Italia

L’Italia protagonista all’Arctic Circle Assembly

La presenza italiana all’Arctic Circle di Reykjavík conferma un ruolo crescente tra diplomazia, scienza e sicurezza in vista del Polar Dialogue 2026.

La Davos dell’Artico

L’edizione 2025 dell’Arctic Circle Assembly ha confermato la centralità del tema artico nel dibattito internazionale e, al tempo stesso, il crescente protagonismo dell’Italia in questa regione strategica. Per tre giorni la capitale islandese ha ospitato oltre duemila partecipanti, tra capi di governo, ricercatori, militari e rappresentanti delle comunità artiche, riuniti nell’iconico centro congressi Harpa della capitale islandese.

Foto © Osservatorio Artico

La “Davos dell’Artico”, ogni anno promuove la cooperazione scientifica, il confronto e l’interazione tra gli Stati artici sui temi di comune interesse, ovvero le questioni ambientali e climatiche, ma anche lo sviluppo sostenibile ed i temi geopolitici e securitari sia regionali che globali.

In questo contesto, la presenza italiana è stata tra le più visibili e articolate, con una delegazione che ha unito rappresentanti della Difesa, del Ministero degli Esteri, del Ministero dell’Università e Ricerca e del Consiglio Nazionale delle Ricerche. A guidarla, il Sottosegretario alla Difesa Isabella Rauti, che nella plenaria conclusiva ha ribadito la visione e le ambizioni dell’Italia nel Grande Nord.

“L’Artico ci riguarda”

Nel suo intervento durante la plenaria, Rauti ha ricordato come l’Italia “giochi un ruolo attivo in Artico, forte di una tradizione che affonda le radici nelle esplorazioni polari di pionieri come il Duca degli Abruzzi e Umberto Nobile”. Un richiamo alla storia che si proietta nel futuro, in vista del Polar Dialogue che Roma ospiterà il 3 e 4 marzo 2026, prima edizione italiana di un format itinerante dell’Arctic Circle dedicato alle aree polari e glaciali del pianeta.

La Senatrice Rauti durante l’intervento in plenaria

“L’Artico è la frontiera delle frontiere e riflette le sfide globali di oggi”, ha affermato Rauti. “L’Italia si impegna affinché lo sviluppo pacifico prevalga sullo sfruttamento delle risorse strategiche, e la responsabilità comune sull’indifferenza o, peggio, su posture assertive e aggressive.” Un messaggio chiaro di cooperazione ma anche di sicurezza, che la rappresentante del Governo ha declinato in chiave sistemica: “Non c’è ricerca e sviluppo, non c’è cooperazione – neanche in Artico – senza una cornice condivisa di sicurezza e difesa preventiva.”

Il Sottosegretario ha poi annunciato che il 29 ottobre la Difesa ospiterà a Roma la Prima Conferenza Nazionale sull’Artico, dedicata a “La Difesa e il Sistema Paese nelle nuove sfide della competizione globale”. L’obiettivo, ha spiegato, è “costruire un percorso comune come Sistema Paese, perché l’Artico ci riguarda e riflette sfide geopolitiche e strategiche per gli equilibri globali”.

Il Sottosegretario Rauti durante uno degli incontri bilaterali a margine dell’Arctic Circle

In sintesi, il messaggio portato da Rauti alle comunità del Grande Nord è che l’impegno italiano in Artico non è solo un dovere scientifico o ambientale, ma un elemento di sicurezza collettiva ormai imprescindibile anche per gli stati non artici. “Il futuro dell’Artico è il futuro del Pianeta, e dobbiamo compiere ogni sforzo per proteggerlo”.

Scienza, diplomazia e sicurezza: la voce italiana

E un pezzetto di Italia a Reykjavík è stato portato anche da Osservatorio Artico, che ha organizzato il panel “Heading to the Rome Forum 2026: Italy’s Role in the Changing Arctic”.

La sessione, che ha riunito rappresentanti del mondo scientifico, diplomatico e militare, ha tracciato un quadro ampio della presenza italiana nell’Artico: dalla ricerca del CNR illustrata da Giuliana Panieri, direttrice dell’Istituto di Scienze Polari, alla visione strategica dell’Inviato Speciale del MAECI Agostino Pinna, che ha ricordato come la partecipazione italiana alla Arctic Circle Assembly sia “la prova del crescente ruolo del Paese nella regione”.

Foto © Osservatorio Artico

Presenti anche il contrammiraglio Fabrizio Orengo, direttore dell’Istituto Idrografico della Marina, e il dott. Alessandro Boero in rappresentanza del Ministero dell’Università e della Ricerca, che hanno sostenuto l’importanza della cooperazione scientifica nel Grande Nord.

Il panel aveva infatti l’obiettivo, ci sentiamo di dire raggiunto, di trasmettere un messaggio condiviso da tutti i protagonisti del nostro Paese nella regione artica: l’Italia crede nella diplomazia, soprattutto scientifica, come un ponte possibile anche in tempi di crisi, e il Polar Dialogue 2026 rappresenterà il banco di prova per trasformare la presenza italiana nell’Artico in un reale strumento di dialogo tra Nord e Sud Europa.

La visione della NATO secondo Cavo Dragone

A completare la presenza italiana all’Arctic Circle Assembly, seppur non più (solo) in veste di rappresentante delle istituzioni italiane, l’intervento dell’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, già capo di stato maggiore della Difesa e attualmente presidente del Comitato militare della NATO, che ha preso la parola in qualità di rappresentante dell’Alleanza Atlantica.

L’Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone dialoga con Olafur Grimsson, già Primo Ministro islandese e fondatore di Arctic Circle. Dal profilo X di Giuseppe Cavo Dragone

Cavo Dragone ha sottolineato che lo scioglimento dei ghiacci e l’apertura di nuove rotte e risorse stanno trasformando l’Alto Nord in “un’area di opportunità, ma anche di crescente competizione e tensione strategica”. L’Artico, ha dichiarato, “rappresenta il fianco settentrionale della NATO, cruciale per la sicurezza transatlantica”, e per questo l’Alleanza sta investendo “in forze capaci di operare nell’Artico, migliorando mobilità e interoperabilità” attraverso esercitazioni di ampia portata come Joint Viking 2025 e il nuovo Centro operativo aereo di Bodø.

Cavo Dragone ha anche richiamato la necessità di preservare l’Artico come spazio regolato dal diritto internazionale e non dalla forza: “Dobbiamo ascoltare chi lo chiama casa, le comunità indigene, le cui voci e tradizioni sono essenziali per il suo futuro. L’Artico ha sempre messo alla prova la resistenza umana. Oggi mette alla prova la nostra saggezza politica.”

Enrico Peschiera

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Enrico Peschiera

Ho studiato Relazioni Internazionali e oggi mi occupo di comunicazione aziendale. Scrivo qui perché l'Artico è una frontiera di profondi cambiamenti che meritano di essere raccontati. Genovese e genoano.

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