Norvegia

Elezioni in Norvegia, vittoria risicata della sinistra

Il 7 e l’8 settembre si sono tenute le elezioni in Norvegia, dove i cittadini norvegesi sono stati chiamati a eleggere un nuovo parlamento in una corsa alquanto serrata che ha visto il partito laburista di Jonas Gahr Støre aggiudicarsi la vittoria con il 28,2% dei voti. 

I Laburisti si confermano alla guida del paese

Domenica 7 e lunedì 8 settembre i cittadini norvegesi sono stati chiamati ai seggi per votare un nuovo parlamento nazionale. L’affluenza, in accordo con i trend del paese, è stata molto alta (vicina all’80 per cento), con un livello record di voti anticipati.

Questa mattina, dopo lo scrutinio del 99% dei voti, il blocco della sinistra capitanato dai Laburisti affiancati da altri quattro partiti minori è stato confermato vincitore con appena quattro seggi oltre la soglia minima necessaria per la maggioranza (85). 

Nonostante la vittoria, questo risultato riflette una perdita di oltre 10 seggi rispetto al 2021, quando i Laburisti guidati da Støre riuscirono a spodestare la coalizione di destra conservatrice di Erna Solberg dopo due mandati consecutivi. 

Il Primo Ministro in carica Jonas Gahr Støre

In questa tornata, i Conservatori di Solberg sono stati ampiamente sorpassati dai populisti del Partito del Progresso guidati da Sylvi Listhaug che con il 23,8 per cento dei voti si sono fermati al secondo posto dietro al 28,2 dei Laburisti, mettendo a segno il loro miglior risultato ad oggi.

Costo della vita, tasse patrimoniali, e geopolitica tra i temi caldi

In questa elezione decisamente serrata sono stati vari i temi che hanno acceso e polarizzato il dibattito. Secondo le osservazioni del direttore del programma di studi elettorali dell’Istituto Norvegese per la Ricerca Sociale, Johannes Bergh, gli argomenti più caldi della campagna sono stati il costo della vita, la storica tassa sulla ricchezza del paese (bersaglio del Partito del Progresso), la sanità, e gli affari esteri, in particolare i rapporti commerciali con gli Stati Uniti ma anche gli investimenti del fondo sovrano petrolifero nazionale legati a Israele. 

La notevole attenzione rivolta all’estero è un dato piuttosto insolito per la Norvegia, dove i dibattiti elettorali tendono a essere catalizzati dalle questioni domestiche, ed è strettamente legata ai grandi sconvolgimenti internazionali degli ultimi anni. 

Secondo alcuni analisti, questa maggiore preoccupazione pubblica per l’instabile scacchiere geopolitico e geo-economico mondiale avrebbe giocato a favore del leader laburista e primo ministro in carica Jonas Gahr Støre, considerato un candidato solido, cui già aveva notevolmente giovato (+ 10% nei poll) la nomina dell’ex Segretario Generale NATO Jens Stoltenberg come ministro delle finanze. 

Una maggioranza fatta di equilibri delicati

Il sistema norvegese prevede una rappresentanza proporzionale in cui 169 legislatori vengono eletti nei 19 distretti geografici del paese per un mandato di quattro anni. Oltre il 4% di voti a livello nazionale, ciascun partito ha la garanzia di essere rappresentato allo Stortinget, il parlamento monocamerale della Norvegia. 

Oltre ad essere complessivamente più piccola, la torta della vittoria portata a casa da Støre dovrà essere anche divisa in più fette. Mentre nel 2021, infatti, al leader laburista era bastato il supporto del Partito Centrista e della Sinistra Socialista, ora dovrà fare i conti con altri due partiti, l’estrema sinistra dei Rossi e i Verdi

L’esterno del Parlamento Norvegese

Questa nuova configurazione preannuncia un periodo di discussioni delicate su questioni quali le aliquote della discussa tassa sulla ricchezza, le restrizioni sull’esplorazione petrolifera e del gas, e il completo disinvestimento del fondo sovrano nazionale dalle compagnie israeliane richiesto dai socialisti. 

Støre ha accolto la vittoria con entusiasmo, evidenziando come questo risultato mantenga la Norvegia, confinante con i governi di centrodestra di Svezia e Finlandia, al riparo dall’onda della destra che ha travolto molti stati d’Europa. 

Annalisa Gozzi

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Annalisa Gozzi

Sono una studentessa del Master in Environmental Policy all’Università Sciences Po di Parigi. Sono appassionata di comunicazione e cerco di rendere il tema del cambiamento climatico accessibile nella sua complessità.

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