Clima

Windsled 2025, verso l’Inlandsis passando per Aappilattoq

Un’altra giornata a terra tra fornelli ottocenteschi, fiordi da esplorare e cuccioli di cane da slitta: la spedizione continua verso il villaggio di Aappilattoq.

L’equipaggiamento è tutto

21 maggio

Di nuovo, niente volo.

Ma la giornata è stata intensa: ci siamo dedicati a controllare alcuni materiali della spedizione.

Prima di tutto i fornelli che ci portiamo per i primi giorni e per emergenza, nel caso in cui gli altri non funzionassero. Sono fornelli che vengono fatti esattamente uguali sin dal 1800! Funzionano a petrolio, e con la loro assoluta semplicità sono molto affidabili.

Navigando verso Aappilattoq. Foto di Antonio Mangia

Poi dobbiamo controllare anche la tenda in cui dormiremo, che infatti ha diversi tagli e parti da riparare.

Ma alle 11:30 ci chiama un altro cacciatore, che ci da l’ok per andare ad esplorare il fiordo che speriamo ci possa dare un accesso all’Inlandsis (la calotta polare groenlandese) in caso l’elicottero continui a rimandare il volo. Alle 12 dobbiamo essere al porto… Non che la puntualità sia così importante in questo luogo senza stress e senza tempo, ma comunque dobbiamo fare il prima possibile per approfittare al massimo della giornata.

Trangugio un po’ di jamon spagnolo e un dolcetto di mandorla che ho portato dalla Sicilia, mi metto strati su strati di vestiti, e di corsa al porto.

Verso Aappilattoq

Passando su blocchi di banchisa rotti, che si muovono in maniera – per me, almeno – impressionante, raggiungiamo la barchetta. Oggi i nostri cacciatori sono 3. Come Soren, non parlano una parola di inglese, ma almeno con me parlano sufficientemente a sorrisoni. E, oltre a JJ, anche Ramon parla Kalaallisut (la lingua della Groenlandia).

La navigazione è magnifica, e Aappilattoq, l’isola che ci farà da primo scalo, è abbastanza vicina. Lì Ramon vuole salutare un amico, e prendere contatti per eventuali altre esplorazioni a partire da lì. Inoltre potremmo dover comprare un paio di moto da neve, e avere più numeri per farci aiutare con barche e trasporti è sempre una buona idea. Se andremo via terra, probabilmente dormiremo lì una notte, quindi dobbiamo anche capire dove.

Foto di Antonio Mangia

La prima cosa che incontriamo sbarcando è la scuola, con un gruppetto di bambini sui 10-12 anni che giocano fuori: parlano tutti un perfetto inglese, e vogliono sapere da dove veniamo. Quando dico che vengo dall’Italia… Un bambino mi fa “mamma mia!!”, con il gesto delle mani. Un altro mi dice: “I don’t like pinapple pizza” nessun adulto incontrato poi sull’isola parla inglese. Tutto sta cambiando con una rapidità impressionante. JJ mi dice che è anche grazie a Youtube, seguitissimo. Ovunque ci sono cani da slitta (e cuccioli adorabili), foche cacciate e lasciate fuori a congelare, moto da neve.

Martin il cacciatore

L’amico di Ramon, Martin, ci invita a casa, a mangiare – come da tradizione – mattak, halibut e carne di narvalo essiccata, mentre la moglie ci mostra le foto di matrimoni e nipoti, e ci racconta quanto sono bravi i figli a cacciare. Hanno un dente di Narvalo enorme alla parete, e due pelli d’orso fuori. Mentre addento l’halibut mezzo congelato (si mangia così), la megatelevisione dietro mostra scene di un documentario sull’America latina. La finestra di lato dà sul fiordo congelato.

Dopo esserci rifocillati, e aver fatto un giro al supermercato (dove abbiamo trovato finalmente una buona bandiera della Groenlandia da portare con noi, e il sapone per le mani, introvabile a Upernavik), ci rimettiamo in barca. Purtroppo, la navigazione non dà grandi frutti. La banchisa dal punto in cui siamo arrivati è impraticabile a piedi, figuriamoci in motoslitta. Vediamo diverse foche che prendono il sole sul ghiaccio, e i cacciatori tentano di cacciarne una, ma non riescono.

E dopo 2-3 ore di prove, discussioni su come raggiungere la costa e navigazione, finalmente torniamo a casa, mezzo congelati e affamati. Ma dobbiamo finire di cucire la tenda. E JJ nel mentre prepara il Tok, una specie di ENORME scalpello da ghiaccio. E poi ci cucina una pasta con ragù di salsiccia di pecora groenlandese, una cosa “vastasissima” e buonissima.

E ora a dormire: è mezzanotte, il sole è alto, e domani sveglia presto.

Antonio Mangia

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Antonio Mangia

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