Foto: Ambasciata d'Italia Oslo
Firmato a Oslo un nuovo Memorandum fra Italia e Norvegia per il progetto SOLARIS. I fenomeni solari saranno studiati anche da Tromsø e dalle Svalbard
Un nuovo passo nella cooperazione scientifica tra Italia e Norvegia è stato compiuto oggi nella capitale norvegese. Presso la Residenza dell’Ambasciatore d’Italia a Oslo, Stefano Nicoletti, è stato firmato un Memorandum di Intesa tra enti di ricerca italiani e norvegesi nell’ambito del progetto SOLARIS, dedicato all’osservazione dei fenomeni solari e allo studio della meteorologia spaziale.
Il progetto, coordinato dall’INAF (Istituto Nazionale di Astrofisica) e dall’Università degli Studi di Milano, si fonda su tecnologie avanzate di imaging radio “single-dish” e mira a costruire una rete globale per il monitoraggio ad alta frequenza dell’attività solare. Dopo le prime installazioni in Antartide, SOLARIS si prepara ora a espandere il proprio sguardo verso nord, con la creazione di due nuovi radiotelescopi in Norvegia: uno a Tromsø, capitale della ricerca sull’aurora boreale, e uno nell’arcipelago delle Svalbard, crocevia di scienza e geopolitica nell’Alto Nord.
Ma che cos’è, esattamente, SOLARIS? Si tratta di un osservatorio solare progettato per operare in ambienti estremi, come l’Antartide e l’Artico, grazie a condizioni uniche di trasparenza atmosferica e lunghe esposizioni solari. Il sistema si basa su ricevitori da 100 GHz montati su piccoli radiotelescopi già esistenti (tra 1,5 e 2,6 metri di diametro), opportunamente adattati per osservazioni solari ad altissima risoluzione.
Grazie a tecniche di imaging all’avanguardia, SOLARIS è in grado di mappare l’intero disco solare in meno di 30 minuti, con una risoluzione molto elevata, in grado di cogliere minuscoli dettagli sulla superficie del Sole. Questo consente non solo di monitorare dinamicamente la cromosfera e le regioni attive, ma anche di anticipare eventi come i brillamenti solari, con importanti ricadute applicative nel campo della meteorologia spaziale.
Il progetto coinvolge già oltre quaranta ricercatori e tecnici tra Italia e Antartide, con l’obiettivo di offrire alla comunità scientifica internazionale uno strumento competitivo e formare nuove generazioni di esperti capaci di operare nei territori polari.
Alla cerimonia hanno preso parte anche l’Università di Oslo, l’Osservatorio Geofisico dell’Università di Tromsø e il Centro Universitario delle Svalbard (UNIS), partner scientifici del progetto sul lato norvegese. Presente inoltre una delegazione del NOSA – l’Agenzia Spaziale Norvegese – a conferma del forte interesse strategico per un’intesa che apre nuove prospettive alla collaborazione bilaterale nel settore spaziale.
“Negli ultimi tempi abbiamo assistito ad un consolidamento delle collaborazioni in essere tra i nostri due Paesi e all’apertura di nuovi significativi canali di dialogo in ambito spaziale”, ha affermato l’Ambasciatore Nicoletti. “Lo testimoniano la missione di imprese ed enti italiani del settore in Norvegia del giugno scorso e la recentissima visita del Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso e del Vice Ministro degli Esteri, Edmondo Cirielli, allo Spazioporto dell’Isola di Andøya, nel nord del Paese, una infrastruttura strategica in via di completamento per favorire un autonomo accesso europeo allo spazio.”
Per la Rettrice dell’Università Statale di Milano, Marina Brambilla, l’accordo è anche la conferma della vocazione internazionale della ricerca italiana: “La Statale è orgogliosa di essere al fianco della Norvegia in questo Memorandum. Il nostro Dipartimento di Fisica è impegnato da anni nello studio dell’attività solare, e questo progetto rafforza la nostra posizione nel panorama della ricerca globale.”
Il Sole, osservato dagli angoli più remoti e incontaminati del pianeta, diventa così un altro punto d’incontro tra i due paesi. In un’epoca in cui la meteorologia spaziale ha un impatto crescente sulla vita terrestre – dalle telecomunicazioni alla sicurezza satellitare – la collaborazione tra Italia e Norvegia promette di arricchire le conoscenze comuni e di contribuire a costruire un’infrastruttura di osservazione davvero transnazionale, dal Polo Sud all’Artico.
Enrico Peschiera
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