Russia

Northern Sea Route, la Russia schiera l’intera flotta rompighiaccio nucleare

Il dispiegamento simultaneo dell’intera flotta rompighiaccio nucleare rivela il peso strategico crescente dell’Artico russo, ma le ambizioni di Mosca si scontrano con i vincoli dell’inverno polare.

Mosca sfida l’inverno

Per la prima volta nella sua storia recente, la Russia ha schierato simultaneamente l’intera flotta di rompighiaccio nucleari attualmente operativi per garantire la navigazione in alcuni tratti critici della rotta artica di nord-est, anche nota come Northern Sea Route. Otto unità a propulsione atomica sono oggi impegnate nel mantenimento delle rotte di navigazione invernali nel Golfo dell’Ob e nel Golfo dello Yenisei, due aree chiave per l’export energetico e minerario dell’Artico russo. Una mossa senza precedenti che segnala, con chiarezza, quanto le infrastrutture artiche siano ormai centrali per la strategia economica e geopolitica di Mosca.

L’operazione ha l’obiettivo di garantire la continuità dei flussi di petrolio, gas naturale liquefatto e minerali provenienti dalle principali regioni produttive dell’Artico russo, tra cui il terminal petrolifero Arctic Gate, il progetto Arctic LNG e il complesso minerario di Norilsk Nickel. In un contesto di sanzioni occidentali, isolamento tecnologico e crescente pressione sui corridoi energetici tradizionali, l’Artico rappresenta per la Russia non solo una risorsa, ma una vera e propria infrastruttura strategica da difendere e rendere operativa tutto l’anno.

Nel Golfo dell’Ob operano attualmente sei rompighiaccio nucleari: Taymyr, Yamal, Arktika, Yakutiya, Sibir e 50 Let Pobedy. Altri due, Ural e Vaygach, sono invece assegnati al Golfo dello Yenisei e alla navigazione sul fiume omonimo, a supporto dei porti e dei terminal situati in profondità nel territorio siberiano. Si tratta di aree caratterizzate da condizioni di ghiaccio particolarmente complesse, dove la navigazione invernale dipende moltissimo dalla presenza di navi rompighiaccio.

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La flotta del Grande Nord

La flotta nucleare russa comprende alcune unità uniche nel loro genere. Taymyr e Vaygach, ad esempio, sono rompighiaccio a basso pescaggio progettate specificamente per operare negli estuari fluviali artici. La loro capacità di manovrare in acque ristrette e poco profonde le rende essenziali per mantenere aperte le rotte di esportazione dai terminali interni anche nei mesi più rigidi dell’inverno. Entrate in servizio tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta, queste navi hanno ancora un ruolo fondamentale nel sistema logistico artico russo, nonostante l’età avanzata.

Accanto a queste unità storiche, la Russia continua a fare affidamento su due rompighiaccio della prima classe Arktika: Yamal e 50 Let Pobedy. Ma la vera novità di questo dispiegamento simultaneo riguarda i quattro rompighiaccio nucleari di nuova generazione del Progetto 22220, anch’essi appartenenti alla classe Arktika. Arktika, Ural, Sibir e Yakutiya sono per la prima volta operativi contemporaneamente, segnando un punto di svolta nella capacità della Russia di gestire operazioni complesse su più fronti artici nello stesso momento.

Queste nuove unità rappresentano il futuro della flotta rompighiaccio russa. Più potenti, più efficienti e dotate di un pescaggio variabile, possono operare sia in mare aperto sia in acque costiere relativamente basse, adattandosi alle diverse condizioni del ghiaccio artico. Una flessibilità che risponde direttamente alle esigenze della Northern Sea Route e, soprattutto, alla necessità di collegare i grandi progetti energetici dell’Artico russo ai mercati globali anche durante l’inverno.

Un futuro incerto

Guardando al futuro, Mosca prevede l’ingresso in servizio di altri tre rompighiaccio nucleari della nuova classe Arktika. Chukotka, Leningrad e Stalingrad dovrebbero entrare in flotta rispettivamente nel 2026, 2028 e 2030, portando il totale a sette unità di nuova generazione. Tuttavia, le sanzioni occidentali imposte a Rosatomflot hanno rallentato il ritmo di costruzione, introducendo incertezze sia sui tempi sia sui costi dei programmi.

La romighiaccio Arktika, dell’omonima classe. Foto: Rosatomflot

Parallelamente, resta aperta la questione del gigantesco rompighiaccio di classe Leader, Rossiya, concepito per consentire la navigazione tutto l’anno lungo l’intera Northern Sea Route. Il progetto, spesso presentato come il pilastro della futura strategia artica russa, ha subito numerosi rinvii e l’entrata in servizio, prevista entro la fine del decennio, appare sempre più incerta.

Al di là dei nuovi programmi, la Russia deve fare i conti con l’invecchiamento della flotta esistente. Taymyr, Vaygach e Yamal si avvicinano alla fine della loro vita operativa e, una volta dismesse, il numero delle rompighiaccio disponibili potrebbe rivelarsi insufficiente per sostenere operazioni invernali su larga scala. Attualmente non risultano piani ufficiali per ampliare ulteriormente la flotta Arktika oltre le sette unità previste, lasciando aperto un potenziale vuoto di capacità nei prossimi anni.

Difficoltà strutturali

A complicare ulteriormente il quadro vi è la carenza di navi mercantili ad alta classe ghiaccio. Anche con otto rompighiaccio nucleari in servizio simultaneo, la Russia fatica a compensare la mancanza di petroliere e metaniere adeguatamente rinforzate. Un limite emerso chiaramente nel recente caso della nave LNG Buran, che non è riuscita a raggiungere il progetto Arctic LNG 2 dopo diversi tentativi. Bloccata per giorni all’imbocco del Golfo dell’Ob, la nave ha infine rinunciato, tornando dalle acque del Mare di Kara verso il Mare di Barents, libero dai ghiacci.

La rompighiaccio Taymir è stata costruita nel 1989.

L’episodio ha evidenziato un punto spesso trascurato nel dibattito sulla navigazione in Artico, segnalato dall’esperto Malte Humpert: la potenza e capillarità delle rompighiaccio non può sostituire una flotta commerciale progettata per operare in condizioni estreme. La logistica artica è un sistema complesso, in cui navi mercantili, infrastrutture portuali, rompighiaccio e catene di approvvigionamento devono funzionare come. Senza questo equilibrio, anche la più imponente flotta nucleare, primato senza dubbio detenuto dai russi, rischia di mostrare i suoi limiti.

In definitiva, il dispiegamento simultaneo degli otto rompighiaccio nucleari è un segnale forte, ma anche una fotografia delle difficoltà strutturali che la Russia sta affrontando nello sviluppo della sua rotta artica.

Enrico Peschiera

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Enrico Peschiera

Ho studiato Relazioni Internazionali e oggi mi occupo di comunicazione aziendale. Scrivo qui perché l'Artico è una frontiera di profondi cambiamenti che meritano di essere raccontati. Genovese e genoano.

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