Riuniti a Rovaniemi, nella Lapponia finlandese, i ministri della difesa nordici hanno firmato una versione aggiornata del NORDEFCO, discutendo come portare avanti un rafforzamento degli sforzi congiunti nel campo della difesa.
Il NORDEFCO, firmato per la prima volta nel 2009, istituisce la cooperazione nordica in materia di difesa e sicurezza collettiva, rappresentando un pilastro nella politica securitaria dei Paesi che ne fanno parte: Svezia, Norvegia, Finlandia, Islanda e Danimarca. L’organizzazione mira a rafforzare le capacità militari e difensive dei suoi partecipanti, identificando diverse aree di cooperazione e promuovendo soluzioni specifiche per ciascuna.
Le aree di cooperazione sono divise in cinque sezioni: Sviluppo strategico; Capacità; Risorse umane e formazione; Addestramento ed esercitazioni; Operazioni. La partecipazione dei singoli Stati è su base volontaria, scegliendo in quali campi lavorare e a quali estendere la propria collaborazione. Un altro scopo dell’alleanza è la cooperazione con Paesi che, pur non essendo nordici, possono essere utili per affrontare le nuove sfide securitarie.
L’organizzazione, tuttavia, presenta un altro grande punto di forza: l’Acquisition & Life Cycle Support (ALCS). Questo tavolo di lavoro ha il compito di coordinare e facilitare l’acquisto di armamenti che si rivelano particolarmente vantaggiosi nella cooperazione tra i diversi attori dell’alleanza. Ciò avviene tramite un processo di selezione annuale, nel quale i Paesi partecipanti forniscono input dai propri piani di acquisto.
I piani vengono confrontati e analizzati: le diverse aree di collaborazione nel campo dell’approvvigionamento sono identificate e, se idonee, sono costituite come sottogruppi. Quest’ultimi vedono la partecipazione di vari esperti nazionali che hanno il compito di orientare i governi a un piano di approvvigionamento comune.
Più in particolare, all’incontro di qualche mese fa, sono stati specificati lo scopo, gli obiettivi, le strutture e i principi fondamentali dell’organizzazione. La nuova versione di questo protocollo, infatti, tiene conto degli sviluppi della cooperazione nordica degli ultimi anni, dovuti alla guerra russa in Ucraina e alla conseguente adesione di Helsinki e Stoccolma alla NATO.
Un primo indizio sul contenuto del MoU (Memorandum of Understanding) è ravvisabile nelle parole del ministro della Difesa norvegese, Tore O. Sandvik: “una forte cooperazione nordica in materia di difesa è più importante che mai. Ora stiamo raggiungendo un altro traguardo importante con la firma di un accordo aggiornato per la cooperazione, che riflette il fatto che siamo allineati alla NATO”. Per questo, “L’accordo sottolinea l’importanza di una collaborazione stretta e proficua nella difesa della regione nordica e il fatto che tutti e cinque i paesi saranno uniti nel rafforzare e approfondire ulteriormente la cooperazione”.
In primo luogo, i cinque ministri hanno discusso di come i loro Paesi intendano procedere al rafforzamento della cooperazione militare nordica, con un focus dedicato alla sicurezza degli approvvigionamenti militari. Ciò ha allargato il discorso sulla cooperazione nell’ambito della difesa aerea, dell’industria bellica e della produzione di munizioni, temi divenuti centrali viste le implicazioni del conflitto in Ucraina.
Parimenti, anche questioni come la cooperazione in ambito NATO e l’UE sono state all’ordine del giorno, rinnovando il proprio sostegno all’Ucraina e riflettendo su quali relazioni mantenere con gli Stati Uniti.
“L’accordo getta le basi per un rapido rafforzamento della difesa congiunta e della sicurezza militare degli approvvigionamenti. La cooperazione nordica in materia di difesa sta entrando in una nuova era, in cui rispondiamo al mutato scenario di sicurezza nell’ambito della deterrenza e della difesa NATO. Approfondiremo la nostra cooperazione per rafforzare l’Unione Europea e continueremo a sostenere con fermezza l’Ucraina”, sottolinea il ministro della difesa finlandese: Antti Häkkänen. Questo livello di collaborazione, tuttavia, riflette un mutamento più profondo del contesto geopolitico e delle relazioni transatlantiche.
Il rinnovato protocollo sottolinea quanto sia oggi fondamentale un’unità nordica ancora più stretta. Sebbene non sia stato esplicitamente menzionato, lo scenario è cambiato anche a fronte delle continue pressioni di Donald Trump sulla Groenlandia, così come dalle minacce di non difendere i Paesi NATO che non contribuiscono abbastanza al bilancio dell’Organizzazione atlantica.
Il presidente americano, infatti, si è rifiutato di escludere l’uso della forza per annettere l’isola, dotata di immense risorse naturali, di una posizione geografica unica e sulle cui acque, grazie al cambiamento climatico, stanno emergendo nuove rotte commerciali. Le attenzioni riservate dall’amministrazione americana verso questa regione hanno sollevato più di un campanello d’allarme nei partner europei, terribilmente in ritardo nella corsa per il dominio dell’Artico.
A conferma di ciò, alla fine di aprile, il Ministro della difesa danese, Troels Lund Poulsen, e i suoi omologhi nordici avevano in programma di recarsi in Groenlandia per visitare la forza speciale artica di Copenaghen. Nonostante il viaggio sia stato rimandato, a causa di cattive condizioni meteorologiche, è stato annunciato che verrà fatto in un secondo momento.
L’occasione era il 75esimo anniversario della Sirius Dog Sled Patrol, unità militare d’élite delle forze armate nazionali, specializzata nella guerra bianca e che opera principalmente nella Groenlandia nord-orientale. Lo scopo di questa unità è compiere missioni di ricognizione di lungo raggio e contribuire al mantenimento della sovranità danese sull’isola, inclusi eventuali interventi militari.
“L’aggressione russa è ancora la più grande minaccia alla NATO e alla stabilità europea“, afferma Poulsen, e continua: “Due mesi fa mi trovavo al confine tra Finlandia e Russia, dove solo una recinzione separa i due Paesi. Questo ci ricorda che la minaccia è reale e grave, non solo in Finlandia, ma in tutta Europa. Pertanto, è molto positivo il fatto che i Paesi nordici siano disposti a fare ancora di più per rafforzare la cooperazione in materia di difesa”. Questa volontà di rafforzare le alleanze regionali non si limita però al solo NORDEFCO.
Oltre al vertice tenutosi in Finlandia, i ministri nordici si sono incontrati per discutere di questioni di sicurezza in Europa settentrionale nell’ambito della Joint Expeditionary Force. La JEF è una forza di reazione rapida guidata dal Regno Unito che comprende le cinque nazioni nordiche, i Paesi baltici e i Paesi Bassi. Il summit, non a caso, è stato ospitato a Oslo e fra i temi all’ordine del giorno figuravano le modalità con cui questa forza può contribuire a migliorare la sicurezza marittima. Alle discussioni su questo tema hanno partecipato anche i primi ministri della Groenlandia e delle Isole Farøe.
I leader presenti, in particolare, hanno dichiarato che “Le nazioni della JEF ribadiscono come la regione del Mar Baltico, l’Estremo Nord e l’Atlantico settentrionale costituiscono la nostra area geostrategica fondamentale, interconnessa, di interesse comune e reciproco. Aumenteremo la consapevolezza, la comprensione e il coordinamento delle attività e degli sforzi in tutta la regione della JEF, a completamento delle operazioni NATO e nazionali”. In un quadro così dinamico e pieno di incognite, la necessità di una risposta comune e strutturata appare evidente.
Gli ultimi avvenimenti sullo scenario internazionale, come la guerra in Ucraina e il ritorno del multipolarismo, hanno segnato un forte cambio di passo rispetto a quello di pochi anni fa, vedendo comparire all’orizzonte un contesto geopolitico caratterizzato da maggiore incertezza e instabilità geopolitica.
L’emergere di attori aggressivi come la Russia e la Cina mette in discussione la stabilità del continente europeo e la solidità delle garanzie di sicurezza americane: tutto ciò, accompagnato dalla rilevanza strategica del Grande Nord, ha reso l’Europa settentrionale e, più in generale, l’Artico delle regioni fortemente esposte, con nuove sfide alla sicurezza e alla stabilità degli attori coinvolti. Realtà come NORDEFCO e JEF assumeranno sempre più centralità per garantire la tutela degli interessi europei nell’area, e l’ultima riunione di maggio lo dimostra: il rafforzamento della cooperazione militare costituisce la via maestra che i Paesi nordici hanno deciso di intraprendere.
Nicolò Radice Fossati
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