Francia

La Francia pubblica la propria strategia di difesa per l’Artico

Il Ministero delle Forze Armate francese ha pubblicato un documento programmatico: con una strategia graduale ma decisa, Parigi punta a rafforzare il proprio ruolo nel teatro artico. Ma si dimentica dell’Italia.

Una strategia di difesa per l’Artico

Il 15 giugno 2025 il Presidente francese Emmanuel Macron ha fatto tappa a Nuuk, capitale della Groenlandia, accompagnato dal Primo Ministro danese Mette Frederiksen e dal Primo Ministro groenlandese Jens‑Frederik Nielsen. Durante la visita, ha annunciato l’apertura di un Consolato Generale francese, segnando un chiaro salto di qualità nella presenza diplomatica di Parigi nell’Artico.

“La Groenlandia non si compra né si prende”, ha dichiarato Macron in risposta indiretta alle provocazioni dell’ex presidente statunitense Donald Trump, ribadendo il sostegno francese alla sovranità danese e all’autodeterminazione groenlandese.

Macron in Groenlandia.

La pubblicazione della nuova strategia di difesa francese per l’Artico, pochi giorni fa, arriva dunque in un momento di ridefinizione profonda degli equilibri polari. E l’Esagono non vuole restare spettatore. Nonostante si trovi a 1.600 chilometri dal Circolo Polare Artico, la Francia rivendica da tempo un interesse diretto per la regione, sancito dalla sua partecipazione come osservatore al Consiglio Artico, dalla storica attività scientifica alle Svalbard e dal ruolo attivo nella definizione delle politiche europee per i Poli.

Se nel passato l’Artico appariva come uno spazio di cooperazione eccezionale, oggi sta diventando un nuovo fronte della competizione strategica globale, complice ovviamente l’invasione russa dell’Ucraina e il conseguente ingresso nella NATO di Finlandia e Svezia. La Francia intende affermare il proprio ruolo di potenza militare e diplomatica, contribuendo a plasmare l’azione della NATO nel Grande Nord, senza rinunciare alla sua tradizione di “attore protagonista” in questo nuovo scenario multipolare in continuo mutamento.

Il cambio di passo è ben espresso nella prefazione del documento strategico da parte dell’attuale Ministro delle Forze armate.

“L’Artico non è più un laboratorio scientifico. È oggi uno specchio dei grandi sconvolgimenti geopolitici e un luogo dove si esprimono le nostre responsabilità strategiche. […] In questo contesto, la Francia non può restare spettatrice. Deve contribuire attivamente alla stabilità dell’Artico insieme ai suoi alleati, preservare la propria libertà d’azione e dotarsi delle capacità militari adatte a questo ambiente esigente.”
— Sébastien Lecornu, Ministro delle Forze armate della Francia

Il contesto strategico, con un’assenza importante

Dopo la prefazione dai toni decisi, segue nel documento una pagina di contesto strategico che fornisce una panoramica delle principali questioni “salienti” che riguardano la regione artica. La doverosa premessa sul cambiamento climatico e i rischi a esso connessi cede prontamente il posto all’elenco del potenziale di risorse che il fragile ecosistema artico reca in serbo: l’area custodisce il 13% delle riserve mondiali non ancora scoperte di petrolio, il 30% di quelle di gas naturale e circa 127 milioni di tonnellate di terre rare e metalli critici, “un potenziale strategico secondo solo alla Cina”.

Non manca anche il riferimento alle nuove linee di navigazione che si apriranno con il ritiro dei ghiacci, con particolare riferimento alla Northern Sea Route, la rotta verso la Cina lungo le coste russe, definita come “già strategica per le esportazioni di gas naturale liquido della Russia”. Ma sul reale potenziale di sviluppo commerciale di questa rotta, per ragioni operative e per convenienze geopolitiche, il documento resta piuttosto cauto.

La nave d’assalto anfibia francese Dixmude attraversa un fiordo vicino a Harstad, Norvegia, durante l’esercitazione Cold Response 22. (Foto: FLickr.com/NATO)

Interessante invece è l’accento posto sul ruolo del Consiglio Artico: il forum internazionale che riunisce gli 8 paesi costieri (seppure la Russia ne è esclusa dall’invasione dell’Ucraina) viene indicato come paradigma di rilevanza diplomatica dell’Artico, anche se nell’elenco di Paesi non artici divenuti osservatori del Consiglio c’è una dimenticanza significativa: l’Italia.

Perché l’Artico è strategico

In chiusura della pagina, viene enunciato forse il punto fondamentale su cui si basa il documento:

“L’Artico è anche un luogo in cui vengono schierati gli strumenti di potere dei principali concorrenti strategici della Francia, con un duplice obiettivo: da un lato, sfruttare i vantaggi strategici della regione, come l’accesso agli oceani e la riduzione dei tempi di volo per l’aviazione a lungo raggio; dall’altro, proteggersi dalle vulnerabilità causate dal mutevole contesto geopolitico, garantendo risorse e linee di comunicazione.”

“In questo contesto, l’Artico funge sia da cuscinetto strategico contro le ambizioni russe e cinesi di proiettare potenza nel Nord Atlantico, sia da zona di stabilità sul fianco settentrionale dell’Europa. Questo ruolo di sicurezza in evoluzione, amplificato dalla guerra in Ucraina, ha accresciuto le preoccupazioni tra i partner regionali, che stanno rafforzando le loro posizioni difensive e intensificando i loro sforzi di cooperazione, sia all’interno della NATO che attraverso i partenariati bilaterali.”

L’area di priorità riportata nel documento

Scendendo Il corpo del documento strategico francese si articola intorno a tre obiettivi strategici principali: “contribuire alla stabilità regionale insieme ad alleati e partner, preservare la libertà d’azione francese ed europea nelle aree comuni dell’Artico e sviluppare capacità militari adatte all’ambiente polare”.

Per raggiungerli, Parigi propone un approccio realistico e graduale che poggia su altrettanti tre pilastri: il posizionamento politico e militare della Francia nella regione, la cooperazione bilaterale e multilaterale, e il rafforzamento delle capacità operative. Il documento individua anche inoltre una “zona d’interesse prioritaria” che si estende dal Groenlandia alle Svalbard, in cui concentrare sforzi e risorse.

I sette assi strategici

La strategia si traduce in sette linee d’azione. Si parte dal rafforzamento della legittimità della Francia in Artico, attraverso una maggiore partecipazione ai forum internazionali, e da una migliore coerenza interna grazie a un coordinamento interministeriale rafforzato. Sul piano operativo, Parigi intende intensificare la raccolta di dati ambientali e di intelligence, potenziare la formazione in ambiente estremo e mantenere una presenza regolare nella regione tramite esercitazioni e missioni congiunte.

Il quarto e il quinto asse riguardano le alleanze: la Francia mira a consolidare partenariati bilaterali con attori chiave della regione e a rafforzare l’interoperabilità militare all’interno della NATO, sfruttando l’integrazione recente di Finlandia e Svezia. Allo stesso tempo, viene ribadito il legame con l’Unione Europea, la cui strategia artica del 2021 rispecchierebbe molti degli obiettivi francesi.

E il condizionale è d’obbligo, visto che viene esplicitata una delle contraddizioni dell’approccio francese all’Artico: da un lato si auspica una maggiore cooperazione diplomatica e un potenziamento delle istituzioni internazionali (dove ci si “dimentica” della presenza italiana), dall’altro si esprime la necessità di perseguire alleanze bilaterali con gli attori chiave della regione. “L’atteggiamento delle nazioni costiere artiche nei confronti della Francia, così come lo stato delle capacità nazionali della Francia, determineranno in ultima analisi l’efficacia e la sostenibilità del suo accesso alla regione“, si legge nella strategia, palesando l’ambizione francese di estendere la presenza della propria Marina al Polo Nord.

Infine, gli assi 6 e 7 puntano allo sviluppo di equipaggiamenti adattati alle condizioni polari e a un maggiore investimento nel dominio spaziale artico, sfruttando le orbite polari per il monitoraggio e la comunicazione ad alta latitudine.

Un equilibrio difficile

In definitiva, la strategia francese per l’Artico si presenta come un documento lucido, pragmatico e fortemente ancorato al nuovo contesto geopolitico, in cui il Grande Nord smette di essere una zona ai margini della competizione internazionale per trasformarsi in una piattaforma strategica a pieno titolo. Se il linguaggio resta misurato, l’ambizione è chiara: “permettere alla Francia di agire verso, dentro e a partire dall’Artico”, secondo la propria vocazione marittima globale.

Resta da capire quanto questa strategia potrà tradursi in atti concreti, al di là delle dichiarazioni di principio e degli strumenti già in uso. Molto dipenderà dalla volontà politica, dalla capacità industriale e, soprattutto, dalla coerenza tra le ambizioni di lungo periodo e le scelte operative dei prossimi anni.

Ma un punto appare ormai consolidato: l’Artico è entrato stabilmente nell’orizzonte strategico dell’Esagono. E la visita di Macron a Nuuk, più ancora del documento, ne è la dimostrazione plastica.

Enrico Peschiera

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Enrico Peschiera

Ho studiato Relazioni Internazionali e oggi mi occupo di comunicazione aziendale. Scrivo qui perché l'Artico è una frontiera di profondi cambiamenti che meritano di essere raccontati. Genovese e genoano.

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