità di notti lunghissime.
Il resoconto di Giovio sui dialoghi con Gerasimov è contenuto nell’opera Ambasceria di Vasilij Ivanovič, Gran Principe di Mosca, a papa Leone X. Qui compare la prima ipotesi storica secondo cui il passaggio a Nord-Est sarebbe percorribile seguendo il corso del fiume Dvina fino ai mari settentrionali, per poi proseguire verso est.
Giovio scriveva che la Dvina, alimentata da “innumerevoli fiumi”, scorreva impetuosa verso Nord, e che il mare in quella regione aveva un’estensione tale da rendere plausibile l’ipotesi secondo cui, costeggiando la riva destra, fosse possibile raggiungere la Cina per nave, a meno che non vi fossero terre interposte.
Più tardi, intorno al 1550, sulla base delle stesse informazioni, il celebre cartografo italiano Battista Agnese incluse una mappa della Moscovia nel suo Atlante portolano. Vi compare ancora una volta una rappresentazione approssimativa dell’Oceanus Scythicus, ulteriore segno della presenza del Passaggio a Nord-Est nel dibattito geografico europeo del Rinascimento.
Quella missione, pur risultando inefficace nel promuovere una coalizione anti-ottomana, fu un successo per la Moscovia in Europa e una fonte significativa di conoscenze. Si ritiene che proprio dal suo viaggio a Roma Gerasimov abbia acquisito informazioni preziose, e contribuito a diffondere notizie sul primo viaggio di circumnavigazione della Terra compiuto da Ferdinando Magellano. Tradusse infatti la lettera di Maximilianus Transylvanus, che aveva discusso direttamente con il capitano Juan Elcano, successore di Magellano alla guida della spedizione.
In un certo senso, questi eventi segnano l’inizio della geografia artica, mostrando come alcune figure chiave avessero già iniziato ad analizzare le potenzialità delle regioni settentrionali della Russia. L’idea audace di una rotta marittima settentrionale anticipò i tempi di circa quattro secoli, fino a quando non venne effettivamente percorsa nel 1932, durante la spedizione di Otto Šmidt. Curiosamente, trascorsero quasi esattamente quattro secoli anche prima che Russia e Italia collaborassero concretamente nell’Artico: accadde nel 1928, quando la rompighiaccio Krasin portò soccorso alla spedizione polare di Umberto Nobile.
Oggi l’ambasceria di Gerasimov del 1525 è soprattutto un punto di riferimento simbolico nella narrazione ufficiale russa sulla rotta marittima settentrionale. Ma resta interessante per la visione e l’audacia del personaggio che l’ha ispirata: quel “Colombo russo” che seppe immaginare una via artica secoli prima della sua realizzazione.
Tommaso Bontempi, in collaborazione con Dmitry Tarasov
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