Russia

Northern Sea Route, l’Artico russo guarda sempre più verso l’Asia

La cooperazione tra la Russia e la Cina lungo la Northern Sea Route punta a creare un sistema di collegamenti marittimi e infrastrutturali alternativo ai canali tradizionali.

Bussola ad Est

All’Arctic Circle Assembly di Reykjavík, la Northern Sea Route è tornata al centro del dibattito specializzato. Nel corso delle varie sessioni dedicate alle rotte artiche, la NSR è stata descritta come il principale banco di prova per la politica artica della Russia e come l’indicatore delle nuove gerarchie economiche nell’Alto Nord. Il contesto, naturalmente, è fortemente segnato dalle sanzioni e dalla forte riduzione degli scambi con il cosiddetto Occidente, ma Mosca continua a considerare la rotta una priorità nazionale, a qualunque costo.

Anche il prof. Andreas Raspotnik (inserire il link all’intervista) ha sottolineato come la rotta non possa essere ridotta a un semplice progetto simbolico: il suo futuro dipenderà dalla capacità russa di renderla sostenibile e competitiva sul piano economico. L’impressione, oggi, è che la NSR, per quanto ambiziosa, rimanga un progetto di lungo periodo, di certo ancora lontano dal pieno potenziale commerciale ma centrale per la stessa definizione di “Artico” dei prossimi decenni.

La visione russa

Per Mosca, la Northern Sea Route è la principale infrastruttura strategica dell’Artico. Nonostante le sanzioni e le difficoltà economiche, il governo continua a presentarla come segno di sovranità e di autosufficienza nazionale. Il piano di sviluppo fino al 2035 prevede nuove infrastrutture portuali, rompighiaccio e centri logistici, con l’obiettivo di garantire la navigazione tutto l’anno e ridurre la dipendenza delle grandi compagnie di spedizione dalle rotte meridionali.

Dietro l’ambizione si intravedono però i limiti di un progetto che procede a fatica: manca una rete capillare di stazioni di ricerca e soccorso e di supporto alla navigazione, i costi restano elevati e le condizioni estreme tipiche dell’ambiente artico riducono la redditività del traffico commerciale. La maggior parte delle navi che percorrono la NSR trasporta prodotti russi o materie prime destinate all’Asia, segno che la rotta è ancora lontana da un uso realmente internazionale.

Mosca continua però a presentare la NSR come un’infrastruttura aperta alla cooperazione con Paesi amici e partner non ostili, sottolineando la necessità di un approccio basato sul rispetto reciproco e sulla sovranità nazionale. È una formula che le consente di presentarsi come garante della navigazione artica mantenendo un controllo pieno su regole, tariffe e permessi.

Dopo il 2022, l’obiettivo non è più quello di attrarre capitali europei, ma costruire un sistema alternativo centrato sull’Asia. Con l’uscita forzata degli operatori europei, la Russia ha infatti intensificato i rapporti con Cina, India e altri Paesi del Sud globale, promuovendo la NSR come corridoio energetico e commerciale alternativo a Suez. L’interesse principale resta quello di garantire le esportazioni di gas naturale liquefatto e materie prime, integrando la rotta nel quadro di quella rete di infrastrutture, accordi commerciali e alleanze politiche che mira a connettere sempre più strettamente la Russia con i Paesi dell’Asia.

La “relazione” con la Cina

L’accordo recentemente siglato tra Mosca e Pechino per lo sviluppo congiunto della Northern Sea Route segna quindi una rilevante presa di posizione. Il memorandum prevede investimenti cinesi nella modernizzazione dei porti artici, nella costruzione di rompighiaccio e nello sviluppo di sistemi digitali di gestione del traffico navale. Pechino punta a ridurre la dipendenza dalle rotte meridionali, soggette a forti instabilità politiche, mentre la Russia vede nella cooperazione tecnologica e finanziaria cinese uno strumento per compensare l’isolamento nel quale si ritrova.

La cooperazione tra la Russia e la Cina lungo la Northern Sea Route sembrerebbe quindi essere fondata più sulla convenienza che sulla fiducia. Durante la plenaria, l’Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone ha simpaticamente sintetizzato la natura ambigua di questo rapporto: per Mosca si tratta di un matrimonio, per Pechino di una relazione extraconiugale in cui la Russia interpreta il ruolo dell’amante. Una battuta che, al di là dell’ironia, coglie l’essenza della situazione attuale: una relazione squilibrata, in cui i due attori condividono obiettivi di breve periodo ma diffidano l’uno dell’altro.

Foto © Osservatorio Artico

Per la Russia, la Cina rappresenta oggi la via principale per mantenere in vita la Northern Sea Route e attrarre investimenti in un contesto di isolamento internazionale. Per la Cina, invece, la cooperazione artica serve a consolidare la propria immagine di Potenza globale e a garantirsi accesso a risorse e corridoi alternativi, senza però vincolarsi eccessivamente a Mosca.

Questo equilibrio definisce il futuro prossimo della NSR: una rotta che cresce, per quanto lentamente, grazie all’iniziativa russa, ma che sarà sempre più dipendente dall’interesse cinese.

Tommaso Bontempi

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Tommaso Bontempi

Dottore in Relazioni Internazionali Comparate, laureato presso l'Università Ca' Foscari di Venezia. Sono appassionato di tutto ciò che riguarda l’Europa orientale, dalla storia alla cultura alle lingue. La mia vita si svolge tra l’Italia e la Russia.

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