La rubrica settimanale da Bruxelles che raccoglie gli appuntamenti da segnare in agenda e offre uno spunto di riflessione per la settimana.
Tra novembre 2024 e febbario 2025, circa 1,2 milioni di salmoni sono morti nell’allevamento intensivo di salmoni di Kaldvík, Islanda. Le cause di questa mortalità eccezionale sono da ricondursi a gravi violazioni del benessere animale, secondo l’Autorità islandese per la sicurezza alimentare e veterinaria (MAST).
Una storica azione legale è stata avviata dai proprietari dei fiumi islandesi contro Arctic Sea Farm e le autorità isalndesi, chiedendo di revocare le autorizzazioni per gli allevamenti in reti aperte nei fiordi di Patreksfjörður e Tálknafjörður. A sostenere questa causa l’Icelandic Wildlife Fund, affiancato nella sua militanza per la protezione delle specie ittiche selvatiche dal noto marchio outdoor Patagonia, e il celebre artista islandese Björk.
Dopo le fughe di massa dagli allevamenti islandesi nel 2023, le criticità strutturali di questa tipologia di acquacoltura sono molto discusse in Islanda (dove un sondaggio ha rilevato che il 65,4% della popolazione ha un’opinione negativa). Il mese scorso Diverse ONG islandesi hanno lanciato una campagna per chiedere che le nuove leggi sull’acquacoltura in discussione in parlamento entro fine anno impongano standard di benessere animale più alti e puntino all’eliminazione degli allevamenti di salmone in reti aperte.
Annalisa Gozzi
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