Scienza

Come le alghe marine minacciano l’Artico

Nell’Artico stanno aumentando le tossine prodotte da alcune alghe marine, che germinano più velocemente in acque più calde. E a dircelo sono gli escrementi di balena

Questione di prospettiva

Il biologo Joe Roman è ossessionato dalle balene, specialmente dai loro escrementi, che, dice, possono essere verdi, rossi, o persino luccicanti. Dice anche che, se qualche loro frammento finisce sui vestiti, l’odore è impossibile da rimuovere. Ma Joe Roman è interessato ad un processo ben preciso di cui gli escrementi di balena sono inconfondibili protagonisti: la cosiddetta ’whale pump’, la pompa delle balene.

Al contrario della cosiddetta pompa biologica, che trasporta i nutrienti consumati in superficie dal fitoplancton verso il fondale marino, la pompa delle balene descrive il movimento opposto, ovvero lo spostamento di nutrienti dal fondo dell’oceano, dove le balene si nutrono, alla sua superficie, dove da esse vengono liberati nuovamente.

Insomma, i ’bisogni’ di balena hanno un ruolo fondamentale nel ciclo dei nutrienti, e quindi nella catena alimentare marina, fertilizzando le acque superficiali per gli organismi che le abitano. E proprio su di loro si è concentrato uno studio pubblicato sulla rivista Nature, condotto da alcuni ricercatori della National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) – l’agenzia Statunitense da cui, per intenderci, Trump ha licenziato centinaia di scienziati a Febbraio scorso – e della University of Alaska Fairbanks.

Sono aumentate le tossine nocive nell’Artico

Pubblicata a luglio 2025, la ricerca ha coinvolto 205 esemplari di ’bowhead whales’, le balene della Groenlandia, anche dette balene Artiche, che in quelle acque trascorrono tutta la loro vita. I loro scarti sono stati collezionati dalle comunità locali che abitano le coste del mare di Beaufort, in uno straordinario esercizio di sforzo collettivo, con cui sono stati coperti 19 anni di osservazioni. Il tentativo era quello di fornire nuove evidenze sugli effetti del cambiamento climatico nella regione.

I risultati delle analisi hanno certificato che l’aumento delle temperature ha accelerato la germinazione di alcune specie di alghe marine, le quali producono una potente neurotossina che è nociva per le popolazioni che in quelle acque vivono e pescano. Le balene della Groenlandia, che si cibano di zooplancton che a sua volta si ciba di quelle stesse alghe, sono dunque state un ottimo terreno di studio per tracciarne la presenza.

Nello specifico, lo studio ha dimostrato che l’alta concentrazione di tossine negli escrementi di balena è correlata alla crescente esposizione delle acque superficiali che, con la perdita di ghiaccio marino, si scaldano più rapidamente. In queste condizioni, le alghe marine possono riprodursi ad una velocità che è dalle quattro alle otto volte maggiore, seppur i venti di nord-est e la pressione atmosferica ne limitino, in parte, la densità e il trasporto verso zone limitrofe.

Gli autori dello studio ci mettono in guardia: il riscaldamento globale minaccia la sopravvivenza delle balene Artiche e dell’intera catena alimentare locale. A rischio è anche il sostentamento delle comunità indigene, che a quei cetacei sono legate culturalmente e caloricamente. Le attività di monitoraggio come quella portata avanti durante questa ricerca sono, dunque, fondamentali per studiare, capire e agire. In fretta.

Chiara Ciscato

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Chiara Ciscato

Laureata in Climate Studies all’Università di Wageningen, in Olanda, amo lavorare in un ambiente professionale che risponda anche alla mia ambizione personale di portare il cambiamento climatico alle persone. Nell’ultimo periodo di ricerca accademica ho approfondito e ampliato mio interesse specifico nel contribuire a costruire qualcosa di socialmente tangibile

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