Un nuovo atlante di tutto il permafrost presente nella zona artica, sopra e sotto il livello del mare. È il risultato del progetto Nunataryuk, finanziato dall’UE, al quale partecipano 26 istituzioni provenienti da 14 nazioni diverse.
Nell’ambito dell’Assemblea del Circolo polare artico, che si è svolta in questi giorni a Reykjavik (Islanda), è stato presentato l’Atlante del permafrost artico. Una pubblicazione che raccoglie 176 pagine di mappe, illustrazioni, fotografie e descrizioni del permafrost e delle sue trasformazioni, oltre a ritratti di persone che vivono e lavorano in quella regione.
Questa pubblicazione è un output del progetto Nunataryuk (che nella lingua degli Inuit significa ‘tra terra e mare’), finanziato dall’Unione Europea e coordinato dall’Alfred Wegener Institute (AWI) di Potsdam (Germania). Il progetto vede la partecipazione dell’Istituto di scienze polari del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isp), che ha studiato i contaminanti organici stoccati nel permafrost artico che possono essere rilasciati in ambiente.
A Nunataryuk hanno collaborato 150 scienziati e 26 istituzioni di 14 Paesi diversi, per individuare il ruolo del disgelo del permafrost nel sistema climatico globale e le conseguenze per gli ecosistemi, l’economia e gli abitanti di quelle aree, analizzando l’evoluzione del permafrost in tutta la regione artica. Sulla base dei dati del progetto e delle fonti di dati esistenti, GRID-Arendal, centro norvegese di comunicazione ambientale, ha creato l’Atlante che offre una visione completa del permafrost esistente sulla terraferma e sotto il mare.
“Nell’area artica il disgelo è quattro volte superiore a quello che avviene in altre aree del Mondo. Il permafrost ospita anche contaminanti e agenti patogeni congelati che possono essere rilasciati con l’aumento delle temperature, presentando potenziali rischi per la salute degli abitanti della regione, e più in generale di tutti gli organismi viventi dell’area.
Le temperature più alte stanno lasciando il segno, con il disgelo del permafrost che causa l’erosione delle coste, l’alterazione degli ecosistemi, danni alle infrastrutture e un impatto sulla vita e sui mezzi di sussistenza della popolazione residente”, spiega Carlo Barbante, direttore del Cnr-Isp.
In collaborazione con l’International Arctic Science Committee, la pubblicazione dell’Atlante è stata accompagnata dalla mostra intitolata ‘Permafrost Matters’ presso il centro conferenze Harpa di Reykjavik, lo stesso che ha ospitato l’Assemblea del Circolo polare artico. La mostra ha offerto uno sguardo sul mondo in evoluzione del permafrost, attingendo alle storie, alle mappe e ai grafici presentati nell’Atlante.
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