Foto di Antonio Mangia
Un viaggio tra i ghiacci per recuperare i rifornimenti in vista della spedizione North Greenland Windsled Expedition 2025, ospiti del cacciatore Soren nel cuore della Groenlandia nord-occidentale.
Søren, il cacciatore che ci doveva trasportare a Innaarsuit, paesino in cui sono stati posizionati molti dei nostri rifornimenti per la spedizione, ci ha chiamato per comunicarci che sarebbe stato meglio andare a dormire lì, così da avere il tempo di recuperare i materiali, prepararli per la navigazione, e poi ripartire con calma l’indomani.
E così ci siamo avviati: motoscafo aperto, temperatura circa -8°, vento sostenuto e tanti, tanti icebergs, immensi.
Iceberg viene dal tedesco montagna di ghiaccio, e qui davvero sono montagne. Ma c’è anche la banchisa, che il nostro capitano rompe allegramente con il motoscafo come se fossimo su una nave rompighiaccio. Quando non va a 35 nodi e oltre, con il suo motore da 300 cavalli. Ad un certo punto un enorme blocco di banchisa ci obbliga a tornare indietro e cambiare rotta, allungando il percorso di almeno mezz’ora. Mezz’ora tra bellezza e freddo.
Il viaggio è stato davvero spettacolare, tra fiordi innevati e iceberg immensi, stormi di uccelli migratori che sembravano gareggiare in velocità con noi: l’Uria nera ci batte sempre.
Arrivati a Innaarsuit, dopo un ultimo tratto in cui abbiamo dovuto rompere almeno 1 km di banchisa, mentre a tratti venivamo affiancati da slitte trainati da cani e altri cacciatori e pescatori di ritorno dal mare (qui si cacciano foche, balene, narvali, mentre si pescano soprattutto il pregiato Halibut), abbiamo percorso l’ultimo tratto di banchisa in moto da neve. Soren guidava la moto, JJ dietro, e io sulla slitta.
Søren, il cacciatore, ci ha invitato a casa sua, dove ci ha offerto Mattak (pelle di balena cruda, la migliore che abbia mai provato), halibut essiccato e una minestrina di cuori di pollo. Vicino al tavolo, sul suolo, un dente di narvalo, ancora sporco di sangue, accanto ad un fucile. Ma lui caccia anche in maniera tradizionale, ovvero a mano con gli arpioni, con la slitta trainata dai cani, o in kayak. I due figli erano in camera loro a giocare ai videogame, e fuori abbaiavano i cani da slitta.
Dopo la cena ci ha portato nella casa comunale, in cui abbiamo potuto riposare un po’ (soprattutto io, che mi sono abbuffato di Mattak, avevo bisogno di 15 minuti coricato per dare tregua al mio corpo), prima di andare a recuperare i materiali. Søren e JJ sono andati prima, e li ho trovati che già avevano svolto buona parte del lavoro.
Ovvero, dissotterrare dalla neve i bidoni pieni di provviste, la snow-dog (una specie di moto da neve più piccola), caricarli sulla slitta, e trascinarla sulla banchisa. E caricare tutto sul motoscafo. In meno di un’ora abbiamo finito, e poi Søren mi ha onorato dandomi la possibilità di provare il suo kayak personale, fatto a mano da lui. Non avevo mai provato un kayak tradizionale, ed è molto più instabile di quelli che usiamo normalmente. Mi sono allontanato dalla banchisa di pochi metri solo per farmi fare una foto, con Soren che si sbellicava dalle risate.
Søren poi mi ha portato a fare un giro in moto da neve, sul promontorio che domina il villaggio. Difficile anche qui descrivere la bellezza di questo posto: le case che sembrano dipinte, colline e fiordi pieni di banchisa a perdita d’occhio, il sole basso che rendeva tutto dorato e pieno di contrasti, gli Husky groenlandesi sparsi tra le case a ululare, desiderosi di trainare, o mangiare.
Non possiamo parlare tra di noi: lui non parla inglese, e io non parlo groenlandese, né danese. Ma riusciamo comunque a farci tante risate. Ogni tanto parte e mi fa il solletico. Terminiamo la giornata con una birretta.
Al risveglio facciamo colazione da lui, e poi mi porta a dare da mangiare ai cani: due foche scuoiate, davanti casa sua, saranno il pasto dei suoi circa quindici cani. Le fa a pezzi con un coltello, riempiendo la neve di sangue, e lancia i pezzi ai cani. Mi fa partecipare: per fortuna il freddo evita che si sentano troppo gli odori, visto che la foca ha un odore particolarmente… contundente, per così dire. Soprattutto subito dopo il primo caffè.
Il ritorno a Upernavik è più facile di ieri. Il mare è libero dalla banchisa, spinta via dal vento, che oggi si è calmato.
Trasportare i bidoni e la moto da neve dalla barca al molo è stato molto difficile, e meno male che JJ è una vera potenza: alcuni bidoni pesano sino a 90 kg, e la snowdog sicuramente di più.
La giornata si è conclusa con l’arrivo della prima nave di scorte che ha potuto raggiungere Upernavik da molti mesi: la gente l’ha festeggiata con i fuochi d’artificio. Mancavano da mesi cose apparentemente semplici come uova e burro, sapone per le mani, qualunque tipo di frutta, batterie, patate, calze. Soren mi racconta che gli mancano le mele.
JJ ci cucina una pasta buonissima. E poi sveniamo tutti, sfiancati e contenti.
Antonio Mangia
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