Russia

Le rompighiaccio di Mosca per dominare l’Artico

Una nuova rompighiaccio entra in servizio, mentre Mosca punta a rendere la Northern Sea Route navigabile tutto l’anno e rilancia la sua presenza militare e commerciale nell’Artico.

Una new entry nella flotta russa

Spaccheremo i denti a chiunque pensi di sfidare la nostra sovranità. L’America sappia che non c’è Russia senza Artico e non c’è Artico senza Russia” – Vladimir Putin. 

Che Trump e JD Vance finiscano davvero coi denti spaccati è improbabile, ma che Mosca sia decisamente avanti rispetto a Washington nella corsa all’Artico non è solo noto, è confermato dalla nuova classe russa di rompighiaccio a propulsione nucleare. La quarta imbarcazione di questa categoria, la Yakutiya, ha fatto giusto un paio di mesi fa il suo primo viaggio nel Mar glaciale artico. 

La rompighiaccio Yakutia. Foto: https://vpk.name/en/951078_nuclear-icebreaker-yakutia-on-factory-sea-trials.html

Sono passati pochi mesi da quando, lo scorso 28 dicembre, si è tenuta la cerimonia di alzabandiera presso il cantiere Baltic Shipyard di San Pietroburgo e, adesso, la nave lavora già a pieno regime. Ci sono voluti quattro anni e mezzo per costruirla, la prima unità costruita principalmente con componenti di fabbricazione russa. I tre precedenti modelli, infatti, erano stati dotati di strumentazioni sia occidentali sia ucraine, ma a causa delle sanzioni il Paese aveva dovuto trovare sostituti da destinare sul mercato interno. 

Dopo la firma di un contratto di oltre 100 miliardi di rubli (1,5 miliardi di dollari), tra la FSUE Atomflot e il cantiere navale di Pietroburgo, la chiglia venne posata il 26 maggio 2020 e la nave fu varata il 22 novembre 2022, per poi partire, dopo due anni, per le prove in mare e venire consegnata definitivamente alla fine del 2024. Lunga complessivamente più 170 metri e larga fino a 34, la nave è progettata per operare sia negli estuari dei fiumi artici poco profondi, sia lungo la rotta marittima nordica, arrivando a spezzare ghiaccio con uno spessore di quasi tre metri.  

“Le restrizioni delle sanzioni che abbiamo dovuto affrontare non ci hanno impedito di garantire la costruzione di alta qualità e tempestività dell’ordine”, ha dichiarato il vicedirettore generale Andrei Buzinov. 

Un progetto più ampio

L’imbarcazione è stata affidata alla Rosatomflot, la società statale responsabile delle navigazioni e delle infrastrutture lungo la rotta marittima settentrionale. Alimentata da due reattori RITM-200, la Yakutiya è entrata a far parte della flotta di rompighiaccio a propulsione nucleare a Murmansk, con le tre sorelle (Arktika, Sibir e Ural) che già da tempo frantumano il ghiaccio lungo la rotta marittima settentrionale, per consentire alle esportazioni russe di GNL (gas naturale liquefatto) di raggiungere i mercati europei e asiatici. 

Ad aprile, infatti, dopo aver navigato al largo della costa di Helgeland, in Norvegia, ed essere arrivata a Murmansk, questa ha proseguito verso nord nel Mare di Kara, per unirsi al lavoro delle sue colleghe: aprire la strada alle navi metaniere che salpano da Sabetta, nella penisola di Yamal, e permettere che arrivino a destinazione. 

Con l’ingresso della Yakutiya nella flotta, la Russia gestisce otto rompighiaccio a propulsione nucleare: oltre alle nuove imbarcazioni, del progetto 22220, Mosca possiede quattro modelli più vecchi, che hanno tutti visto prolungata la loro vita utile. Dalla fine degli anni Ottanta, non ne sono mai stati in servizio così tanti. In mare aperto, infatti, la stagione invernale di quest’anno è stata da record. 

Questa, ovviamente, non è l’ultima nave che il Paese prevede di costruire nei prossimi anni: Leningrad e Stalingrad entreranno in servizio rispettivamente nel 2028 e nel 2030, mentre prima di allora arriverà la Chukotka, nel 2026. Più indietro la Rossija, che sarebbe dovuta entrare in servizio nel 2027 ma ha subito ritardi tali da rendere difficile un simile obiettivo. 

La “50 anni di vittoria” sul polo nord geografico. Foto: Rosatom

I piani di Mosca

La costruzione dei rompighiaccio mostra quali siano le intenzioni del Cremlino sull’Artico e le ambizioni del Paese nella regione. Il Presidente della Federazione russa, Vladimir Putin, ha sottolineato l’importanza di queste navi per i piani di Mosca: 

“[La Yakutiya] contribuirà ad affrontare le sfide chiave e multiforme che l’economia nazionale deve affrontare e a consolidare ulteriormente lo Status della Russia come potenza navale”. 

Inoltre, durante l’International Arctic Forum di questo marzo, a Murmansk, Putin ha affermato che la spinta della Russia verso un aumento del trasporto marittimo, lungo le acque ghiacciate della rotta del Mare del Nord, potrebbe essere paragonata alla costruzione della ferrovia Transiberiana più di cento anni fa: “Non solo ha affrontato le esigenze e le circostanze immediate del Paese, ma ha anche tenuto conto dei nostri interessi nazionali in un orizzonte temporale di diversi secoli. Dobbiamo lasciarci guidare da questo approccio nello sviluppo del corridoio transartico”. 

Un aumento del traffico marittimo, infatti, richiede un maggior numero di rompighiaccio: come dichiarato dal presidente russo al varo della Chukotka, “La nostra intera economia nazionale dovrebbe poggiare sulle nostre tecnologie e su soluzioni scientifiche all’avanguardia. Voglio sottolineare ancora una volta che i nostri piani di sviluppo dell’Artico e di aumento del traffico merci sulla Northern Sea Route dipendono direttamente dal rafforzamento della nostra flotta di rompighiaccio. Come sapete, abbiamo grandi ambizioni e c’è molto lavoro da fare”. 

L’obiettivo della presidenza russa è di rendere navigabile la rotta settentrionale per tutto l’anno, vista anche l’importanza che rappresenta per l’economia del Paese: secondo le autorità, la quantità di merci trasportata su questa rotta è aummentata circa dieci volte nell’ultimo decennio. Questo, tuttavia, non sarà possibile solo attraverso i rompighiaccio. Il corridoio transartico, infatti, dovrà essere rafforzato da diversi hub multimodali e centri logistici, mentre nuove reti ferroviarie saranno costruite, come quelle nelle regioni di Komi e Yamal – Nenets. Nonostante i progetti infrastrutturali siano lunghi e costosi, Putin ha assicurato che garantiranno alla Russia una vera sovranità sui trasporti. 

Le difficoltà americane

Mentre la Russia è sempre più avanti nella competizione per l’Artico, gli Stati Uniti sembrano avere non poche difficoltà. Stando sui rompighiaccio, l’unità di misura base per quantificare una potenza artica, la guardia costiera americana dispone di una flotta irrisoria: un rompighiaccio pesante operativo, entrato in servizio nel 1976, e uno medio, usato più per spedizioni scientifiche. 

Per ridurre i ritardi rispetto ai propri avversari – tra cui anche la Cina – Washington ha avviato il programma Polar Security Cutter, il cui scopo è la produzione di rompighiaccio pesanti in grado di operare nel Mar artico tutto l’anno, e Arctic Security Cutter, per unità più leggere e semplici da costruire che possano operare nelle stagioni navigabili. A fronte dei ritardi industriali accumulati in questi programmi, nel 2024 il Paese ha siglato lICE Pact, un accordo con Canada e Finlandia ideato per condividere competenze, know-how e capacità produttive. 

La corsa russa e l’affanno statunitense per le rompighiaccio indicano un dato sempre più evidente nella realtà politica internazionale: l’Artico è un teatro primario di una competizione globale, dove la capacità di operare non è un dato tecnico ma una questione di sovranità e in cui i rompighiaccio sono strumenti di proiezione geopolitica.  

Nicolò Radice Fossati

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Niccolò Radice Fossati

Classe 2004, studio Scienze internazionali e Istituzioni europee presso La Statale di Milano, ma nel tempo libero mi occupo anche di lingua e cultura russa. Mi interessa tutto ciò che riguarda la Politica estera di Mosca, soprattutto nella Regione artica e credo che comprendere il mondo sia comprendere la Russia stessa.

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