Economia

Lyten (USA) acquisisce Northvolt, la fabbrica di batterie made in Europe

Dopo la bancarotta di Northvolt, la statunitense Lyten acquisisce gli stabilimenti in Svezia e Germania. Tra promesse di rilancio e incognite industriali, il futuro della produzione europea di batterie entra in una fase decisiva.

Dalla bancarotta al rilancio

Northvolt, a lungo presentata come la “Tesla europea delle batterie”, è stata dichiarata insolvente in Svezia nel marzo 2025, dopo anni di ritardi, difficoltà produttive e perdite economiche. Per l’Unione Europea è stato un duro colpo, dal momento che la startup svedese era considerata un pilastro nella strategia per ridurre la dipendenza tecnologica dall’Asia e, in particolare, dalla Cina.

Ad agosto è arrivata la svolta. Lyten ha annunciato di aver firmato accordi vincolanti per acquisire gli impianti e la proprietà intellettuale residua di Northvolt, valutata in circa 5 miliardi di dollari. L’operazione comprende la gigafactory Northvolt Ett e l’espansione in corso a Skellefteå, uno dei siti di produzione di batterie più avanzati d’Europa, interamente alimentato da energia idroelettrica. Sono stati acquisiti anche i laboratori di ricerca a Västerås, il progetto Northvolt Drei a Heide in Germania, e lo stabilimento polacco “Northvolt Dwa” per la produzione del sistema di accumulo di energia a batteria (BESS), fra i più grandi in Europa.

Danzica, Polonia. Foto: Lyten
Skellefteå, Svezia. Foto: Lyten

Nel complesso si tratta di circa 16 GWh di capacità produttiva già operativa e oltre 15 GWh in costruzione, oltre a una linea dedicata ai sistemi di accumulo (BESS) da 6 GWh.

Un piano per l’Europa

Fondata nel 2015 in California, Lyten si presenta come una delle aziende più promettenti nel settore delle batterie. La società ha sviluppato una tecnologia proprietaria al litio-zolfo, considerata promettente per densità energetica e minore dipendenza da minerali critici, sebbene ancora lontana dalla piena maturità industriale. Finora ha operato soprattutto negli Stati Uniti, con clienti nei settori dei droni e della difesa, ma con l’acquisizione degli asset Northvolt intende compiere una trasformazione da produttore di nicchia a potenziale protagonista della scena globale.

Västerås, Svezia Laboratori di ricerca e sviluppo Northvolt

Lyten prevede di riavviare rapidamente la produzione di celle agli ioni di litio, già sviluppata da Northvolt, e di introdurre gradualmente le proprie soluzioni litio-zolfo. L’obiettivo dichiarato è dare nuova vita a impianti costosi e strategici, garantendo nel tempo una base produttiva locale di batterie in Europa.

Lyten ha annunciato la riassunzione di una parte significativa degli ex dipendenti di Northvolt, pur riconoscendo che molti hanno già trovato impiego altrove. Anche la continuità manageriale viene considerata cruciale, con alcuni importanti dirigenti che resteranno nelle proprie posizioni. La chiusura definitiva dell’operazione è attesa entro la fine del 2025, dopo le necessarie autorizzazioni in Svezia, Germania, Polonia e presso la Commissione Europea.

Opportunità e incognite

Il rilancio degli impianti offre senza dubbio una seconda chance alle infrastrutture e al know-how accumulato in questi anni. Ma per Bruxelles, la vicenda Northvolt è un campanello d’allarme: l’Europa voleva emanciparsi dalla dipendenza asiatica per le materie prime e le batterie, ma allo stesso tempo si trova ancora una volta costretta ad affidarsi a capitali e tecnologie statunitensi.

La bancarotta di Northvolt e l’arrivo di Lyten raccontano molto della fragilità industriale del vecchio continente. L’Europa dispone di competenze, infrastrutture e ambizioni, ma fatica a competere con i giganti americani e cinesi sul piano finanziario e produttivo.

L’acquisizione da parte di Lyten può essere vista come un’occasione di rilancio, evitando che fabbriche costate miliardi restino cattedrali nel deserto. Ma è anche il segnale che, senza una strategia più solida e coordinata, l’Europa rischia di restare una terra di talenti sfruttati da altri.

Enrico Peschiera

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Enrico Peschiera

Ho studiato Relazioni Internazionali e oggi mi occupo di comunicazione aziendale. Scrivo qui perché l'Artico è una frontiera di profondi cambiamenti che meritano di essere raccontati. Genovese e genoano.

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